martedì 23 dicembre 2014

Viane, Brando e il cervo nobile

                                       Tranquillità, acquarello su carta di M. Spada

"Dunque io sono un tipo sarcastico come Biron il personaggio chiave di Pene d'amor perdute la commedia, di William Shakespeare, che ho tante volte letto e riletto. E' questo quello che si pensa di me?E' questo che mi vuole far intendere il cervo nobile dalle pupille ovali e dai palchi di velluto? Ma chi sarà mai lui di così importante per accusarmi di ironico cinismo? Questo ed altro ancora si stava chiedendo Brando dopo aver letto le parole incise su quel vecchio albero di frassino circondato da felci e altre erbe. Le labbra gli si piegarono in una smorfia di disappunto, poi con l'aria che si faceva sempre più carezzevole e leggera lui iniziò a far andare la testa alla sua vita sballata nella quale era più comodo negare le proprie passioni e  fuggire se stessi. Viane, nel frattempo, richiamata dai  potenti bramiti del cervo vagabondo, era anche lei giunta fuori dal casolare color lampone e mentre intorno tutto rimaneva avvolto da una luce rosa arancione si accostò a Brando aprendogli il suo animo: " Il frassino è un albero dalle proprietà magiche", disse dopo aver letto anch'ella le sorprendenti parole incise, " lo so perchè fin da bambina ne avevo uno nel mio giardino. Divenuto adulto venne abbattuto senza rispettare la diceria inglese che avverte in tal caso di chiedergli il permesso . Da quell'istante nella mia famiglia accadde di tutto, io rimasi incinta di un ragazzo che non amavo e il bambino che portavo in grembo, per volere dei miei genitori, appena nato lo diedi in adozione. Da allora sono piena di rimorsi. Pensa, oggi quel figlio avrebbe più o meno la tua età".  Arrivò un silenzio metafisico e quel cervo che sembrava scomparso nel cielo ritornò per qualche istante vicino a loro acquattandosi . Li fissò a lungo dolcemente poi, quasi intuendo di essere riuscito a far nascere tra i due qualcosa di più intimo, sparì velocissimo nuovamente nel nulla rilasciando una scia luminosa come se di lì a poco  dovesse accadere un altro prodigio. "Sai Viane io ti voglio parlare di un disagio", iniziò a imbastire Brando rientrato con la sua prigioniera nell'essicatoio," magari mi sbaglio ma sento che tu mi puoi capire. Io non so chi sono. A volte mi piaccio, altre no. A volte credo di amare altre di odiare. A volte credo nella purezza dell'anima altre nego che esista. A volte non so neppure se esiste la felicità. Altre mi accorgo che la giustizia è solo una parola . Non vivo bene perchè mi è difficile trovare dei valori ed anche se riuscissi a far uscire il poeta che c'è in me mi chiedo :che posto mai potrei avere in questa società che nulla ha di poetico?" Mentre tra i due il dialogo restava quasi sospeso e Viane cercava risposte ai tormenti del ragazzo da una finestra socchiusa arrivò un vento repentino seguito da  una nuvola di foglietti di carta scritta a mano . "Di che si tratta ?", chiese Viane a Brando che con bramosia desiderava conoscerne il contenuto, "Non so, aspetta che leggo", rispose lui  dando voce a versi melodiosi. Intanto Viane, sempre più ansiosa, ne rincorreva altri che a poco a poco si adagiavano per terra formando un soffice tappeto. "Oh, santo cielo", urlò raccogliendoli, " ma qui c' è stato consegnato un tesoro. Sono poesie, sono tantissime, forse cento, anzi duecento e sono tutte firmate Peirina. "Quindi aveva ragione Isotta Stella neanche Peirina era una strega", affermò Brando sempre più stupito e felice, "forse stiamo assistendo a un altro sortilegio . Forse la profezia del mago che decretava che sarebbero dovuti passare altri cento anni prima di poter riscattare la reputazione delle altre donne ritenute streghe non si avvererà poichè io e te ci riusciremo ora .  Poi raccogliendo tutti i fogli sparsi nella grande stanza provò un sentimento di commozione e poi di incanto. Dentro quei versi ben scolpiti pulsava la natura, dentro quelle rime si sentiva l'aria pura come se giungesse da una radura muschiosa, dentro quelle pause pulsava la metrica del cuore. Viane capì che in tutto questo progetto di riabilitazione anche loro stavano trovando delle risposte e senza esitazione rivolgendosi nuovamente a Brando lo avvertì che erano  tutti e due sulla strada della verità  e che il giusto o l'ingiusto non esistono riferiti solo a noi e forse erano lì per imparare anche questo. Spiegava ciò al ragazzo immerso in quel sogno di bellezza dove il bosco, il cielo, il prato e il volo di un uccello gli giungevano come i suoni sommessi del pianoforte attraverso il poetico parlare di Peirina e frattanto anche lei sentiva che la sua esistenza si stava ribaltando riscoprendo, attraverso i suoi ultimi incontri, tutto quel buono che si portava dentro e che a volte aveva rifiutato. Cominciava a farsi buio e la chiara argentea Venere, in basso a occidente, splendeva col suo delicato scintillio mentre il tenebroso Arturo, in alto a oriente, cangiava con le sue rosse fiamme. Sembrava il solito meravigloso spettacolo regalato a chi guarda il cielo dall'alto di Triora ma non era così. Una processione di donne si preparava a salire fino al Monte delle Forche cantavano inni d'amore, vestivano di bianco e assomigliavano a delle ninfe. Camminavano, con un gesto leggiadro, spargendo ovunque  manciate di semi .  Quella notte si preparava ad essere speciale come recitava una delle  poesie scritte da Peirina.  "Verrà una notte nera senza luce, senza acqua e senza fuoco". A mezzanotte Viane e Brando si misero in cammino dovevano compiere la missione, dovevano far tornare il sorriso su quella montagna incantata. Il cervo si presentò all'ora giusta, era più maestoso del solito  guardava verso la luna e vi si infilò.  (continua)                         .                                                  

lunedì 15 dicembre 2014

La confessione di Brando

                                        Un fico d'India tra i rovi, acquarello di M. Spada

Passando per un soffice groviglio di felci, di gramigne, di ellebori,di capelveneri e di erbacee di ogni genere Viane e Brando, con una nuova e più forte ansietà in cuore, giunsero in riva ad un laghetto qua e là dorato dai riflessi della luna piena dove le case, sparse intorno sul fondo della valle, si riflettevano a guisa di silenzioso presepe. Dopo qualche momento il tenero cervo rosso, che fin lì li aveva guidati, scomparve dietro la montagna. Fu in quel silenzio abbandonato, che durava intorno a loro, che si riaffacciarono visioni fantastiche e che una donna, distante forse venti passi, con gli stessi occhi vivaci e languidi del cervo fece cenno di seguirla quasi fosse una sostanza fatua . Camminava adagio, adagio rilasciando una luce radiosa come quella di una cometa conducendo Viane e Brando qua e là per vicoli,straducce, traverse finchè arrivarono in una zona tutta diroccata  che pareva stagnare in una oscurità perenne. "Vi attendevo", disse fermandosi davanti alla ferritoia di una finestra scavata nella roccia, " sono Isotta Stella, non mi riconoscete?  Non sono più la strega che avevate conosciuto, i miei occhi ora sprizzano amore ed ho ripreso le antiche sembianze della donna che, con la salvaguardia del suo casato, tentò di far assolvere le giovani che in tempi lontani vennero accusate di stregoneria.  Viane muovendo la pietra che ha rinvenuto vicino all'essicatoio  ha realizzato la profezia che un mago inquisitore della zona aveva fatta e vergata su un libro di magia. In esso c'era scritto:"Chi  smuoverà il grande sasso della montagna Argentina leggendo la data impressa dalla zampata di un cervo rimuoverà anche il passato togliendo il titolo di strega  solo a una di loro che non lo meritava. Le altre dovranno attendere altri cento anni finchè un'altra donna le salverà dalla loro condizione". "Ecco ",aggiunse ," io non ero una strega ma non lo sono neanche le altre ventinove donne ancora vittime di codesto ingrato sortilegio emesso da questo mago assoldato da potenti signori che a caso accusavano le contadine  di piogge acide, pestilenze e altre diavoleire ". Il volto di Viane si illuminò di un'ammirazione raggiante, quasi questa meravigliosa metamorfosi fosse capitata a lei, e sentendosi l'artefice dell' evento appena descritto si avvicinò a Isotta cercando di abbracciarla. "No, è ancora troppo presto", la scostò lei aggiungendo, " verrà il tempo in cui vi svelerò cose che non conoscete anche su di voi e sul perchè siete entrati a far parte di questa dimensione. Intanto dovete aiutarmi a salvare le altre ragazze infangate dal titolo di streghe. Se questo accadrà la montagna tornerà a sorridere e questo posto ridiventerà il granaio della repubblica di Genova. Il seme che avete smarrito ieri è tornato da me e lo interrerete solo quando avrete capito il senso di questo incontro con il passato. Ora vi lascio con una filastrocca: un seme per il corvo, uno per la cornacchia, uno che morirà, un quarto che crescerà". Fu breve quella notte ma intensa e ancora a Brando e Viane non fu chiaro quali fossero i confini del sogno e quali quelli della realtà. Tuttavia entrambi provarono un senso di comune sollievo al punto di essere colti da uno stato di estasi per  via di quella  donna che da strega si era mutata in fata auspicando lo stesso evento per altre ventinove fanciulle, erroneamente conferite di quel titolo spregievole di cui a distanza di secoli ancora si chiacchierava. Sembrava intanto che questa assoluzione fosse ormai così vicina da far succedere in tutto il circondario solo fatti belli e pieni di allegria:  Peirina  compariva nelle vesti di una musa della poesia suggerendo versi antichi , Irene  in quelle della musica mentre faceva risuonare nella valle le note di un'arpa, Fatima in quelle dell'arte mostrando ai forestieri di passaggio  vedute della zona dipinte sulle pietre che si incontravano lungo i percorsi boschivi  . Era quasi mattina e fuori dal casolare si alzò un profumo di pane e di foglie di castagno, così come succede tra le strade del posto dove Viane  era prigioniera. "Brando! Ho sognato o è la verità, perchè questa notte ero con te nella Valle Argentina?"Lo provocò lei eccitandolo al racconto. Aveva capito forse già dove si trovava e questa volta ne attendeva la conferma."E' la verità", confermò in un baleno lui con una voce che quasi non gli apparteneva, " anch'io ho fatto incubi e poi meravigliosi sogni dove ero con te e Isotta Stella. Beh, ormai te lo rivelo , non posso e non voglio più tenermi il peso di questo assurdo segreto, sei a Triora, il paese delle streghe". I suoi pensieri a un tratto cambiarono, parlava e ragionava così, e forse non ci credeva tanto a quello che gli stava accadendo, ma ad un tratto, mentre fu colto dal bisogno di prendere carta e penna per scivere  delle parole che gli erano sgorgate dal cuore, udì fuori dalla porta il rumore delle corna del cervo amico che tentavano di aprirla. Si alzò quasi di corsa dal suo scompigliato giaciglio, guardò fuori e, mentre l'animale misterioso spariva dietro un albero di frassino, vi lesse incisa sulla corteccia questa frase : "Il re caccia al cervo e io inseguo me stesso". Peirina sapeva che lui amava Shakespeare. (continua)        .                                                  

lunedì 8 dicembre 2014

La nuova Viane

                                    Le salite della vita, acquarello  di Maurizio Spada

Piero non aveva pace. Pensava e ripensava alla sua Viane, ai momenti felici trascorsi insieme e a tutti quei loro sogni, non uno ma mille, ancora da realizzare. "L'avranno rapita o l'avranno uccisa?" Era questa la frase che continuava a ronzargli nella testa insieme a un' altra altrettanto crudele: "Forse mi ha semplicemente abbandonato". Quest'ultima ipotesi, priva di consistenza ma non impossibile, sembrava insinuarsi attraverso certi atteggiamenti ambigui delle amiche di Viane, soprattuto  quelli di Francesca che, giunta a casa di Piero insieme ad Emma e Sofia, gli teneva la mano guardandolo con occhio compassionevole quasi a ricordargli che, a suo avviso, quel matrimonio con Viane fosse una fanciullaggine, una ragazzata che non contava nulla. Finalmente a non dar credito a queste superficiali considerazioni, dettate da valori che non appartenevano nè a lui nè alla sua sposa, ci pensarono i due giovani poliziotti che già il giorno precedente gli avevano fatto visita. Suonarono al portone della bella villa e subito dopo essere entrati in scena nel salone dove regnava un clima di nervosa attesa affermarono: " Signor Piero, abbiamo le prove,sua moglie è stata rapita". Francesca, Emma e Sofia davanti a questa dichiarazione scattarono in piedi abbandonando quasi contemporaneamente il comodo divano di lino turchese nel quale erano adagiate e, mettendosi in cerchio intorno a Piero come per proteggerlo, si apprestarono a diventare tutte orecchi. "Greco non l'abbiamo ancora trovato", proseguì a raccontare con aria seria e preoccupata quello che in apparenza sembrava essere tra i due agenti di grado superiore,"in compenso siamo riusciti a sapere chi ce l'ha in mano anche se non si sa dove. " Gli occhi del giovane in divisa si incrociarono prima con quelli ansiosi di Piero, poi con quelli delle tre donne che lo attorniavano, infine con quelli esterefatti e curiosi della fedele Mariarosa che entrava nel salotto reggendo tra le mani  un luccicante vassoio d'argento sul quale le tazzine da caffè in porcellana di Limoges e le alzate in vetro, colme di calissons alla rosa, presero a danzare mentre lei quasi sveniva. Fuori il cielo, nel quale erano sospese alcune nuvole bianche, incominciò a impallidire a poco a poco come tutti loro. "Signor Piero non si preoccupi, vedrà che la troviamo", esclamò schiarendosi la voce l'altro poliziotto posando gli occhi  prima su Francesca e poi su Emma dalle quali sembrava affascinato. "Vedrà, vedrà che la ritroviamo", rimarcò nuovamente quasi a voler farsi bello con quel cerchio di gentildonne raffinate da cui Piero era circondato, " abbiamo un nome", ripresero a dire come in coro i due poi, sempre il più autorevole aggiunse: " Il nome l'ha fatto uno di quei tipi che il giorno del suo matrimonio, come lei ci aveva raccontato, l'aveva minacciato. Era seduto a un bar di Pont Saint Louis, lo pedinavamo da un po' perchè ha combinato diversi guai. Gli abbiamo offerto un paio di birre e alla fine ha parlato. Prima ha cofessato i suoi rapporti con Greco poi ha messo in fila nome, cognome e soprannome di tutti quelli che lui ingaggia per  risolvere i suoi  affari alla maniera che intende lui. Tutti dilettanti, signor Piero e questo un po' ci fa impensierire. Comunque pare che ora Viane sia nelle mani di uno solo della squadra a servizio di Greco, un certo Brando, detto la Volpe. E' un ragazzotto che bazzica spesso qui in zona ma è incensurato e fino ad ora non aveva mai dato grossi problemi." Passò un secondo, poi ne passò un altro e in quel salone  che si affacciava sull'ordinato giardino con le aiuole di vari colori giunse un intenso profumo di lavanda, come a voler sedare la rabbia che regnava intorno con Piero  che nulla serviva a calmarlo, neppure quel sublime sentore. "E allora sbrigatevi, andate a cercarla !", urlò sgranando i grandi occhi azzurri , "Io nelle mie condizioni posso fare ben poco diversamente avrei già scandagliato tutto il Ponente".
Viane nel frattempo attendeva con impazienza insieme a Brando che nel cielo comparisse la luna per recarsi in Ciàn der prève e ritornare in quella dimensione misteriosa dove il sogno si confondeva con la realtà. Il pomeriggio intanto trascorse nell'attesa di trovare una risposta a quanto stava accadendo ad entrambi e col seme rimasto nelle loro mani si aggirarono fuori dal casale per individuare un luogo dove interrarlo. Sembrava l'avessero scovato quando ad un tratto tutti e due, distratti dall'arrivo dell'uomo che gli consegnava il cibo, dovettero rientrare nel casolare facendoselo sfuggire dalle mani. " Lo sapevo, dovevamo  essere più rapidi", disse Brando con voce alterata dopo che l'altro complice del rapimento  si era velocemente allontanato. "Certo, ma tu mi devi spiegare perchè credi tanto a tutte queste magie", le chiese Viane fissandolo profondamente, "E' come se tu conoscessi i segreti che aleggiano in questo luogo. Dimmi dove ci troviamo oppure dovrò pensare che tu sei un mago". "Ma quale mago! Io sono solo un poeta è per questo che vedo e sento più di tanti altri", rispose lui," lo sai che non posso palesarti il nome di questo piccolo paese e poi , in questo luogo, vige una regola . Chi vi arriva per caso non deve sapere dove si trova ma lo deve scoprire lasciandosi trasportare di carrugio in carrugio oppure glielo deve svelare la prima donna che incontrerà. Qui gli abitanti sono in prevalenza femmine, stringono amicizia solo tra di loro e governano l'intera valle togliendo qualsiasi forma di potere agli uomini . E' una rivincita che si sono prese dopo che, in tempi lontani, molte  vennero mandate al rogo. Il pane che hai mangiato e che ti ha stupito per il suo sapore inconsueto viene panificato in questi forni solo da mani femminili, da loro dipende l'intera economia del villaggio e del territorio circostante. Lo sfornano una volta alla settimana e dopo avergli inciso una sorta di croce al centro lo fanno distribuire seguendo un rito che a me non è mai stato svelato. Insomma questo è un paese dove vige il matriarcato uno scotto che gli uomini devono pagare per quello che hanno combinato nel 1587. Altro non ti dico. " Stavano per litigare poi Viane ebbe come un presentimento e, ricordando quanto era accaduto la notte precedente e il suo incontro con Isotta, iniziò a pensare ancora una volta che il suo rapimento era un'occasione di rinascita, un nuovo modo di rapportarsi con la sua femminilità, perchè giunge un momento nella vita in cui non solo bisogna sapere cosa fare ma anche chi essere. Arrivò lo scuro della sera con qualche ulalato di lupi e il verso di uccelli notturni  quindi si creò un generale silenzio arcano, il cervo dagli occhi umani si presentò ancora alla vecchia porta dell'essicatoio. Un nuovo misterioso incontro li attendeva. (continua)                                            




lunedì 1 dicembre 2014

Viane oltre le nuvole

                                     Barche al riposo, acquarello di M. Spads

In una valigia di Fendi, impreziosita dalle iniziali del suo nome, Francesca ci aveva messo tutto il suo mondo. Era più forte di lei non sottrarsi a questo rito tanto che, anche nel mezzo di una catastrofe,  non poteva fare a meno di portarsi appresso quasi l'intero guardaroba. Fu così che insieme ad Emma, fornita anche lei di trolley della griffe Vuitton custode di un'infinità di preziosi abitini, a due giorni dalla scomparsa di Viane, si mise in viaggio per raggiungere quanto prima Piero a Grimaldi. Sempre più sospettose e  maliziose non si convincevano all'idea che a Viane fosse accaduta una disgrazia e ancor di meno che qualcuno, per non si sa quale oscura ragione, l'avesse rapita e portata chissà dove. Per loro era  più facile nuovamente ipotizzare che l'amica, appena visto che la vita familiare non era soltanto un godimento d'amore, ne avesse combinata una delle sue e, pentita di quel suo matrimonio un po' sacrificato,  avesse scelto di ritirarsi in un luogo segreto. Di Viane, alla fine, avevano sempre colto il lato più superficiale,  tra loro amiche dopo tutto il  legante vero e proprio era solo quello shopping compulsivo che a turno le prendeva e quella loro ingarbugliata vita sentimentale dove anche le piccolezze acquistavano una incontrovertibile importanza. L'amicizia si perpetuava su basi abbastanza banali ma a modo loro si volevano bene tanto che ricordando l'ingenua gioia che si esprimeva sul rotondo del viso di Viane il giorno del suo matrimonio si misero quasi a piangere. " Speriamo che la ritrovino in fretta", farfugliarono  in coro intravedendo in lontananza il cartello con la freccia per Latte dove finalmente erano giunte e dove sarebbero state accolte da Sofia prima di recarsi tutte insieme nella villa di Piero a Grimaldi. "Non capisco cosa possa esserle accaduto ", riprese a dire Emma mentre Francesca guidando, per non farsi abbagliare dagli accecanti raggi del sole prepotente di Ponente, inforcava un paio di occhiali scuri in stile diva che le erano costati una fortuna, "nella nostra ultima conversazione telefonica già non era più la stessa", aggiunse ancora osservando, con un po' di invidia, i maestosi occhiali di Francesca scovati al Portobello di Londra , "ricordo che  a Milano, quando ci siamo incontrate in piazza della Scala pochi giorni antecedenti al suo matrimonio, lei mi venne incontro sfoggiando un'elegante Birkin di Hermès verde foresta. Era felice del suo nuovo costoso acquisto ora, invece, pare fuggire ad ogni forma di desiderio venale. Anche Piero attraverso le sue parole mi è parso diverso da come lo immaginavamo. Ora lo descriveva  un gentiluomo di campagna tutto orientato a salvare le sue terre". Emma si tolse l'originale cappellino che aveva sulla testa e sventagliandoselo su e giù a guisa di ventaglio, quasi per riprendersi da una sensazione simile a uno svenimento, posò gli occhi sul  paesaggio che veloce scorreva fuori dall'auto. "Fermati", urlò rivolgendosi a Francesca, "voglio annusare questa sottile aria di mare, mi fa rivivere e chissà che non faccia bene pure al mio bambino". Poi, accarezzandosi delicatamente il ventre appena ingrossato per via di quella gravidanza da mamma nubile della quale andava fiera, aggiunse:" Certo sono cambiati! Per me a tutti  e due è successo qualcosa di misterioso, qualcosa che non immaginiamo e che va oltre il loro amore. Hanno anche rinviato senza tanti ripensamenti quel viaggio di nozze tanto declamato". Questi pensieri erano preoccupanti come tutti quelli che  fanno comprendere le cose troppo tardi e il ricordo della coppia di allegri novelli sposi incominciò piano, piano nelle loro menti a sbiadirsi. Giunte nel villino di Sofia, arrampicato in un punto strategico di Latte e molto simile a un romantico cottage inglese dove danzavano al ritmo di un vento ballerino campanelle candide e stellate di vivi fiori gialli,  le domande e  gli interrogativi sulla metamorfosi di Viane proseguirono attraverso le considerazioni di Sofia. "Succede, succede a molti che vengono da queste parti", prese a erudirle lei col suo solito fare da filosofa . "chi arriva in questa lingua del Ponente Ligure spesso è vittima di una catarsi . Sarà il vento, che quando è forte attraversa persino l'anima,  oppure questo mare o questo cielo blu e infinito a un tratto è come se una voce ti implorasse di fermarti e  la tua vita intera improvvisamente prende una svolta senza una specifica ragione. Ci si perde seguendo il volo di un uccello e poi  si scoprono spiaggette a forma di triangolo dalla sabbia rosa che si raggiungono solo a piedi nudi. Là dove la solitudine fa uno spazio enorme è facile scegliere la strada che porta verso la libertà". Sofia si fermò un attimo, capiva di narrare cose che ancora non potevano giungere al cuore delle amiche. Ci vuole tempo per assapore l'intimità di un luogo pensò guardandole con affettuosa compassione poi, osservandole con sguardo pensieroso, come si fa scrutando un cielo pieno di nuvole ed insieme il loro cammino, ritornò a fare l'analisi di Viane osservando:" Anche Viane deve essere rimasta sedotta dalla forza di questo mare,dal profumo degli elicrisi che arriva quando meno te lo aspetti insieme a un pennacchiolo argenteo strappato dal vento a un fiore nato per caso su uno scoglio regalando a chi lo riceve una felicità mai trovata e un senso di liberazione."  Francesca ed Emma compirono un passo indietro e appartandosi sotto la pergola di un folto glicine bianco si confidarono che anche Sofia era diversa da come solitamente la percepivano in città. Pareva meno angosciata ma molto distante , forse anche troppo, da quel genere di vita che le aveva sempre unite. Ma per loro era inconfutabile: la vera felicità era solo dietro le vetrine di Milano. Intanto poco lontano, in una località non ancora nota, Viane si ritrovava in un mondo sopito lontano dal mare di cui tuttavia, in certi istanti, ne percepiva un leggero sentore, quasi gli spruzzi delle onde si divertissero a raggiungere le vette conferendo al profumo del bosco qualche capricciosa nota salina. Catapultata in un cordone montuoso ignoto lei e Brando non distinguevano più quale fosse il sogno e quale la realtà. Accadde allora che dopo quell'incontro con le streghe si ritrovassero nel loro giaciglio mezzi storditi. "Brando cosa è successo questa notte? Eri anche tu con me sotto un grande noce mentre si compivano sortilegi di ogni tipo?". Iniziò così tra lei e il ragazzo una curiosa conversazione dove entrambi non sapevano più se veramente fossero andati in una località denominata Lagodegnu o l'avessero solo sognato e poi c'era quel cervo guida che entrambi ricordavano per via di quegli occhi dolci e quasi umani . "Certo che c'ero!", rispose senza esitazione Brando, " rammento anche il bel volto luminoso di Isotta che parlava di un seme che ci donerà e che salverà il mondo. Una certa Peirina ha anche profetizzato che io diverrò un grande poeta. Chissà? Se mai questo si avverasse giuro che ti sarò per sempre grato perchè se non avessi partecipato al tuo rapimento questo  mio desiderio, che solo tu conosci,  non si sarebbe mai realizzato". Si sfregarono gli occhi  e nonostante fuori albeggiasse e il cielo fosse macchiato di un rosa tenue, come se un pittore vi avesse intinto ripetutamente qua e là il suo pennello, loro piombarono in un sonno profondo. Si svegliarono con il sole in faccia, intorno a mezzogiorno, trovando  nelle loro mani strette a pugno un seme che sembrava una pepita d'oro. Stupiti lo rigirarono più volte tra le dita muovendolo in tutte le possibili direzioni finchè udirono prima un suono lieve, poi un mormorio, infine un coro di voci femminili che dopo aver pronunciato frasi misteriose intimò:" Stanotte vi attendiamo alla Ciàn der préve". (continua)                  

                                      

domenica 23 novembre 2014

Il posto delle streghe

                                           La montagna misteriosa , acquarello di M. Spada

Mentre tutti si domandavano ancora dove potesse essere finita Viane percorrendo la pista del rapimento, supposta da Piero, lei e Brando entravano in un'altra dimensione come se forze magiche si fossero  impossessate dei loro destini dando appuntamento in luoghi oscuri ed erbosi nei quali alla notte, sotto lo sguardo indiscreto della luna, si compivano sortilegi di ogni genere. "Chi ha parlato?", chiese Brando alterato dopo che quella voce, che sembrava giungere dagli inferi, aveva dato appuntamento a lui e Viane in una località  ancora indefinita. "Chi ha parlato?", ripetè scrutando le pieghe del volto di Viane che incredula si guardava intorno tenendo occhi e orecchie tese come se, di lì a un tratto, quella voce proseguisse dando altre indicazioni. "Dimmi dove ci troviamo Brando,dimmelo!", ricominciò a chiedere Viane rivolgendosi al ragazzo, quasi che l'identificazione di quel sito avesse potuto darle la chiave per scoprire il senso di quell'appuntamento: " Non intendo rivelartelo", ribadì sempre più impaurito Brando , " se te lo svelo ti ho già spiegato che mi ammazzano. Posso solamente dirti ciò che so fin da bambino:  i noci sono gli alberi prediletti dalle streghe ". Fu allora che in un guazzabuglio di steli striscianti sul terreno Viane, su un masso ricoperto di tenero muschio, vide  brillare una data :1587. Le sue mani a quel punto iniziarono a ripulire il masso e più sotto comparvero disegni di croci, teschi, ruscelli, falò e un cervo maestoso dagli occhi così profondi da assomigliare a quelli di una persona . "Vieni a vedere cosa c'è qui!" Urlò Viane, "dimmi, ti dice qualcosa questa data?". "Non so,forse, ma..". Brando sapeva molto più di qualcosa intorno a quell'anno scolpito sulla pietra scoperta, quasi per magia, da Viane. La madre gliene aveva parlato quando, ancora fanciullo, voleva addentrarsi tra quei monti con l'intento di dissuaderlo, tuttavia preferì tacere e non rivelare a Viane i misteri che aleggiavano in quella valle tenebrosa dove a lui, in un sentimento quasi d'esilio, si era rivelata la poesia.
Intanto a Grimaldi Piero, dopo il lungo rivoltarsi della notte, si era svegliato ricordando di aver fatto arruffati sogni  ma in particolare ne rammentava uno intriso di quella magia che fa confondere e che a volte si spera diventi realtà. Si trovava con la moglie in un bosco nei pressi  di un laghetto con alberi centenari nei cui tronchi abitavano spiritosi folletti, bellissime ninfe,timide fatine. Parlavano a turno raccontando le loro lunghe vite impresse nei cerchi della corteccia e delle crudeltà a cui avevano assistito finchè uno di essi, un noce dalle fronde possenti,  muovendo le sue foglie come in una danza diede il via a una profezia : "Venti donne salveranno Viane e una, nota per una grave ingiustizia subita all'epoca dell'Inquisizione,  le consegnerà il seme miracoloso che nutrirà il mondo e che un giorno pianterete insieme. Tu tornerai a camminare e se lo vorrai potrai anche volare." Piero si svegliò proprio in quell'istante in cui gli era parso veramente  di volare. Le sue gambe sembravano divenute leggere come ali e in un cielo limpido e sereno, spinto dalla forza magica delle venti donne, si innalzava tenendo per mano la sua amata, così bella, così sua come mai lo era stata. Volavano, volavano, volavano creando cerchi  intorno a soffici nuvole bianche mentre il sole li guardava sorridendo.Sotto di loro, in un campo di frumento e di papaveri,  una folla di giovani e bambini li applaudiva e li ringraziava. "Fosse  tutto vero", esclamò Piero tra sè e sè  mettendo insieme solo per un attimo tutto il bello racchiuso nel suo sogno, visto che ormai ne faceva solo di severi o che venivano a rinfacciargli le amarezze delle sue condizioni, ma un campanello lo riportò alla vita reale. "Signor Piero di là c'è la polizia", lo avvertì Mariarosa dopo aver bussato con insistenza alla porta della sua camera, " vogliono parlare con lei, pare abbiano trovato qualche indizio circa quel Greco. Accidenti quel furbo è forse già in Francia". Passò qualche istante, il tempo di rimettersi sulla carrozzella e di risentire il peso di quelle gambe inutili, e Piero sbucò nel suo salotto trafelato e ancora confuso da quella strana nottata. "E allora, cosa avete scoperto", azzardò a domandare incuriosito e allo stesso tempo preoccupato ai due poliziotti che stavano in piedi come due pali fissandolo con sguardo pensieroso, intriso di pietà e di sospetti. " Greco è scomparso, non si trova da nessuna parte", lo informò quello che tra i due sembrava avere più autorità. Poi, poichè il collega a suo fianco indugiava tra i quadri del soggiorno, proseguì: "Però abbiamo saputo che ha un giro di ragazzi che lui assolda per coprirlo nei suoi sporchi affari. Indaghiamo quindi su di loro e chissà che non si venga a capo di questo intrigo". Intanto che l'indagine pareva giunta a una svolta decisiva nella valle misteriosa Viane e Brando si apprestavano a consumare il pasto, consegnato da un ragazzotto della banda che in un attimo si era dileguato. "Mangiamo insieme e togliti il cappuccio!" Propose Viane fissando il giovane che stava uscendo dal casale per nascondersi in un angolo. "No", rispose secco  lui, "altrimenti quando sarai libera riconoscendomi mi denuncerai". Fu un attimo e Viane con destrezza afferrò quel cappuccio che gli nascondeva il volto e glielo sfilò. Aveva i capelli rossi come i suoi e un viso talmente dolce e buono da far pensare che forse in quella banda di spostati ci fosse proprio finito per caso. Per pochi istanti i due guardandosi nel fondo degli occhi limpidi ebbero la sensazione quasi di conoscersi. Chissà dove? Quando? Ma sì è lei. Ma sì è lui. No, è solo una sensazione. No è impossibile. Tutto questo parevano chiedersi reciprocamente in quel lampo in cui nei loro occhi sembravano incrociarsi le loro vite ma poi, poichè il ragazzo si mostrava adombrato per quell'atto subito da Viane, lei cercò di rabbonirlo invitandolo a sedersi per terra in un letto di foglie di granoturco."Dai mangiamo insieme", ripetè  passandogli benevolmente le mani tra i capelli e addentando un pezzo di pane percepì il profumo di una farina antica. "E' un pane di qui ", le spiegò Brando smettendo di fare il muso lungo, " ma non posso dirti altro altrimenti capiresti troppe cose". La giornata passò in fretta con entrambi in uno stato di strana aspettativa per via di quella notte che li attendeva e che li avrebbe visti in giro per il bosco dove forse  sarebbe stato loro rivelato chissà quale segreto. La curiosità era talmente grande da far scordare la paura che a turno li assaliva. Intanto Brando, con in mano una bussola e nell'altra un vecchia mappa, studiava percorsi puntando il dito su luoghi proibiti dai quali era meglio stare alla larga. Ad un tratto sussultò puntando l'indice su un rio che si immetteva in un pericoloso torrente, definito da alcuni un crocevia di potenti energie sviluppate dalle presenze di corsi d'acqua."Cosa hai trovato?", le domandò Viane osservando quel dito fermo sulla vecchia cartina fisica dove si intrecciavano fiumi, montagne e laghi dal nome misterioso. " Qui si trova il monte delle Forche", rispose lui, "ma non aver paura perchè lassù noi non ci andremo mai".  A mezzanotte in punto però successe un fatto incredibile: davanti alla porta del vecchio essicatoio si presentò un cervo che in tutto per tutto ricordava quello disegnato sul masso scovato da Viane. Li guardava con occhi languidi quasi ad attendere che lo seguissero lungo quella strada che conduceva al monte delle Forche. "Parla", disse con lo stupore di una bambina Viane accennando un piccolo riso incantato. "Ma cosa vai dicendo", ribadì quasi seccato Brando. "Ti ho detto che parla e mi ha chiesto di seguirlo". "Non ci vorrà condurre a Lagodegnu? Io là non ci vado , ho paura è un luogo di streghe cattive, fanno sortilegi terribili si racconta che ammazzino anche i bambini ". E invece ci andarono, e anche in fretta, perchè, non si sa come, ma quel cervo guidandoli per borghi, carrugi e case diroccate li condusse proprio in quel posto. Sotto un possente noce venti donne vestite di nero gettavano sassolini all'interno di un cerchio e subito dopo lanciavano dodici conchiglie in una ciotola colma di sabbia. Parlavano tra loro un idioma antico ,quasi incomprensibile e tra le mani reggevano un libro di sorte. Una cantava un inno di liberazione e vedendo apparire il lato chiaro dei quattro gusci delle conchiglie appena gettate nella sabbia capì che Viane e Brando erano i loro prescelti. "Vi aspettavamo", disse la più bella, "le quattro conchiglie hanno detto sì. Ora non abbiamo più dubbi, sarete voi a togliere il fango dalla nostra memoria. Mi chiamo Isotta Stella e molti, molti anni fa ho subito una grande ingiustizia che mi spinse al suicidio. Voi riscatterete me e le altre diciannove donne rinchiuse ingiustamente in case dell'orrore. Vi consegnamo i nostri poteri a patto che ne facciate buon uso, primo fra questi sarà ripristinare un antico seme che noi vi consegneremo. Ora andate, ma ci rivedremo presto". Poi, rivolgendosi al ragazzo e attizzando un braciere dove ardeva legno d'alloro, la più giovane aggiunse: "Tu un giorno diverrai un poeta ma stai attento a non fare un passo falso. Vedo una nube sul tuo cammino ma, se ti piegherai ai nostri voleri, si dissiperà". Ci fu un urlo, poi un alternarsi di voli d'uccelli orripilanti, di tigri impazzite che si avventavano su giudici baffuti, prelati panciuti e signorotti di campagna in costume antico, a turno uscivano imprecando da una fossa scavata al centro del conciliabolo ed erano gli stessi apparsi nel sogno di Viane. Infine si alzò un vento così forte da scompigliare tutta la montagna e Viane e Brando correndo a più non posso si ritrovarono nuovamente nel vecchio essicatoio di castagne. (continua)                                                                                                                          


domenica 16 novembre 2014

Viane e i misteri della montagna

                                              Vicolo, acqarello su carta di M. Spada

Quella mattina per Viane il risveglio fu strano e fu strano anche per Brando. Gli sembrava aver sognato di essere stato condotto, attraverso un sentiero stretto e sinuoso, in un luogo montuoso dove vivevano  donne dalla fama misteriosa che, in una lingua di difficile collocazione, parlavano a turno di fatti e misfatti accaduti in tempi lontani. Lì, in questa specie di Sabba, stavano preparando un incantesimo. Discorrevano danzando e tenendosi per mano, vaticinando, ora con fanfaluche, ora con frasi senza senso,  orrori, cataclismi e anche una vendetta  Avevano tutte la testa rasata, il volto imbrattato di fuliggine, i piedi scalzi e il corpo segnato da profonde bruciature. Le loro voci a volte erano nitide e delicate come quelle delle fate, altre sprezzanti e dure, quasi di rimprovero, come se al loro posto parlasse il diavolo o quel famiglio che si portavano sempre appresso. A un certo punto accaddero diverse cose tutte insieme e da un vecchio calderone, con il fuoco dentro, si videro uscire zanpilli di acqua nera, pezzi di carbone, petardi simili alla lava, gatti neri, topi, uccelli notturni, grottesche creature. All'improvviso, da una nuvola bianca, si materializzarono prelati,giudici, uomini di potere, imbroglioni e una folla di altri signorotti di campagna che, dopo aver imprecato e chiesto pietà, venivano affidati alla  strega dai poteri più potenti che, con il solo sguardo, li trascinava in una roccaforte infestata da mostri e animali abominevoli per poi abbandonarli al loro straziante destino. "Che paura stanotte", confidò ingenuamente Brando a Viane mentre usciva dal suo giaciglio tutto scombinato per via di quella notte di terrore che voleva a tutti i costi raccontare giusto per capire se il suo sogno non fosse invece realtà. "Che paura, anch'io ", non esitò a ripetere Viane. "Vuoi vedere che abbiamo avuto gli stessi incubi?" Prese a precisare guardandosi intorno per capire dove si trovasse e se quel che aveva sognato durante quella sua prima nottata da sequestrata fosse frutto di qualche allucinogeno somministratole per farla addormentare. "Delle donne mi sputavano in faccia e mi dicevano di liberarti ", riprese a raccontare Brando ricordandosi di essersi addormentato quella sera con in mano il Macbeth di Shakespeare. "Forse mi sono fatto influenzare dalle mie letture serali", sottolineò cercando di camuffare l'appena dichiarata inquietudine.  Sai a volte i sogni sembrano rapirci. Quello che ho appena fatto pareva realtà anche se ciò che accadeva era quasi inverosimile. Il bosco dove mi trovavo era oscuro e tenebroso come questo che sta qui intorno. Ogni tanto si udivano gli stessi odori inebrianti che dopo il tramonto si elevano da queste valli, gli stessi rovi, le stesse erbacce, gli stessi calpestii, lo stesso svolazzare di uccelli inquietanti. Ah, chissà se qui in giro esistono ancora maghi e streghe! A volte penso che mi piacerebbe fare parte di una setta magica e scoprire se veramente sono figlio di quella che dice di essere mia madre, siamo così diversi". " Questo non sarà un luogo stregato?", insinuò Viane guardando il ragazzo che , grazie a quel sogno,era diventato ormai più complice che nemico. " Quelle donne  che io ho sognato però avevano anche l'aspetto delle fate. Mi spiegavano, con voce convulsa, che con i loro poteri potevano far grandinare o nevicare ma che avevano la facoltà anche di salvare il mondo dalla fame. Il seme che mi volevano consegnare sarebbe servito per sfamarlo. Ora, ti prego, dimmi dove ci troviamo?"Ricominciò a chiedergli sperando di avergli insinuato la paura di essere in un posto infestato dove si fanno incanti e legature. "Non posso dirtelo, non mi è concesso dal mio capo", ripetè il ragazzo con tono irremovibile. Poi mentre da fuori si udì come una diabolica risata il catenaccio della porta iniziò a vibrare, poi a scricchiolare e intorno si sparse  un odore di fuoco e di erbe medicamentose. Fu un attimo e intanto che Brando guardava esterefatto verso quel portoncino fatto con assi di montagna  quello si aprì. Per un po' entrambi rimasero in silenzio, ora in quel vecchio casolare le loro vite parevano governate da un sortilegio. " La faccio uscire, la faccio uscire! ", urlò il ragazzo spaventato fissando Viane perplessa ma anche incuriosita. A quel punto, non fosse stato per quei soldi promessi e ancora da riscuotere, lui se la sarebbe data a gambe filate fuggendo il più lontano possibile da lì. "Non avere paura, non scappo, voglio solo capire cosa ci sta succedendo."Lo rassicurò Viane . Uscirono insieme, mano nella mano, il vento li avvolgeva trascinando con sè tutto il profumo di quel mondo di elfi e folletti che sembrava stare lì attorno. A Viane non pareva vero di respirare quell'aria soffice che, come una sinfonia, si elevava grandiosa quasi a voler presagire che le forze oscure stavano per lasciare il posto a una nuova stagione di portenti. Con gli occhi ancora appannati dal buio della vecchia stanza in cui aveva trascorso la notte e parte del giorno lei, come una ninfa, si ritrovò in un bosco incantato. In una marmaglia di ortiche, di felci, d'avene selvatiche, d'amaranti e di gramiglie, pur non sapendo dove si trovasse,provò quel nuovo gusto per la vita che da tempo stava cercando. C'era confusione in quella marmaglia di piante, pari a quella che da tempo regnava dentro il suo animo, ma per ritrovare la pace bastava guardarsi intorno. La felicità era in quei ciuffetti di fiori bianchi portati via dal vento che le stavano davanti , tra quei pennacchioli argentei e soavi che si inchinavano alla brezza del mattino e ancora tra le campanelle candide e molli che spenzolavano dalla cima di un masso. Brando la osservava e in quella mescolanza di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori provò un senso di commozione. Una voce lontana sussurrò : " Questa notte venite da noi, vi attendiamo sotto i noci ". (continua)                                                                                                

domenica 9 novembre 2014

Il sogno di Viane

                                        Sopra il monte. Acquarello su carta di M. Spada

Che fosse un rapimento questo era quasi chiaro ma chi l'avesse rapita e perchè questo era ancora da scoprire e da accertare, nonostante qualche idea Piero ce l'avesse. Quel giorno, dopo la denuncia,   fu preso da quella tipica tortura psicologica che assale chi, inspiegabilmente, vede sparire nel nulla la persona che poco prima gli era stata al fianco. Anche le amiche di Viane, informate della sua scomparsa, si sentirono sopraffare da dubbi e domande di vario genere. Furono molte le congetture di Emma, Francesca e Sofia ma, alla fine delle loro lunghe conversazioni telefoniche, nessuna di loro riusciva ad arrivare a un dunque se non all'idea maliziosa che Viane potesse essere magari già fuggita da una storia sentimentale che ai loro occhi appariva strana. Dopo il suo favoloso matrimonio la loro amica era comunque cambiata e questo le spiazzava portandole ad immaginare che forse, dietro quella misteriosa sparizione, ci fosse molto di più di un semplice ripensamento coniugale. Viane non condivideva più con loro quel meraviglioso mondo dei consumi, disprezzava la città e in certe battute anche il suo ruolo di medico a servizio di chi vuole cancellare i segni lasciati dal tempo. La sentivano improvvisamente lontana, non più complice, quasi che in lei si stesse per compiere una specie di seria rivoluzione spirituale. Nonostante ciò per quell'amica di vecchia data nutrivano un grande affetto e quindi si organizzarono per dare almeno sostegno morale a Piero. Sofia ,che ancora era a Latte e conosceva bene quei luoghi, si diede immediatamente da fare perlustrando insieme ad Ale alcuni siti deserti della val Nervia nella speranza che si trovasse lì . Battereno fino a sera tutta quella zona accompagnati anche dalla polizia  ma nulla, di Viane non c'era traccia, e di ritorno a Grimaldi cercarono di consolare Piero rassicurandolo che loro non l'avrebbero abbandonato. Si avvicinava nuovamente la sera e poi sarebbe giunta la notte, la seconda senza Viane per Piero che, con i suoi grandi occhi azzurri interrogatori, continuava a guardare oltre il cancello della villa sperando di vedere riapparire la moglie. Stava per cominciare un forte temporale, il vento pareva insistesse strappando le foglie degli aranci amari, delle rose antiche, l'erba e le cime degli alberi, poi un fulmine, il rombo di un tuono e la sensazione che in questo frangente la sua adorata consorte fosse in grave pericolo o addirittura fosse già morta. In cosiffatte meditazioni il tempo passò lento mentre la notte si faceva sempre più buia e solitaria, con il cellulare che non dava alcun segnale e neanche quel breve squillo a vuoto che i rapitori fanno per intimorire chi è in attesa di notizie.
Non molto lontano intanto Viane, pur trovandosi in balia di una banda di sconosciuti, rivelava tutta la sua forza e il suo coraggio ben sapendo che Piero non l'avrebbe abbandonata. Con indosso una camicetta ormai sgualcita, un paio di larghi pantaloni orientali e una vecchia coperta di lana grezza allungata dal ragazzo Viane si preparava alla sua prima notte da sequestrata in compagnia di quell'uomo bambino di cui sentiva  la voce e vedeva solo gli occhi. Non sapeva ancora dove si trovasse ma sempre di più percepiva che in quel luogo c'era una potente energia e che quel piccolo uomo messo lì di guardia era più indifeso di lei ed era pieno di rabbia. " Perchè non mi vuoi rivelare chi mi ha rapito?" Gli gettò lì come domanda perentoria. "Non posso dirtelo", rispose lui torcendo le pupille scontrose e prepotenti, "perchè non lo so neppure io, a me danno solo i soldi." "Dimmi allora dove ci troviamo", insistette lei mentre lui, sempre incappucciato cambiando tono della voce aveva preso un'aria sicura, quasi da sbirro. "Non posso assolutamente rivelartelo altrimenti faccio una brutta fine." Fuori c'era una bella luna e la sua luce penetrava potente ma irrequieta da una finestrella dell'essicatoio. A volte si udiva il trotto di un cane, altre il canto dei grilli, altre ancora il passo affamato di un cinghiale o forse di una volpe. "Come ti chiami?" Chiese ancora Viane al ragazzo che vedendola tremare le aveva porto anche la sua coperta. " Brando, mi chiamo Brando," ripetè lui  quasi orgoglioso di quel nome importante, "ma per tutti", aggiunse con tono spavaldo, " sono la Volpe, perchè ritengono che sono furbo". "E lo sei veramente?" Chiese lei. "Forse, ma adesso taci, voglio leggere, almeno qui posso farlo senza che qualcuno, come mia madre, mi rinfacci che sono un perditempo e speriamo che tuo marito faccia in fretta quello che gli dicono perchè io voglio i miei soldi e poi si vedrà. Forse me ne vado a vivere in Corsica, voglio cambiare vita e magari fare il poeta, lontano da qui dove nessuno può sapere chi sono". Anche Viane voleva cambiare vita e quella notte, trascorsa quasi in bianco in uno strano dormiveglia, si rivelò densa d'illuminazioni. Qualcuno intorno a lei sembrava le parlasse, le suggerisse qualcosa e la riportasse indietro nel tempo. Per qualche ora si addormentò di un sonno profondo e in quella notte di luna piena fece un sogno che avrebbe segnato per sempre il suo destino. Si trovava in un paese inerpicato sopra un monte pieno di vicoli e di stradine buie, in un tempo lontano, all'epoca dell'Inquisizione. Era seduta sotto un grande albero di castagno in cerchio con altre cinque donne, tutte bellissime, una era la figlia di un conte, un'altra una prostituta, le altre tre giovanissime erano delle contadine, ognuna teneva in mano un seme raro. Una di queste, a un certo punto, dopo averle detto che con quel seme avrebbe nutrito il mondo, glielo consegnò dicendole:"Tu sei la nostra memoria e sei venuta qui per riscattarci. Vieni da noi ti aspettiamo nel vicolo Della Perdizione."   (Continua)                                                                      


martedì 28 ottobre 2014

Alla ricerca di Viane

                                         La casa nel bosco, acquarello su carta di M.Spada

Cari lettori intanto che a Grimaldi si svolgono le indagini per scoprire che fine abbia fatto Viane vi riporto per qualche istante nella vita reale, ovvero nella Milano sorridente con i suoi bar alla moda dove si spezzano le giornate con un cafferino, come succede in via Filodrammatici 2 da IL Marchesino.   Le vetrine della metropoli sono già pronte per il Natale che non c'è e i suoi trend sono sempre più spinti . A proposito, parlando nuovamente di moda, la città per questo autunno- inverno sembra spezzarsi in due: in una zona è glamour non portare calze, in un' altra spopola il calzino . Va da sè che si siano creati quasi due partiti con donne che non la pensano allo stesso modo: quello della gamba nuda e quello del calzino. All'Isola, dove le tendenze sprizzano da ogni parte, la milanese chic, appena uscita dall' hair stylist Franco Curletto, passeggia a gambe nude e cappottino patchwork con inserti in visone e Swarovski di Dsquared2 , sui navigli la milanese doc corre trafelata in bicicletta  sfoggiando un artistico calzino. Due mode, due misure. L'una per chi non prova nostalgie e quando si nomina lo Smeraldo pensa a una pietra preziosa, ama i grattacieli e la città che cambia , l'altra per chi non vuole dimenticare e avvolta in uno scialle Acne Studios e calzini firmati Gallo o Missoni pedala in direzione Ripa Ticinese e specchiandosi nelle acque verdi del Naviglio pensa :"Qui sì che siamo a Milano". Poi passando sotto le finestre che furono di Alda Merini la rivede per un attimo ancora lì. Lei sarebbe stata  del partito del calzino firmato OVS , i creativi lo comprano qui.

Dall'istante in cui Piero inutilmente rispose al trillo del suo cellulare il tempo prese a scorrere con estrema lentezza. Fu dunque dopo l'ultimo segnale a vuoto che, accompagnato da Mariarosa, decise di recarsi dai carabinieri. Era confuso ,ora pensava che la vita senza la sua Viane non avesse più niente da dirgli, ricordava quando la notte precedente all'attuale sciagura lei si era chinata su di lui e la camicia da notte le si era aperta sul petto mostrando i suoi seni piccoli come quelli di una ragazzina . Ripassò anche il loro primo incontro fermando la telecamera del suo pensiero a quando le sue dita  si incastrarono in quelle di lei finchè poi si baciarono, divagava tra questi ricordi e altri ancora più intimi.  Mentre con la macchina, guidata da Mariarosa, stavano per giungere al comando di polizia sul suo cellulare arrivò un'altra chiamata, quindi nuovamente il silenzio.
Viane, intanto, era giunta in un luogo misterioso ma contrariamente a quanto aveva fatto intendere a Piero nell'unica telefonata che le avevano concesso di fare non era così terrorizzata come aveva mostrato di essere con quelle urla e quelle poche parole che la banda di rapitori le aveva suggerito di pronunciare. Bendata, ma trattata con un vago rispetto, dopo alcune soste misteriose era stata condotta con la macchina  in un posto per lei indecifrabile, forse non tanto distante da Grimaldi, ma sicuramente nascosto ad occhi indiscreti. I profumi e i rumori che le giungevano erano quelli del bosco dove dalla terra umida sbocciavano ellebori e ciclamini e  qualche scoiattolo di passaggio aveva fatto cadere un castello di foglie secche. Quel posto a Viane apparve familiare, forse per via di un vento di tramontana pronto a ricordarle il cielo delle sue più intime fantasie quando schiarisce all'infinito. "Viane, non abbiamo intenzione di farti del male", le aveva detto uno dei suoi rapitori togliendole la benda dai suoi splendidi occhi verdi. "E allora perchè sono qui?", aveva risposto lei frattanto che un ragazzo incappucciato, che dalla voce poteva avere circa diciotto anni e non di più, le porgeva una tazza di caffè caldo  preso da un vecchio thermos. " Starai qui per poco se tuo marito farà ciò che gli è stato richiesto". Unicamente queste parole e poi Viane si trovò per tutto il resto della giornata sola con se stessa in quello che forse un tempo era stato un essicatoio per castagne e che ora appariva come un deposito per attrezzi . In questa sua solitudine dedusse di trovarsi tra i monti, in un luogo dove forse neppure i carabinieri avrebbero mai potuto rintracciarla e tanto meno Piero che iniziò a mancarle provando dentro di sè un grande strappo, come se il nodo di una vela fosse stato di colpo lacerato. "Cosa  sta succedendo?", iniziò a domandarsi immaginando baleni di romanzi , "Cosa vuole la vita da me ?".Fu così che dietro a queste fantasie cominciò a trovarsi a tu per tu con quella parte di lei che fino a poco tempo prima era stata soffocata da un tran tran basato più sull'apparire che sull'essere. Era come se all'improvviso si ponesse interrogativi ai quali in passato  aveva cercato di non avere il tempo per rispondere ed ora in quel tu per tu con se stessa le si riproponevano  attendendo una sua risposta alla quale ora non poteva più sfuggire.  Intanto il ragazzo, messo lì di guardia fuori dalla porta, ogni tanto entrava un po' per scaldarsi un po' per osservarla quasi pentito della sua bravata. "Perchè ti sei  prestato a questo mio rapimento? ", gli domandò Viane,"Per soldi", rispose lui , "Ne ho bisogno. Mi piace andare al bar con gli amici , avere la moto e se non hai denaro non puoi fare nulla. Nessuno ti dà retta, le ragazze non ti guardano e tu resti solo, invece con i soldi hai tanti amici e tante ragazze". "Sei sicuro che la vita va così?", replicò Viane. "Certo che sono sicuro", concluse in tutta fretta lui  con voce arrogante. "Basta ora stai zitta", riprese a dire sfidandola con gli occhi aggressivi ma  intrisi anche di amarezza e confusione, "e, poi se lo vuoi sapere scrivo poesie, ma questo non lo deve sapere nessuno altrimenti mi prendono per matto come dice mia madre. Dopo il mare e le mie scorribande è la lettura che mi piace più di tutto, ma anche questo non lo deve sapere nessuno". Qualcosa gli pizzicò forse il naso e poi la gola e mentre Viane lo fissava cominciò a balbettare incrinando la voce come in un pianto.
A lei e a quel giovane pareva aprirsi una vita diversa da quella che  era stata durante l'estate, sembravano dirlo anche gli uccelli, ne parlavano striduli anche gli scoiattoli e perfino la brezza fuori lo sussurrava.
(continua)                                                            

      

giovedì 16 ottobre 2014

La sfida

                                        C'era una volta, acquarello su carta di M. Spada

Passavano i secondi, i minuti e poi le ore ma di Viane si sentiva solo quel suo profumo borotalcato e quasi infantile rimasto imprigionato nella storia di quel vecchio scialle  color perla appartenuto a sua nonna e che ora si trovava tra le mani di Piero. "Dove sei? Dove sei ?, lui gridava fino a farsi mancare il fiato e non arrivando nessuna risposta riprendeva ad annusare, come un cane addestrato, quel triangolo di lana e seta lavorato all'uncinetto in cui Viane cercava conforto e protezione poichè le era stato donato col cuore da chi l'amava e la considerava un prolungamento di sè al punto da affidarle quanto simbolicamente aveva di più prezioso. Si stava già preparando l'aurora con la vittoria della luce sulle tenebre e Piero  non riusciva a capire quale fosse il motivo di quell'assenza ingiustificata della moglie, finchè dall'ansia passò alla rabbia con nel cuore il rimpianto di non essere andato quella sera immediatamente in camera con lei. Ciò che stava accadendo a tratti gli appariva solo come un brutto sogno mentre quella era pura realtà . Era come se improvvisamente avesse capito cosa fosse il vero dolore tanto da indurlo a pensare che tutto quello che la vita fino a quel momento gli aveva riservato fosse solo una festa. Il dolore che ora provava gli pareva più grande e terribile della sua menomazione scoprendosi debole al punto tale di piangere. Si spostava con la carrozzina di qua e di là come una mosca impazzita, entrava in casa e poi usciva in giardino perlustrandone tutti gli angoli compresa la fontana e un pozzetto chiuso provvisoriamente solo da un coperchio di cemento. Intorno tutto appariva privo di segnali sospetti e l'ipotesi che Viane fosse ancora nella villa svaniva sempre di più lasciando invece immaginare che sicuramente non era più lì. Intorno c'era solo silenzio, il villaggio era muto e così anche i suoi campi,solo qualche rana ogni tanto rispondeva ai suoi continui richiami e al tono supplichevole di quel nome invano invocato. "Torna, torna Viane", continuava a ripetere ma di lei neppure l'ombra finchè ,fissando il cielo, ebbe come  un capogiro e l'idea confusa di dover accorrere in qualche luogo per impedire non so quale disgrazia. Piero era un uomo forte ma tutt'altro che freddo e ragionatore, soprattutto nei sentimenti, tanto da non pensare mai e poi mai che Viane l'avesse sposato  per un tornaconto e quindi che se ne fosse fuggita con chissà chi a nozze avvenute. Scartando immediatamente anche questo brutto pensiero, che solo per una frazione di secondo gli era balenato per la testa come se un diavolo glielo avesse suggerito,  diresse di scatto le ruote della carrozzina  verso  il maestoso cancello  cercando di raggiungerlo il più in fretta possibile  chiedendo a quel suo mezzo ingrato di fare in fretta il suo dovere come se lui fosse un cavaliere e quello fosse il suo cavallo nel quale era riposto il proprio destino. All'improvviso una gioia stupita gli illuminò il volto ma solo per un attimo poichè l'ombra che stava per scorgere al di là del portale  non era quella della sua donna  ma quella di Mariarosa la governante di famiglia che abitava poco lontano e che aveva sentito le sue urla.  "Che succede, Piero?", aveva esclamato lei spaventata mentre lui la faceva entrare. "Viane, Viane, è sparita, non c'è più." Mentre con lei tornava in casa e le descriveva la dinamica della serata squillò il cellulare dall'altra parte la voce di Viane: "Piero fai quello che ti dicono, ti prego non mi lasciare sola". La voce venne interrotta prima da un urlo e poi dal rumore di un vento lontano come se Viane parlasse da chissà dove quindi il silenzio e di nuovo il Nokia muto come se si fosse di colpo scaricato."L'hanno rapita, l'hanno rapita ", ripetè Piero più volte guardando Mariarosa a sua volta esterefatta. "E cosa accadrà adesso?", disse rivolgendosi verso lo specchio che aveva di fronte e che ora gli sembrava stregato come tutto il resto della casa poichè certe cose a suo avviso succedevano solo nelle favole e nella vita vera unicamente a persone che non avevano niente a che vedere con lui. Pensava questo ma mentre faceva scricchiolare le nocche delle dita giunse di colpo ad una conclusione. "Ma sì, come non ci sono arrivato prima,è stato lui, quel mascalzone". Chi fosse il mascalzone era chiaro a lui ma non a Mariarosa che lo guardava inerme e priva di parole. Piero pallido e tremante aggrottò le sopracciglia fino a far venire fuori le rughe del pensiero, che nei momenti di maggior preoccupazione lo facevano apparire più vecchio di quello che era, quindi pronunciò un nome: "Greco, l'ha rapita Greco, ne sono certo ed ora bisogna informare la polizia." Era ormai quasi mattina e fuori in giardino da una vecchia voliera di ferro, che appesa a un limone sembrava un ricamo sospeso nell'aria, arrivò  con il cinguettio di una capinera il buongiorno e nella semi oscurità glauca del soggiorno il telefono ricominciò a squillare.
(continua)

giovedì 9 ottobre 2014

La scomparsa di Viane

                                        Dal frutteto in tavola, olio su tela di Maurizio Spada

Cari lettori prima di portarvi nuovamente nell'avventurosa vita di Viane e raccontarvi  cosa successe quella notte di luna piena a Grimaldi, nella intima villa di Piero, vi aggiorno su un' altra tendenza moda adottata dalle sempre più eleganti signore milanesi perchè, ormai non c'è dubbio,è un certo mood meneghino a fare da apripista a tutte le tendenze rubando il podio perfino a Londra, Parigi e New York.  Va da sè che parlando di scarpe e del mondo femminile, che si divide tra quelle delle pump e quelle delle derby, lei, la milanese, per l'autunno-inverno 2014-2015 abbia scelto quest'ultime  procedendo in direzione libertà estetica e di pensiero . In realtà questa dinamica ed eclettica donna, sempre più impegnata in svariati ruoli e sempre al "passo" con i tempi,  ha rispolverato un vento antico e mettendo da parte il tacco 12 e pure quello a vite è andata a caccia anche di neo creepers immaginando di assumere quell'aria radical chic tanto di moda nei mitici anni '80 . La derby di Marni o quella di Jil Sander sono comunque le sue preferite, oltre a quella con frangette di Michael Kors e di Valentino. Ma il suo shopping d'autunno non finisce qui e tra i suoi nuovi acquisti ci ha infilato anche una comoda Pas de rouge da 3 cm, un mocassino Gucci color limone, una ballerina a punta N.21,  la classica Brera di Fratelli Rossetti, una sneakers Chanel e una di Adidas Originals, perchè l'importante per questa algida manager è camminanare con eleganza ad ogni ora ma senza ostentazione. Dopo tutto il mondo si può dirigere anche dal basso, un po' corrrendo e un po' frenando, come fanno certe persone di successo di mia conoscenza: Ada Lucia De Cesaris vicesindaco di Milano, Luisella Berrino conduttrice radiofonica  di Radio Montecarlo, Maria  Grazia Mazzitelli direttore editoriale di Salani, Elena Pontiggia storica dell'arte. Loro già da tempo sono dalla parte delle derby e pure delle creepers. Si può fare molta strada anche senza la scultura lignea di un tacco 12.

Dopo il colloquio con Greco la vita di Viane e Piero aveva preso altre sfumature. Era come se, d'un tratto, avessero scoperto una nuova religione forse già insita in loro ma che attendeva un seme per germogliare ed esplodere in tutta la sua potenza divenendo fonte di ricchezza per sè e per gli altri. Questo nuovo loro essere, con la natura al centro, li aveva resi più liberi e meno dipendenti da tutti quei beni materiali a cui, fino a poco tempo prima, avevano affidato  la loro felicità. "Uniti si vince", avevano affermato in faccia a Greco dopo aver suonato ancora una volta il pulsante di corno nero del campanello del suo ufficio da cui erano da poco usciti e averlo visto ricomparire. "Ci avete ripensato?", aveva esclamato lui aprendo la porta su cui ancora passeggiava il solito geco. "No, Greco, ci eravamo solo dimenticati di comunicarti che abbiamo intenzione di formare un nuovo comitato a favore di tutela  del paesaggio della zona che va da Ventimiglia a Grimaldi", si affrettò a rispondere Piero. Quel tratto ecologico venuto a galla negli animi dei novelli sposi in risposta alla prepotenza di un affermato speculatore aveva sorpreso perfino loro stessi. Piero, che nella sua testa aveva sempre avuto soprattutto motori, si ritrovò a documentarsi con tutto ciò che poteva ricondurlo alla natura del luogo, Viane che aveva sempre badato solo all'estetica del corpo incominciò ad avere in testa solo la difesa dei suoi amici alberi per i quali rispolverava la sua antica ammirazione dividendoli per carattere, portamento ed energia. "Sto abbracciando un albero", aveva detto parlando al telefono con Emma rientrata a Milano con Francesca, "e voi che fate?". "Siamo in una cioccolateria di via Clerici, Sofia invece è ancora a Latte. Ha cominciato a scrivere un romanzo d'avventura per superare la sua crisi. Ormai la casa editrice per cui lavorava ha quasi chiuso ", aveva risposto lei , "ma quando tornate a Milano tu e Piero? ". Dall'altra parte per un qualche istante ci fu il silenzio poi, accompagnata da un sospiro, arrivò la risposta di Viane "Credo mai ,stiamo bene qui , almeno per ora. Sento di nuovo il vento sulla pelle, il profumo dei fiori e il canto degli uccelli. Non ho più la bramosia della città e delle sue vetrine. ""Stai scherzando vero?", replicò dall'altra parte Francesca che intanto aveva preso il sopravvento nella conversazione. Seguì un no categorico e quella complicità che aveva sempre tenuto insieme il quartetto di amiche sembrò improvvisamente sfaldarsi allorchè Francesca esordì raccontando il suo ultimo acquisto: "Ho trovato delle stupende pump rosa in saldo in un negozio di via Solferino ,le vuoi anche tu ? ". Seguì un altro no ancora più gelido del primo mentre Viane quasi in segno di una conquistata libertà spiegava che finalmente poteva circolare anche a piedi scalzi. Cosa provasse in questo momento della sua vita e quale disegno segreto avesse nel cuore Viane alla sera lo spiegò a Piero che nel frattempo aveva preparato una cenetta intima a base di alghe e pesce apparecchiando il tavolo di pietra posto in giardino sotto una galleria di roselline rampicanti. " Perchè non ci trasferiamo definitivamente qui?", iniziò a mormorare Viane con il suo sorriso luminoso e pieno di tenerezza e gli occhi ardenti e brillanti, " da ragazza ho frequentato la scuola steineriana e ho appreso anche alcune teorie di agricoltura naturale , questo è il luogo ideale per metterle finalmente in pratica". Piero la guardò estasiato, non era mai stata così bella e attraente e mentre lei proseguiva spiegando i quattro principi dell'agricoltura naturale, quali il non lavorare il terreno, il non diserbare, il non  usare concimi e neppure pesticidi, lui pensò fra sè e sè che la donna che aveva scelto era proprio speciale e subito accondiscese alla sua richiesta che andava di pari passo con i suoi desideri. La serata si concluse verso mezzanotte con Viane che precedette il suo amato sposo  in camera da letto e Piero che restò ancora nel soggiorno ad ascoltare un po' di musica jazz. In quella grande stanza prima di coricarsi amava indugiare senza che nessuno, neppure lui, sapesse perchè. Forse per via di quelle fiammeggianti oleografie che erano appese ai muri o forse per quei profumi che alla notte entravano prepotentemente  dal giardino rilasciando sentori di lavanda e rosmarino. In quell'atmosfera fuori dal tempo Piero si ritrovava e, contrariamente a quando con tristezza, mista a rabbia, rimpiangeva il tempo in cui aveva ancora l'uso delle gambe, riusciva ad essere sereno pensando che ora la vita gli stava dando altri doni. Era quasi l'una e la luce della luna penetrando dalla grande vetrata illuminava l'intera stanza conferendo anche agli oggetti più banali un aspetto interessante.  Tuttavia  improvvisamente provò un'immotivata inquietudine e pilotò la carrozzina verso la stanza da letto, mosse il pomolo d'avorio nel solito senso orario ma la porta non si aprì, ci riprovò ancora mentre un atroce presentimento lo indusse a pensare a una disgrazia. Iniziò a chiamare Viane e dopo che con un pugno l'uscio si schiuse venne preso da un senso di disperazione. Il letto era intatto , la porta finestra che si affacciava sul giardino era spalancata, la caraffa di cristallo per l'acqua della notte era piena,le preghierine kilim  scendiletto erano appoggiate in ordine sul pavimento di vecchio legno a fianco dei comodini . I suoi grandi occhi azzurri smarriti iniziarono a cercare Viane in ogni angolo della casa e poi del giardino ma senza alcun riscontro. "Viane, Viane ", urlava dirigendo la carrozzina lungo i vialetti che circondavano la villa. Il silenzio che regnava intorno a quella dimora tanto amata stava divenendo sempre più insopportabile e memtre al richiamo di quel nome nessuno rispondeva  su un cespuglio di rose gialle brillò lo scialle da sera di  Viane da cui lei non si separava mai.                                  

domenica 28 settembre 2014

L'orto di Piero


                                                Liguria bella, acquarello di Maurizio Spada

Cari lettori prima che si apra il portone della casa  di Greco voglio suggerirvi due trend di moda che nell'ambiente meneghino,insieme al cappottino senza maniche come quello di Max Mara,hanno fatto tornare il sorriso anche alle più annoiate it -girl sempre alla ricerca di un quid che le contraddistingua: Cari monorecchino e cappello. Entrambi esagerati sono loro l'incipit con cui  dare avvio a un refresh style del proprio guardaroba. Quindi un solo lungo orecchino ma esagerato come quello di Céline o di Louis Vuitton, visti nelle passerelle, dopo di che, facendo un balzo nell'inverno che verrà, preparatevi a fronteggiarlo con un signor cappello. E' lui il sovrano degli accessori moda di quest'anno, grande e a bombetta come quello di Emporio Armani, nero e piumato come quello di Lanvin oppure a tesa larga come quello voluto da Tod's e che sicuramente farà tendenza . Ancora una volta tanto di cappello a questi stilisti che con i loro tocchi, di stagione in stagione, disegnano nuove storie di donne. Chissà se per l'EXPO, di cui già si respira un gran fermento, non ne emerga una che stia al passo con quelle che hanno attraversato l'ottocento o il secolo breve, ovvero una Maffei, una Sarfatti o una Boschi Di Stefano. Oggi, come ieri, queste mecenati in gonnella potrebbero dar voce ad artisti  molto riservati. La lista è lunga e nella Milano sorridente chi ha occhi per vedere e sentire spesso inciampa in pittori, scrittori e musicisti che gli illuminano la giornata. Qualche nome? Chiara Luraghi, pittrice, Sivia Venuti, poetessa, Federico Bock, scrittore, Rolando Mastrodonato, cantautore. A loro chapeau!

Era una giornata magnifica con il sole che fa dimenticare tutte le disgrazie e senza sapere perchè ci si sente più ottimisti, il cielo azzurro scintillava . Viane quella mattina indossava un vestitino di seta cangiante color acqua di mare e dovendo dare coraggio a Piero alla fine aveva dimenticato la sua agitazione interna anche se le sue guance erano più rosse del solito. Intanto davanti al portone dello studio di Greco attendevano insieme trepidanti che qualcuno li facesse entrare. Poco dopo l'ingresso si spalancò automaticamente e dietro, in una stanza angusta, comparve l'uomo perfido, definito in tutto il circondario come un prepotente guastafeste. "Buon giorno", esclamò Greco accogliendo entrambi con un sorriso canzonatorio. Era un bell'uomo, alto, slanciato e con grossi bicipiti tatuati  che pareva esibire con orgoglio ma quando si tolse gli occhiali scuri e specchiati rivelò subito uno sguardo furbo e pungente. "Prego, prego venite avanti, ecco ci mettiamo qui", disse, indicando un tavolino rotondo di radica dove si trovavano penna, carta e un posacenere con la scritta di un ristorante della zona. Quel tipo, che Viane non aveva mai visto in faccia, cercava di darsi un'aria indifferente e inoffensiva nonostante si sentisse lontano un miglio che quello che stava per dire era frutto di un piano studiato e macinato chissà da quante notti  e giorni. Piero lo guardava con indifferenza mista a una certa compassione girando di tanto in tanto gli occhi tra i muri bianchi privi di quadri e di qualsiasi altra passione del padrone di casa così da far pensare che l'unico interesse di chi si aggirava in quel luogo fosse qualcosa di nascosto.  Intorno regnava un silenzio imbarazzante interrotto a tratti dal solo movimento delle tende di vecchio tulle che oscillavano nel vuoto  poi, di colpo, come avviene con un vulcano in eruzione, esplosero parole dette per ferire e infuocare chi si ritiene debole e la seduta divenne tempestosa. "Siete venuti per quella firmetta?",esclamò Greco sorridendo e fregandosi le mani convinto che  Piero fosse lì per cocludere la trattativa in corso. "Ma che bella crocerossina ti sei preso", ironizzò senza staccare gli occhi da Viane seduta su una zoppa poltroncina  con le braccia incrociate sulle ginocchia che subito tentò di coprire allungando l'orlo di pizzo antico che rifiniva l'elegante abitino.  Piero, senza rispondere alla provocazione  sistemandosi sulla carrozzina, come se fosse un trono, assunse quell'aria sicura che nelle occasioni estreme riusciva a far venire a galla. "Guardi che non siamo qui per la firma", precisò Viane  che invece non era riuscita a contenere la sua rabbia," ma per ribadirle che, io e mio marito, non siamo intenzionati a cederle quel terreno". Ci fu una lunga pausa, di quelle che durano un secondo ma che in realtà sembrano non finire mai, poi Piero fissando Greco diritto negli occhi intervenne con fermezza: "Greco quel terreno resta com'è. Da lì si gode la vista degli Hanbury e di uno spicchio di mare, sicuramente non è nostra intenzione cambiarne la destinazione d'uso. Viane ed io in futuro vorremmo farne un orto biodinamico. Lassù la terra è ricca proprio come quella di cui necessitano gli orti".  Con questa frase a Piero sembrò di essersi tolto un macigno dallo stomaco e il sole vivo che entrava da una finestra appena socchiusa della stanza gli rallegrò immediatamente il cuore. "Suvvia non far lo sciocco Piero con quel pezzo di terra non ci fai nulla e io sono pronto a pagartelo profumatamente". "Che commedia", sibilò Viane che nel frattempo aveva mutato l'espressione del suo volto divenendo arcigna e severa , "non ci stiamo e basta". Con quel basta  a Viane parve che da quel momento il mondo avrebbe avuto un altro odore con l'aria profumata di fiori e di spezie. Non si era mai trovata in una situazione analoga ma schierarsi dalla parte della natura e difenderla con i denti lo sentì come il nuovo scopo della sua vita accanto a Piero tanto che subito dopo  il suo sorriso sembrava che volasse intorno al viso. "Dai Piero non fare l'originale a tutti i costi. Pensa a tuo padre e a questa bella signora", ribattè Greco che seduto su una vecchia poltrona girevole iniziò a volteggiare nervosamente con una faccia mutata e gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa sottintendesse quell'arrogante impresario di provincia facendo il nome di suo padre e di sua moglie non fu immediatamente chiaro a Piero che di colpo si accalorò e voltò la sua carrozzina verso la porta d'uscita della stanza che dava direttamente sulla strada seguito immediatamente da Viane. La situazione sembrava definita per sempre ma le ultime parole di Greco facevano presupporre che la sfida non era terminata. L'estate nel Ponente ligure diveniva sempre più allegra e colorata, con orchestrine e mercatini a cielo aperto, e poichè il viaggio di nozze era ormai stato rinviato gli sposi decisero di godersi il piacere del mare e la pace del giardino che circondava la bella villa di Grimaldi da dove Viane architettava il suo nuovo stile di vita , ma una notte...          

lunedì 15 settembre 2014

Il geco

   
                                            Yacht all'ancora, acquarello di M. Spada

I più giovani scherzavano fra di loro e le gonne di seta delle donne svolazzavano al vento che fiero si alzava dal mare; ad un tratto ci fu un tramestio di voci accorate e Viane divenne pallida, sembrava svenisse, ma poi facendosi aria con le fruscianti pieghe del morbido abito tutto passò. Il ricatto di quei due malviventi, pronti a dar fuoco agli ulivi centenari di Piero se non avesse aderito ai voleri di Greco, aveva riacceso in Viane vecchi traumatizzanti ricordi, riportandola al giorno in cui un incendio doloso nella tenuta di campagna dei nonni, a Robecco sul Naviglio, si portò via anche la quercia che aveva tenuto a battesimo durante la Festa degli alberi. Intanto la notizia dei due intrusi che avevano minacciato Piero si sparse in breve tra gli invitati esterefatti facendolo divenire oggetto di grande curiosità. Il matrimonio con Viane, da tutti ammirata per la sua regale bellezza, sembrava essere già stato fonte di trasformazione e quel Piero, che i presenti conoscevano da tempo, ora appariva come trasfigurato: più sicuro, più deciso, non più solo il giovanotto ricco, bello e allo stesso tempo sfortunato ma l'uomo di campagna aristocratico che vuole salvare la sua terra e i suoi compaesani. In quella doccia di lodi che gli piombava addosso da ogni dove l'affascinante sposo iniziò a sguazzare e a sentire un richiamo verso un impegno nobile e sociale. Con la sua gente parlava in dialetto, scherzava promettendo di salvare mare e monti e, forse, tutto il Ponente. L'ombra di quel bau-bau di Greco che assoldando due poco di buono voleva far gioco con lui per costruire case e villette là dove crescevano ginestre, elicrisi e danzavano farfalle si allontanava innescando un nuovo progetto di vita. Era quasi l'alba e i novelli sposi, dopo aver salutato parenti, amici e compaesani, tornarono nella felice villa di Grimaldi. Ad accoglierli le prime luci flebili del giorno che rischiaravano il viale principale del giardino da dove si udiva la dolce pioggia degli zampilli che, dalla bocca di un antico putto, ricadevano in una fontanella. Lo yacht che il giorno seguente li avrebbe dovuti portare in crociera  per il Mediterraneo, insieme a Emma,Francesca e Sofia, restò fermo a galleggiare sul mare limpido attendendoli invano: il viaggio di nozze per ora poteva aspettare. Questa decisione, condivisa da Piero e Viane  nel lusso di una stanza da letto con un cielo affrescato, stava per aprire ad entrambi un nuovo sguardo sul loro futuro. "Il Ponente ligure parla al cuore", disse Viane al mattino aprendo gli occhi". Era bellissima e, mentre in lontananza si udiva il fragore del mare, al marito apparve ancora più bella da come mai l'avesse intravista nei suoi sogni. "Trascorreremo l'estate qui ", aggiunse lei sommergendolo con lo spumeggiante profumo di un eau de toilette dalle note fiorite che si era appena spruzzata,"voglio capire se è giunta l'ora di cambiare vita e professione, sento il bisogno di riavvicinarmi alla natura. Salvare le tue terre dalle mani di chi le vuole oltraggiare sarà fonte di gioia per chi un giorno si troverà ad ammirare questi luoghi. Avevo diciotto anni quando mi hanno bruciato l'albero che amavo tanto, eravamo come due fratelli cresciuti insieme , lui era il saggio mentre io ero quella con poco giudizio. Per me è come se adesso fosse giunto il momento del suo riscatto." Piero l'ascoltava in silenzio e osservando gli occhi di Viane che nel ricordo di quell'evento erano divenuti malinconici sentì che anche per lui qualcosa dentro stava cambiando. "Non ci crederai", disse quasi stranito dalla coincidenza di quel fatto appena raccontato dalla sua amata, "ma anch'io debbo riscattare un albero. Era un ulivo maestoso piantato dai miei il giorno in cui sono nato e doveva essere il primo di un'intera piantagione purtroppo quando quella terra su cui aveva messo radici passò per questioni ereditarie nelle mani di mio zio venne abbattuto. Insieme a lui  se ne andò la mia infanzia". Quella mattina il cielo era sgombro di nuvole e Piero, aprendo la finestra della stanza da letto dove ancora indugiavano scambiandosi baci e carezze, colse per la prima volta un paesaggio che ostentava tutte le proprie bellezze: il mare sullo sfondo era una macchia di un blu profondo. "Andiamo adesso da quel Greco a Ventimiglia, è lui che presto avrà paura di me, anzi di noi", affermò deciso. Ci arrivarono  verso mezzogiorno, la facciata della casa del corrotto impresario tuttofare assomigliava a lui , trascurata e insignificante. Un geco appostato al sole sopra il portone d'ingresso li guardava e a Piero apparve come il simbolo della Liguria da salvaguardare.              
                                 

martedì 9 settembre 2014

I terreni di Piero

                                                       Mentone,  acquerello di M.Spada
            
Cari lettori prima di portarvi nuovamente nel mondo imprevedibile di Viane e delle sue amiche vi rubo qualche istante per un piccolo break anticipandovi un segreto di moda. A Milano l'autunno-inverno 2014 -2015 sarà rosa o giù di lì. "Basta col grigio", sembra essere il passaparola delle belle donne milanesi, tanto apprezzate da Stendhal. La rentrèe è quindi cominciata dando colore al proprio guardaroba e non solo poichè la tendenza pare  abbia contagiato anche l'editoria con un ritorno al romanzo rosa a lieto fine. C'è voglia di leggerezza e la donna à la page la dichiara presentandosi in versione candy dalla testa ai piedi: il soffice cappottino rosa cipria di MAX & CO che sembra fatto apposta per pensare positivo, il maglioncino a scacchi Miu Miu ancora rosa, la borsa di Charlotte Olympia e i guanti, sì, proprio i guanti in pelle di agnello, molti dei quali color pastello, creati da Causse per Hermès, Vuitton e Chanel. E a proposito di guanti sarà una stagione in cui ne sentirete parlare spesso, tanto che alla fine non uscirete senza aver infilato, prima in una mano e poi nell'altra, questo accessorio che riporta al glamour dell'epoca d'oro di Hollywood. Chissà se questo ritorno non abbia anche il significato di riprendere il nostro tran-tran con "i guanti" vale a dire con prudenza  iniziando tuttavia a pensare che questa città ci sorride perchè dopo tutto io credo che esista ancora una "Milano sorridente". Ne volete la prova? Spingete la porta d'ingresso di Etro in via Montenapoleone e fatevi irradiare dal sorriso dei suoi commessi, andate a farvi un giro nella boutique di Biffi in corso Genova, prendetevi un caffè da Sissi in piazza Risorgimento, entrate alla Ponterosso in via Brera, dove regna l'entusiasmo della signora Nanda anima e core della sua galleria che quest'anno ha festeggiato quarant'anni di attività ,fatevi invitare ad una cena futurista in terrazza dalla pittrice Laura Tosca rifacendovi gli occhi con le sue opere piene di un'innata serenità,  oppure recatevi dal mio fruttivendolo. Lui,sempre alle prese con frutta e verdura da scaricare e mettere in bella mostra, come se di lì a poco dovessero entrare in un dipinto di Caravaggio,Arcimboldo o Renoir , incarna la memoria di quei venditori non di fumo ma di arrosto. Giuseppe, questo è il suo nome, mischiando la passione al buon umore e al tanto impegno, si è fatto una clientela di sciure,sciurette e gente comune, come me.  Questa è la Milano che vorrei e che forse tutti vorremmo. Se poi si desse una frenata alla gara fra coloro chiamati a costruire il grattacielo più alto e invece si pensasse a realizzare case con il tetto fatto a terrazzo, dove una volta si mettevano anche i fili di ferro per stendere la roba ad asciugare e dove oggi si potrebbe dar vita a un orto condiviso, mi piacerebbe ancora di più perchè significherebbe che scrittori come Italo Calvino hanno lasciato un segno. Lui sapeva che in ognuno di noi c'è un "Marcovaldo",un "Buon Selvaggio", che in mezzo alla città di cemento e asfalto va in cerca della natura e di una panchina per guardare la luna, "che era piena,grande sugli alberi e i tetti".

Un po' Marcovaldo lo era anche Piero, tuttavia questo suo tratto gli  rovinò la festa di nozze.
Avanzavano senza scrupoli quei due giovanotti che seppur vestiti alla moda non sapevano di nulla se non di una perversa malvagità. Sicuramente erano dei poco di buono, bravi ad infilarsi a feste e ricevimenti senza dare nell'occhio ma fingendosi amici o addirittura parenti. Fatto sta che, sfoggiando un elegante gessato bianco e blu e un paio di scarpe anch'esse bicolore, quei tipi si portarono ancora più vicino alla coppia di sposi che incredula li guardava. Sembrava avessero imparato bene la parte dei ricattatori e di coloro che sanno di poter essere forti coi deboli. La minaccia arrivò con mezze parole porgendola come un regalo di nozze da parte di un certo signore non presente ma che si sarebbe visto se non ci fosse stato un certo sgarro. "Ci manda Greco, l'impresario di Ventimiglia", disse il primo passandosi la mano viscida sulla testa rasata , poi l'altro che faceva da spalla aggiunse:"Ti ricordi di quel terreno che non hai voluto cedere? Che te ne fai ?Meglio sacrificare lui che quei magnifici ulivi che possiedi intorno alla Mortola e che piantò tuo nonno.Ora sono ancora belli , ma se prendono fuoco.. Domani Greco ti attende nel suo ufficio per la firma della cessione. Prima la metti e prima te ne vai in viaggio di nozze con questa bella signora. Non vorrai non andarci proprio vero?". Quel "vero" conteneva tutto, da una parte la vita e dall'altra la morte. I due spavaldi energumeni quindi girarono i tacchi delle lucide francesine bianche e nere con la punta screpolata e si allontanarono percorrendo la passerella del veliero che conduceva alla banchina . Si alzò un vento sottile e quegli uomini che si gongolavano nella loro arroganza giunti sulla spiaggia, tapezzata di conchiglie e di rotondi ciotoli bianchi come uova di tartarughe, si voltarono nuovamente indietro fissando la coppia per un'ultima volta con occhi aggressivi e minacciosi. Viane scambiò uno sguardo significativo con Piero poi, ritta accanto al marito, fece il cenno di dirgli qualcosa. "Chi ti minaccia Piero? Perchè lo fa? Cosa non mi hai detto?. "Vecchie ruggini", rispose lui buttando giù il rimanente cognac rimasto a metà nel bicchiere, "tempo fa ho avuto uno scontro verbale con questo Greco perchè non ho voluto vendergli un terreno di mia proprietà dove far passare una strada".  Parlavano con tono concitato quando alle loro spalle arrivarono anche i genitori di Piero che in lontananza avevano percepito la gravità della situazione. "Ti avevamo detto di firmare", gli ricordarono in coro, "guarda che quelli non scherzano, sono anche capaci di ammazzarti. Fare gli ambientalisti da queste parti non conviene". Due piccole fiamme aggressive si accesero sugli zigomi di Viane e anche le sue orecchie si colorarono di rosa. In quel frangente sentì che quei suoceri, tanto cari e gentili, forse nascondevano un aspetto troppo protettivo nei confronti del figlio che invece era un uomo forte e, a suo avviso, anche autonomo in primis nel pensiero . "Ci andiamo insieme da questo impresario di Ventimiglia. Non firmare, sii fedele ai tuoi valori e difendi la tua terra. Questo pezzo di costa di cui mi sono innamorata ora è anche un po' mio." Il vento aveva voltato allo scirocco e d'un tratto un rimpianto sconsolato appesantì il cuore di Viane.

domenica 31 agosto 2014

Matrimonio con sorpresa


                                             Grimaldi (Ventimiglia), acquarello di M. Spada

Il mattino dopo, sabato, Viane, svegliatasi, ricordò con piacere le ultime parole pronunciate da Piero la sera prima e non potè non sorridere. Si stirò per qualche istante nel bel letto, rivestito in tessuto provenzale giallo, dove aveva fatto sonni tranquilli e rigirandosi di qua e di là assaporò l'impareggiabile godimento delle croccanti lenzuola di lino che profumavano di lavanda. La luce abbagliante che giungeva da oltre le vetrate prometteva l'aprirsi di una giornata stupenda e Viane, come un allegro uccello marino che si alza nell'aria, si lasciò velocemente trasportare in un mondo di cui ancora non conosceva proprio tutto, tuttavia era certa che quel mondo era splendente di  nuova felicità. Fuori dalla camera intanto si udirono dei passi e una voce maschile,poi una femminile e delle risa.Viane pensò subito che si trattasse del personale della locanda indaffarato per le colazioni ma presto dovette ricredersi. "Sorpresa", le urlò dall'altra parte della porta una voce ben nota. "Non ci posso credere", esclamò Viane trovandosi di fronte l'amica Francesca che, accompagnata da Louis, reggeva tra le mani il bouquet di nozze appena ritirato, per conto di Piero, dal più noto stilista floreale di Montecarlo. "Tutto calcolato", aggiunse Francesca abbracciandola e baciandola ripetutamente sulla chioma castana, "Siamo arrivati così presto perchè Piero voleva che il suo bouquet ti giungesse di prima mattina insieme al biglietto che ti ha scritto . Sapeva che rientrando da Lione saremmo passati da Montecarlo e ha chiesto a noi di ritirarlo e consegnartelo,si sentiva più sicuro". Gli occhi di Viane restarono incantati di fronte a quel soffice capolavoro rinascimentale con le rose Iceberg chiuse tra foglie di banano e dove dolcezza e bellezza si fondevano tanto da strapparle alcune lacrime di gioia. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata quando nello stretto corridoio della stanza vide sbucare anche sua madre e suo padre. "E allora, non vuoi che all'altare ti conduca tuo papà?" Quella frase, pronunciata con affetto dall'uomo che solo da poche ore era riuscita a perdonare, le procurò quel senso di pace immensa che da tempo non provava più scoprendo il sentimento del rimpianto poichè in quell'istante le sembrò di aver sprecato troppo tempo lontano da chi le voleva bene. Quel giorno fu tutto un susseguirsi di sorprese con cesti di fiori inviati da chi non avrebbe mai immaginato e  un tam tam di messaggi e messaggini corredati di faccette commosse e sorridenti. Con il suo matrimonio Viane vide resuscitare  amici di vecchia data, pazienti, cugini e tutto quel mondo di affetti a cui teneva  o avrebbe voluto tenere e che spesso rammentava con rammarico come "fiori non colti".  Le ore antecedenti alla cerimonia passarono in fretta e alle diciassette e quindci una Lamborghini bianca, tutta bardata di candidi garofani, entrò nel cancello della riservata baia prendendo le sembianze di una carrozza coupé simile a quelle amate da Balzac. Come se stesse attraversando un giardino dipinto la sposa camminava verso l'auto con grazia esibendo sul volto un'entusiastico sorriso mentre un vento fresco la sospingeva trascinando con sè tutti i profumi della macchia circostante . Non era solo bella Viane era di più, era luminosa e la gioia  che aveva dentro la si leggeva nei suoi occhi che ora apparivano verdi come quel mare che le stava di fronte e che bonario la seguiva da lontano. Giunta davanti al piazzale della minuscola e romantica chiesetta, arroccata sul vecchio paesino di Grimaldi, Viane, stretta nel suo lungo abito bianco esaltato dalla raffinatezza di un piccolo diadema appoggiato sui lunghi capelli e appartenuto alla nonna contessa, arrivò all'altare. Il passaggio dal braccio del padre a quello di Piero avvenne con garbo e lui, tutto vestito di bianco, la guardò con un sorriso di intima soddisfazione. "Sembra di stare in un film", sussurrò Emma all'orecchio di Sofia aggiustandosi il delizioso fachinator di Chanel che le ciondolava dal capo. Nel silenzio della chiesa il rosso incendio del sole avvolgeva tutti quanti in un'ellissi d'amore.
Terminata la cerimonia Viane e Piero, finalmente marito e moglie, vennero colpiti festosamente da una pioggia di coriandoli a forma di cuore, poco dopo la festa in villa divenne lo spunto per radunare quasi l'intero piccolo paese che sotto le luci della sera prendeva le sembianze di un presepe. A mezzanotte, dopo il taglio della maestosa torta con brindisi e un bacio che prometteva amore eterno tra gli sposi,  iniziarono i fuochi e all'una un'orchestra gitana  accompagnò  col suono dei violini gli invitati fino a un veliero ancorato ai Balzi Rossi .I festeggiamenti proseguirono in un contesto dove tutto sembrava perfetto con i novelli coniugi che l'indomani sarebbero dovuti partire per la crociera di matrimonio ma....  "Sei tu Piero Borea?" Con questa domanda due uomini dall'aspetto minaccioso gli si avvicinarono fissandolo negli occhi azzurri improvvisamente atterriti. Piero, versando un bicchiere di cognac nell'acqua effervescente guardò Viane. Il cielo si stava rannuvolando e una dopo l'altra tutte le stelle parvero scomparire.