lunedì 1 dicembre 2014

Viane oltre le nuvole

                                     Barche al riposo, acquarello di M. Spads

In una valigia di Fendi, impreziosita dalle iniziali del suo nome, Francesca ci aveva messo tutto il suo mondo. Era più forte di lei non sottrarsi a questo rito tanto che, anche nel mezzo di una catastrofe,  non poteva fare a meno di portarsi appresso quasi l'intero guardaroba. Fu così che insieme ad Emma, fornita anche lei di trolley della griffe Vuitton custode di un'infinità di preziosi abitini, a due giorni dalla scomparsa di Viane, si mise in viaggio per raggiungere quanto prima Piero a Grimaldi. Sempre più sospettose e  maliziose non si convincevano all'idea che a Viane fosse accaduta una disgrazia e ancor di meno che qualcuno, per non si sa quale oscura ragione, l'avesse rapita e portata chissà dove. Per loro era  più facile nuovamente ipotizzare che l'amica, appena visto che la vita familiare non era soltanto un godimento d'amore, ne avesse combinata una delle sue e, pentita di quel suo matrimonio un po' sacrificato,  avesse scelto di ritirarsi in un luogo segreto. Di Viane, alla fine, avevano sempre colto il lato più superficiale,  tra loro amiche dopo tutto il  legante vero e proprio era solo quello shopping compulsivo che a turno le prendeva e quella loro ingarbugliata vita sentimentale dove anche le piccolezze acquistavano una incontrovertibile importanza. L'amicizia si perpetuava su basi abbastanza banali ma a modo loro si volevano bene tanto che ricordando l'ingenua gioia che si esprimeva sul rotondo del viso di Viane il giorno del suo matrimonio si misero quasi a piangere. " Speriamo che la ritrovino in fretta", farfugliarono  in coro intravedendo in lontananza il cartello con la freccia per Latte dove finalmente erano giunte e dove sarebbero state accolte da Sofia prima di recarsi tutte insieme nella villa di Piero a Grimaldi. "Non capisco cosa possa esserle accaduto ", riprese a dire Emma mentre Francesca guidando, per non farsi abbagliare dagli accecanti raggi del sole prepotente di Ponente, inforcava un paio di occhiali scuri in stile diva che le erano costati una fortuna, "nella nostra ultima conversazione telefonica già non era più la stessa", aggiunse ancora osservando, con un po' di invidia, i maestosi occhiali di Francesca scovati al Portobello di Londra , "ricordo che  a Milano, quando ci siamo incontrate in piazza della Scala pochi giorni antecedenti al suo matrimonio, lei mi venne incontro sfoggiando un'elegante Birkin di Hermès verde foresta. Era felice del suo nuovo costoso acquisto ora, invece, pare fuggire ad ogni forma di desiderio venale. Anche Piero attraverso le sue parole mi è parso diverso da come lo immaginavamo. Ora lo descriveva  un gentiluomo di campagna tutto orientato a salvare le sue terre". Emma si tolse l'originale cappellino che aveva sulla testa e sventagliandoselo su e giù a guisa di ventaglio, quasi per riprendersi da una sensazione simile a uno svenimento, posò gli occhi sul  paesaggio che veloce scorreva fuori dall'auto. "Fermati", urlò rivolgendosi a Francesca, "voglio annusare questa sottile aria di mare, mi fa rivivere e chissà che non faccia bene pure al mio bambino". Poi, accarezzandosi delicatamente il ventre appena ingrossato per via di quella gravidanza da mamma nubile della quale andava fiera, aggiunse:" Certo sono cambiati! Per me a tutti  e due è successo qualcosa di misterioso, qualcosa che non immaginiamo e che va oltre il loro amore. Hanno anche rinviato senza tanti ripensamenti quel viaggio di nozze tanto declamato". Questi pensieri erano preoccupanti come tutti quelli che  fanno comprendere le cose troppo tardi e il ricordo della coppia di allegri novelli sposi incominciò piano, piano nelle loro menti a sbiadirsi. Giunte nel villino di Sofia, arrampicato in un punto strategico di Latte e molto simile a un romantico cottage inglese dove danzavano al ritmo di un vento ballerino campanelle candide e stellate di vivi fiori gialli,  le domande e  gli interrogativi sulla metamorfosi di Viane proseguirono attraverso le considerazioni di Sofia. "Succede, succede a molti che vengono da queste parti", prese a erudirle lei col suo solito fare da filosofa . "chi arriva in questa lingua del Ponente Ligure spesso è vittima di una catarsi . Sarà il vento, che quando è forte attraversa persino l'anima,  oppure questo mare o questo cielo blu e infinito a un tratto è come se una voce ti implorasse di fermarti e  la tua vita intera improvvisamente prende una svolta senza una specifica ragione. Ci si perde seguendo il volo di un uccello e poi  si scoprono spiaggette a forma di triangolo dalla sabbia rosa che si raggiungono solo a piedi nudi. Là dove la solitudine fa uno spazio enorme è facile scegliere la strada che porta verso la libertà". Sofia si fermò un attimo, capiva di narrare cose che ancora non potevano giungere al cuore delle amiche. Ci vuole tempo per assapore l'intimità di un luogo pensò guardandole con affettuosa compassione poi, osservandole con sguardo pensieroso, come si fa scrutando un cielo pieno di nuvole ed insieme il loro cammino, ritornò a fare l'analisi di Viane osservando:" Anche Viane deve essere rimasta sedotta dalla forza di questo mare,dal profumo degli elicrisi che arriva quando meno te lo aspetti insieme a un pennacchiolo argenteo strappato dal vento a un fiore nato per caso su uno scoglio regalando a chi lo riceve una felicità mai trovata e un senso di liberazione."  Francesca ed Emma compirono un passo indietro e appartandosi sotto la pergola di un folto glicine bianco si confidarono che anche Sofia era diversa da come solitamente la percepivano in città. Pareva meno angosciata ma molto distante , forse anche troppo, da quel genere di vita che le aveva sempre unite. Ma per loro era inconfutabile: la vera felicità era solo dietro le vetrine di Milano. Intanto poco lontano, in una località non ancora nota, Viane si ritrovava in un mondo sopito lontano dal mare di cui tuttavia, in certi istanti, ne percepiva un leggero sentore, quasi gli spruzzi delle onde si divertissero a raggiungere le vette conferendo al profumo del bosco qualche capricciosa nota salina. Catapultata in un cordone montuoso ignoto lei e Brando non distinguevano più quale fosse il sogno e quale la realtà. Accadde allora che dopo quell'incontro con le streghe si ritrovassero nel loro giaciglio mezzi storditi. "Brando cosa è successo questa notte? Eri anche tu con me sotto un grande noce mentre si compivano sortilegi di ogni tipo?". Iniziò così tra lei e il ragazzo una curiosa conversazione dove entrambi non sapevano più se veramente fossero andati in una località denominata Lagodegnu o l'avessero solo sognato e poi c'era quel cervo guida che entrambi ricordavano per via di quegli occhi dolci e quasi umani . "Certo che c'ero!", rispose senza esitazione Brando, " rammento anche il bel volto luminoso di Isotta che parlava di un seme che ci donerà e che salverà il mondo. Una certa Peirina ha anche profetizzato che io diverrò un grande poeta. Chissà? Se mai questo si avverasse giuro che ti sarò per sempre grato perchè se non avessi partecipato al tuo rapimento questo  mio desiderio, che solo tu conosci,  non si sarebbe mai realizzato". Si sfregarono gli occhi  e nonostante fuori albeggiasse e il cielo fosse macchiato di un rosa tenue, come se un pittore vi avesse intinto ripetutamente qua e là il suo pennello, loro piombarono in un sonno profondo. Si svegliarono con il sole in faccia, intorno a mezzogiorno, trovando  nelle loro mani strette a pugno un seme che sembrava una pepita d'oro. Stupiti lo rigirarono più volte tra le dita muovendolo in tutte le possibili direzioni finchè udirono prima un suono lieve, poi un mormorio, infine un coro di voci femminili che dopo aver pronunciato frasi misteriose intimò:" Stanotte vi attendiamo alla Ciàn der préve". (continua)                  

                                      

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