Quella mattina per Viane il risveglio fu strano e fu strano anche per Brando. Gli sembrava aver sognato di essere stato condotto, attraverso un sentiero stretto e sinuoso, in un luogo montuoso dove vivevano donne dalla fama misteriosa che, in una lingua di difficile collocazione, parlavano a turno di fatti e misfatti accaduti in tempi lontani. Lì, in questa specie di Sabba, stavano preparando un incantesimo. Discorrevano danzando e tenendosi per mano, vaticinando, ora con fanfaluche, ora con frasi senza senso, orrori, cataclismi e anche una vendetta Avevano tutte la testa rasata, il volto imbrattato di fuliggine, i piedi scalzi e il corpo segnato da profonde bruciature. Le loro voci a volte erano nitide e delicate come quelle delle fate, altre sprezzanti e dure, quasi di rimprovero, come se al loro posto parlasse il diavolo o quel famiglio che si portavano sempre appresso. A un certo punto accaddero diverse cose tutte insieme e da un vecchio calderone, con il fuoco dentro, si videro uscire zanpilli di acqua nera, pezzi di carbone, petardi simili alla lava, gatti neri, topi, uccelli notturni, grottesche creature. All'improvviso, da una nuvola bianca, si materializzarono prelati,giudici, uomini di potere, imbroglioni e una folla di altri signorotti di campagna che, dopo aver imprecato e chiesto pietà, venivano affidati alla strega dai poteri più potenti che, con il solo sguardo, li trascinava in una roccaforte infestata da mostri e animali abominevoli per poi abbandonarli al loro straziante destino. "Che paura stanotte", confidò ingenuamente Brando a Viane mentre usciva dal suo giaciglio tutto scombinato per via di quella notte di terrore che voleva a tutti i costi raccontare giusto per capire se il suo sogno non fosse invece realtà. "Che paura, anch'io ", non esitò a ripetere Viane. "Vuoi vedere che abbiamo avuto gli stessi incubi?" Prese a precisare guardandosi intorno per capire dove si trovasse e se quel che aveva sognato durante quella sua prima nottata da sequestrata fosse frutto di qualche allucinogeno somministratole per farla addormentare. "Delle donne mi sputavano in faccia e mi dicevano di liberarti ", riprese a raccontare Brando ricordandosi di essersi addormentato quella sera con in mano il Macbeth di Shakespeare. "Forse mi sono fatto influenzare dalle mie letture serali", sottolineò cercando di camuffare l'appena dichiarata inquietudine. Sai a volte i sogni sembrano rapirci. Quello che ho appena fatto pareva realtà anche se ciò che accadeva era quasi inverosimile. Il bosco dove mi trovavo era oscuro e tenebroso come questo che sta qui intorno. Ogni tanto si udivano gli stessi odori inebrianti che dopo il tramonto si elevano da queste valli, gli stessi rovi, le stesse erbacce, gli stessi calpestii, lo stesso svolazzare di uccelli inquietanti. Ah, chissà se qui in giro esistono ancora maghi e streghe! A volte penso che mi piacerebbe fare parte di una setta magica e scoprire se veramente sono figlio di quella che dice di essere mia madre, siamo così diversi". " Questo non sarà un luogo stregato?", insinuò Viane guardando il ragazzo che , grazie a quel sogno,era diventato ormai più complice che nemico. " Quelle donne che io ho sognato però avevano anche l'aspetto delle fate. Mi spiegavano, con voce convulsa, che con i loro poteri potevano far grandinare o nevicare ma che avevano la facoltà anche di salvare il mondo dalla fame. Il seme che mi volevano consegnare sarebbe servito per sfamarlo. Ora, ti prego, dimmi dove ci troviamo?"Ricominciò a chiedergli sperando di avergli insinuato la paura di essere in un posto infestato dove si fanno incanti e legature. "Non posso dirtelo, non mi è concesso dal mio capo", ripetè il ragazzo con tono irremovibile. Poi mentre da fuori si udì come una diabolica risata il catenaccio della porta iniziò a vibrare, poi a scricchiolare e intorno si sparse un odore di fuoco e di erbe medicamentose. Fu un attimo e intanto che Brando guardava esterefatto verso quel portoncino fatto con assi di montagna quello si aprì. Per un po' entrambi rimasero in silenzio, ora in quel vecchio casolare le loro vite parevano governate da un sortilegio. " La faccio uscire, la faccio uscire! ", urlò il ragazzo spaventato fissando Viane perplessa ma anche incuriosita. A quel punto, non fosse stato per quei soldi promessi e ancora da riscuotere, lui se la sarebbe data a gambe filate fuggendo il più lontano possibile da lì. "Non avere paura, non scappo, voglio solo capire cosa ci sta succedendo."Lo rassicurò Viane . Uscirono insieme, mano nella mano, il vento li avvolgeva trascinando con sè tutto il profumo di quel mondo di elfi e folletti che sembrava stare lì attorno. A Viane non pareva vero di respirare quell'aria soffice che, come una sinfonia, si elevava grandiosa quasi a voler presagire che le forze oscure stavano per lasciare il posto a una nuova stagione di portenti. Con gli occhi ancora appannati dal buio della vecchia stanza in cui aveva trascorso la notte e parte del giorno lei, come una ninfa, si ritrovò in un bosco incantato. In una marmaglia di ortiche, di felci, d'avene selvatiche, d'amaranti e di gramiglie, pur non sapendo dove si trovasse,provò quel nuovo gusto per la vita che da tempo stava cercando. C'era confusione in quella marmaglia di piante, pari a quella che da tempo regnava dentro il suo animo, ma per ritrovare la pace bastava guardarsi intorno. La felicità era in quei ciuffetti di fiori bianchi portati via dal vento che le stavano davanti , tra quei pennacchioli argentei e soavi che si inchinavano alla brezza del mattino e ancora tra le campanelle candide e molli che spenzolavano dalla cima di un masso. Brando la osservava e in quella mescolanza di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori provò un senso di commozione. Una voce lontana sussurrò : " Questa notte venite da noi, vi attendiamo sotto i noci ". (continua)
domenica 16 novembre 2014
Viane e i misteri della montagna
Vicolo, acqarello su carta di M. Spada
Quella mattina per Viane il risveglio fu strano e fu strano anche per Brando. Gli sembrava aver sognato di essere stato condotto, attraverso un sentiero stretto e sinuoso, in un luogo montuoso dove vivevano donne dalla fama misteriosa che, in una lingua di difficile collocazione, parlavano a turno di fatti e misfatti accaduti in tempi lontani. Lì, in questa specie di Sabba, stavano preparando un incantesimo. Discorrevano danzando e tenendosi per mano, vaticinando, ora con fanfaluche, ora con frasi senza senso, orrori, cataclismi e anche una vendetta Avevano tutte la testa rasata, il volto imbrattato di fuliggine, i piedi scalzi e il corpo segnato da profonde bruciature. Le loro voci a volte erano nitide e delicate come quelle delle fate, altre sprezzanti e dure, quasi di rimprovero, come se al loro posto parlasse il diavolo o quel famiglio che si portavano sempre appresso. A un certo punto accaddero diverse cose tutte insieme e da un vecchio calderone, con il fuoco dentro, si videro uscire zanpilli di acqua nera, pezzi di carbone, petardi simili alla lava, gatti neri, topi, uccelli notturni, grottesche creature. All'improvviso, da una nuvola bianca, si materializzarono prelati,giudici, uomini di potere, imbroglioni e una folla di altri signorotti di campagna che, dopo aver imprecato e chiesto pietà, venivano affidati alla strega dai poteri più potenti che, con il solo sguardo, li trascinava in una roccaforte infestata da mostri e animali abominevoli per poi abbandonarli al loro straziante destino. "Che paura stanotte", confidò ingenuamente Brando a Viane mentre usciva dal suo giaciglio tutto scombinato per via di quella notte di terrore che voleva a tutti i costi raccontare giusto per capire se il suo sogno non fosse invece realtà. "Che paura, anch'io ", non esitò a ripetere Viane. "Vuoi vedere che abbiamo avuto gli stessi incubi?" Prese a precisare guardandosi intorno per capire dove si trovasse e se quel che aveva sognato durante quella sua prima nottata da sequestrata fosse frutto di qualche allucinogeno somministratole per farla addormentare. "Delle donne mi sputavano in faccia e mi dicevano di liberarti ", riprese a raccontare Brando ricordandosi di essersi addormentato quella sera con in mano il Macbeth di Shakespeare. "Forse mi sono fatto influenzare dalle mie letture serali", sottolineò cercando di camuffare l'appena dichiarata inquietudine. Sai a volte i sogni sembrano rapirci. Quello che ho appena fatto pareva realtà anche se ciò che accadeva era quasi inverosimile. Il bosco dove mi trovavo era oscuro e tenebroso come questo che sta qui intorno. Ogni tanto si udivano gli stessi odori inebrianti che dopo il tramonto si elevano da queste valli, gli stessi rovi, le stesse erbacce, gli stessi calpestii, lo stesso svolazzare di uccelli inquietanti. Ah, chissà se qui in giro esistono ancora maghi e streghe! A volte penso che mi piacerebbe fare parte di una setta magica e scoprire se veramente sono figlio di quella che dice di essere mia madre, siamo così diversi". " Questo non sarà un luogo stregato?", insinuò Viane guardando il ragazzo che , grazie a quel sogno,era diventato ormai più complice che nemico. " Quelle donne che io ho sognato però avevano anche l'aspetto delle fate. Mi spiegavano, con voce convulsa, che con i loro poteri potevano far grandinare o nevicare ma che avevano la facoltà anche di salvare il mondo dalla fame. Il seme che mi volevano consegnare sarebbe servito per sfamarlo. Ora, ti prego, dimmi dove ci troviamo?"Ricominciò a chiedergli sperando di avergli insinuato la paura di essere in un posto infestato dove si fanno incanti e legature. "Non posso dirtelo, non mi è concesso dal mio capo", ripetè il ragazzo con tono irremovibile. Poi mentre da fuori si udì come una diabolica risata il catenaccio della porta iniziò a vibrare, poi a scricchiolare e intorno si sparse un odore di fuoco e di erbe medicamentose. Fu un attimo e intanto che Brando guardava esterefatto verso quel portoncino fatto con assi di montagna quello si aprì. Per un po' entrambi rimasero in silenzio, ora in quel vecchio casolare le loro vite parevano governate da un sortilegio. " La faccio uscire, la faccio uscire! ", urlò il ragazzo spaventato fissando Viane perplessa ma anche incuriosita. A quel punto, non fosse stato per quei soldi promessi e ancora da riscuotere, lui se la sarebbe data a gambe filate fuggendo il più lontano possibile da lì. "Non avere paura, non scappo, voglio solo capire cosa ci sta succedendo."Lo rassicurò Viane . Uscirono insieme, mano nella mano, il vento li avvolgeva trascinando con sè tutto il profumo di quel mondo di elfi e folletti che sembrava stare lì attorno. A Viane non pareva vero di respirare quell'aria soffice che, come una sinfonia, si elevava grandiosa quasi a voler presagire che le forze oscure stavano per lasciare il posto a una nuova stagione di portenti. Con gli occhi ancora appannati dal buio della vecchia stanza in cui aveva trascorso la notte e parte del giorno lei, come una ninfa, si ritrovò in un bosco incantato. In una marmaglia di ortiche, di felci, d'avene selvatiche, d'amaranti e di gramiglie, pur non sapendo dove si trovasse,provò quel nuovo gusto per la vita che da tempo stava cercando. C'era confusione in quella marmaglia di piante, pari a quella che da tempo regnava dentro il suo animo, ma per ritrovare la pace bastava guardarsi intorno. La felicità era in quei ciuffetti di fiori bianchi portati via dal vento che le stavano davanti , tra quei pennacchioli argentei e soavi che si inchinavano alla brezza del mattino e ancora tra le campanelle candide e molli che spenzolavano dalla cima di un masso. Brando la osservava e in quella mescolanza di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori provò un senso di commozione. Una voce lontana sussurrò : " Questa notte venite da noi, vi attendiamo sotto i noci ". (continua)
Quella mattina per Viane il risveglio fu strano e fu strano anche per Brando. Gli sembrava aver sognato di essere stato condotto, attraverso un sentiero stretto e sinuoso, in un luogo montuoso dove vivevano donne dalla fama misteriosa che, in una lingua di difficile collocazione, parlavano a turno di fatti e misfatti accaduti in tempi lontani. Lì, in questa specie di Sabba, stavano preparando un incantesimo. Discorrevano danzando e tenendosi per mano, vaticinando, ora con fanfaluche, ora con frasi senza senso, orrori, cataclismi e anche una vendetta Avevano tutte la testa rasata, il volto imbrattato di fuliggine, i piedi scalzi e il corpo segnato da profonde bruciature. Le loro voci a volte erano nitide e delicate come quelle delle fate, altre sprezzanti e dure, quasi di rimprovero, come se al loro posto parlasse il diavolo o quel famiglio che si portavano sempre appresso. A un certo punto accaddero diverse cose tutte insieme e da un vecchio calderone, con il fuoco dentro, si videro uscire zanpilli di acqua nera, pezzi di carbone, petardi simili alla lava, gatti neri, topi, uccelli notturni, grottesche creature. All'improvviso, da una nuvola bianca, si materializzarono prelati,giudici, uomini di potere, imbroglioni e una folla di altri signorotti di campagna che, dopo aver imprecato e chiesto pietà, venivano affidati alla strega dai poteri più potenti che, con il solo sguardo, li trascinava in una roccaforte infestata da mostri e animali abominevoli per poi abbandonarli al loro straziante destino. "Che paura stanotte", confidò ingenuamente Brando a Viane mentre usciva dal suo giaciglio tutto scombinato per via di quella notte di terrore che voleva a tutti i costi raccontare giusto per capire se il suo sogno non fosse invece realtà. "Che paura, anch'io ", non esitò a ripetere Viane. "Vuoi vedere che abbiamo avuto gli stessi incubi?" Prese a precisare guardandosi intorno per capire dove si trovasse e se quel che aveva sognato durante quella sua prima nottata da sequestrata fosse frutto di qualche allucinogeno somministratole per farla addormentare. "Delle donne mi sputavano in faccia e mi dicevano di liberarti ", riprese a raccontare Brando ricordandosi di essersi addormentato quella sera con in mano il Macbeth di Shakespeare. "Forse mi sono fatto influenzare dalle mie letture serali", sottolineò cercando di camuffare l'appena dichiarata inquietudine. Sai a volte i sogni sembrano rapirci. Quello che ho appena fatto pareva realtà anche se ciò che accadeva era quasi inverosimile. Il bosco dove mi trovavo era oscuro e tenebroso come questo che sta qui intorno. Ogni tanto si udivano gli stessi odori inebrianti che dopo il tramonto si elevano da queste valli, gli stessi rovi, le stesse erbacce, gli stessi calpestii, lo stesso svolazzare di uccelli inquietanti. Ah, chissà se qui in giro esistono ancora maghi e streghe! A volte penso che mi piacerebbe fare parte di una setta magica e scoprire se veramente sono figlio di quella che dice di essere mia madre, siamo così diversi". " Questo non sarà un luogo stregato?", insinuò Viane guardando il ragazzo che , grazie a quel sogno,era diventato ormai più complice che nemico. " Quelle donne che io ho sognato però avevano anche l'aspetto delle fate. Mi spiegavano, con voce convulsa, che con i loro poteri potevano far grandinare o nevicare ma che avevano la facoltà anche di salvare il mondo dalla fame. Il seme che mi volevano consegnare sarebbe servito per sfamarlo. Ora, ti prego, dimmi dove ci troviamo?"Ricominciò a chiedergli sperando di avergli insinuato la paura di essere in un posto infestato dove si fanno incanti e legature. "Non posso dirtelo, non mi è concesso dal mio capo", ripetè il ragazzo con tono irremovibile. Poi mentre da fuori si udì come una diabolica risata il catenaccio della porta iniziò a vibrare, poi a scricchiolare e intorno si sparse un odore di fuoco e di erbe medicamentose. Fu un attimo e intanto che Brando guardava esterefatto verso quel portoncino fatto con assi di montagna quello si aprì. Per un po' entrambi rimasero in silenzio, ora in quel vecchio casolare le loro vite parevano governate da un sortilegio. " La faccio uscire, la faccio uscire! ", urlò il ragazzo spaventato fissando Viane perplessa ma anche incuriosita. A quel punto, non fosse stato per quei soldi promessi e ancora da riscuotere, lui se la sarebbe data a gambe filate fuggendo il più lontano possibile da lì. "Non avere paura, non scappo, voglio solo capire cosa ci sta succedendo."Lo rassicurò Viane . Uscirono insieme, mano nella mano, il vento li avvolgeva trascinando con sè tutto il profumo di quel mondo di elfi e folletti che sembrava stare lì attorno. A Viane non pareva vero di respirare quell'aria soffice che, come una sinfonia, si elevava grandiosa quasi a voler presagire che le forze oscure stavano per lasciare il posto a una nuova stagione di portenti. Con gli occhi ancora appannati dal buio della vecchia stanza in cui aveva trascorso la notte e parte del giorno lei, come una ninfa, si ritrovò in un bosco incantato. In una marmaglia di ortiche, di felci, d'avene selvatiche, d'amaranti e di gramiglie, pur non sapendo dove si trovasse,provò quel nuovo gusto per la vita che da tempo stava cercando. C'era confusione in quella marmaglia di piante, pari a quella che da tempo regnava dentro il suo animo, ma per ritrovare la pace bastava guardarsi intorno. La felicità era in quei ciuffetti di fiori bianchi portati via dal vento che le stavano davanti , tra quei pennacchioli argentei e soavi che si inchinavano alla brezza del mattino e ancora tra le campanelle candide e molli che spenzolavano dalla cima di un masso. Brando la osservava e in quella mescolanza di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori provò un senso di commozione. Una voce lontana sussurrò : " Questa notte venite da noi, vi attendiamo sotto i noci ". (continua)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento