martedì 9 settembre 2014

I terreni di Piero

                                                       Mentone,  acquerello di M.Spada
            
Cari lettori prima di portarvi nuovamente nel mondo imprevedibile di Viane e delle sue amiche vi rubo qualche istante per un piccolo break anticipandovi un segreto di moda. A Milano l'autunno-inverno 2014 -2015 sarà rosa o giù di lì. "Basta col grigio", sembra essere il passaparola delle belle donne milanesi, tanto apprezzate da Stendhal. La rentrèe è quindi cominciata dando colore al proprio guardaroba e non solo poichè la tendenza pare  abbia contagiato anche l'editoria con un ritorno al romanzo rosa a lieto fine. C'è voglia di leggerezza e la donna à la page la dichiara presentandosi in versione candy dalla testa ai piedi: il soffice cappottino rosa cipria di MAX & CO che sembra fatto apposta per pensare positivo, il maglioncino a scacchi Miu Miu ancora rosa, la borsa di Charlotte Olympia e i guanti, sì, proprio i guanti in pelle di agnello, molti dei quali color pastello, creati da Causse per Hermès, Vuitton e Chanel. E a proposito di guanti sarà una stagione in cui ne sentirete parlare spesso, tanto che alla fine non uscirete senza aver infilato, prima in una mano e poi nell'altra, questo accessorio che riporta al glamour dell'epoca d'oro di Hollywood. Chissà se questo ritorno non abbia anche il significato di riprendere il nostro tran-tran con "i guanti" vale a dire con prudenza  iniziando tuttavia a pensare che questa città ci sorride perchè dopo tutto io credo che esista ancora una "Milano sorridente". Ne volete la prova? Spingete la porta d'ingresso di Etro in via Montenapoleone e fatevi irradiare dal sorriso dei suoi commessi, andate a farvi un giro nella boutique di Biffi in corso Genova, prendetevi un caffè da Sissi in piazza Risorgimento, entrate alla Ponterosso in via Brera, dove regna l'entusiasmo della signora Nanda anima e core della sua galleria che quest'anno ha festeggiato quarant'anni di attività ,fatevi invitare ad una cena futurista in terrazza dalla pittrice Laura Tosca rifacendovi gli occhi con le sue opere piene di un'innata serenità,  oppure recatevi dal mio fruttivendolo. Lui,sempre alle prese con frutta e verdura da scaricare e mettere in bella mostra, come se di lì a poco dovessero entrare in un dipinto di Caravaggio,Arcimboldo o Renoir , incarna la memoria di quei venditori non di fumo ma di arrosto. Giuseppe, questo è il suo nome, mischiando la passione al buon umore e al tanto impegno, si è fatto una clientela di sciure,sciurette e gente comune, come me.  Questa è la Milano che vorrei e che forse tutti vorremmo. Se poi si desse una frenata alla gara fra coloro chiamati a costruire il grattacielo più alto e invece si pensasse a realizzare case con il tetto fatto a terrazzo, dove una volta si mettevano anche i fili di ferro per stendere la roba ad asciugare e dove oggi si potrebbe dar vita a un orto condiviso, mi piacerebbe ancora di più perchè significherebbe che scrittori come Italo Calvino hanno lasciato un segno. Lui sapeva che in ognuno di noi c'è un "Marcovaldo",un "Buon Selvaggio", che in mezzo alla città di cemento e asfalto va in cerca della natura e di una panchina per guardare la luna, "che era piena,grande sugli alberi e i tetti".

Un po' Marcovaldo lo era anche Piero, tuttavia questo suo tratto gli  rovinò la festa di nozze.
Avanzavano senza scrupoli quei due giovanotti che seppur vestiti alla moda non sapevano di nulla se non di una perversa malvagità. Sicuramente erano dei poco di buono, bravi ad infilarsi a feste e ricevimenti senza dare nell'occhio ma fingendosi amici o addirittura parenti. Fatto sta che, sfoggiando un elegante gessato bianco e blu e un paio di scarpe anch'esse bicolore, quei tipi si portarono ancora più vicino alla coppia di sposi che incredula li guardava. Sembrava avessero imparato bene la parte dei ricattatori e di coloro che sanno di poter essere forti coi deboli. La minaccia arrivò con mezze parole porgendola come un regalo di nozze da parte di un certo signore non presente ma che si sarebbe visto se non ci fosse stato un certo sgarro. "Ci manda Greco, l'impresario di Ventimiglia", disse il primo passandosi la mano viscida sulla testa rasata , poi l'altro che faceva da spalla aggiunse:"Ti ricordi di quel terreno che non hai voluto cedere? Che te ne fai ?Meglio sacrificare lui che quei magnifici ulivi che possiedi intorno alla Mortola e che piantò tuo nonno.Ora sono ancora belli , ma se prendono fuoco.. Domani Greco ti attende nel suo ufficio per la firma della cessione. Prima la metti e prima te ne vai in viaggio di nozze con questa bella signora. Non vorrai non andarci proprio vero?". Quel "vero" conteneva tutto, da una parte la vita e dall'altra la morte. I due spavaldi energumeni quindi girarono i tacchi delle lucide francesine bianche e nere con la punta screpolata e si allontanarono percorrendo la passerella del veliero che conduceva alla banchina . Si alzò un vento sottile e quegli uomini che si gongolavano nella loro arroganza giunti sulla spiaggia, tapezzata di conchiglie e di rotondi ciotoli bianchi come uova di tartarughe, si voltarono nuovamente indietro fissando la coppia per un'ultima volta con occhi aggressivi e minacciosi. Viane scambiò uno sguardo significativo con Piero poi, ritta accanto al marito, fece il cenno di dirgli qualcosa. "Chi ti minaccia Piero? Perchè lo fa? Cosa non mi hai detto?. "Vecchie ruggini", rispose lui buttando giù il rimanente cognac rimasto a metà nel bicchiere, "tempo fa ho avuto uno scontro verbale con questo Greco perchè non ho voluto vendergli un terreno di mia proprietà dove far passare una strada".  Parlavano con tono concitato quando alle loro spalle arrivarono anche i genitori di Piero che in lontananza avevano percepito la gravità della situazione. "Ti avevamo detto di firmare", gli ricordarono in coro, "guarda che quelli non scherzano, sono anche capaci di ammazzarti. Fare gli ambientalisti da queste parti non conviene". Due piccole fiamme aggressive si accesero sugli zigomi di Viane e anche le sue orecchie si colorarono di rosa. In quel frangente sentì che quei suoceri, tanto cari e gentili, forse nascondevano un aspetto troppo protettivo nei confronti del figlio che invece era un uomo forte e, a suo avviso, anche autonomo in primis nel pensiero . "Ci andiamo insieme da questo impresario di Ventimiglia. Non firmare, sii fedele ai tuoi valori e difendi la tua terra. Questo pezzo di costa di cui mi sono innamorata ora è anche un po' mio." Il vento aveva voltato allo scirocco e d'un tratto un rimpianto sconsolato appesantì il cuore di Viane.

1 commento:

  1. Ciao Gabriella e grazie di avermi citata.
    Ti sono veramente grata.La tua scrittura
    scivola veloce come una barca che, nel
    silenzio, con leggerezza e maestria ti
    conduce in angoli pittoreschi e ti permette
    di vedere paesaggi stupendi.

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