domenica 28 settembre 2014

L'orto di Piero


                                                Liguria bella, acquarello di Maurizio Spada

Cari lettori prima che si apra il portone della casa  di Greco voglio suggerirvi due trend di moda che nell'ambiente meneghino,insieme al cappottino senza maniche come quello di Max Mara,hanno fatto tornare il sorriso anche alle più annoiate it -girl sempre alla ricerca di un quid che le contraddistingua: Cari monorecchino e cappello. Entrambi esagerati sono loro l'incipit con cui  dare avvio a un refresh style del proprio guardaroba. Quindi un solo lungo orecchino ma esagerato come quello di Céline o di Louis Vuitton, visti nelle passerelle, dopo di che, facendo un balzo nell'inverno che verrà, preparatevi a fronteggiarlo con un signor cappello. E' lui il sovrano degli accessori moda di quest'anno, grande e a bombetta come quello di Emporio Armani, nero e piumato come quello di Lanvin oppure a tesa larga come quello voluto da Tod's e che sicuramente farà tendenza . Ancora una volta tanto di cappello a questi stilisti che con i loro tocchi, di stagione in stagione, disegnano nuove storie di donne. Chissà se per l'EXPO, di cui già si respira un gran fermento, non ne emerga una che stia al passo con quelle che hanno attraversato l'ottocento o il secolo breve, ovvero una Maffei, una Sarfatti o una Boschi Di Stefano. Oggi, come ieri, queste mecenati in gonnella potrebbero dar voce ad artisti  molto riservati. La lista è lunga e nella Milano sorridente chi ha occhi per vedere e sentire spesso inciampa in pittori, scrittori e musicisti che gli illuminano la giornata. Qualche nome? Chiara Luraghi, pittrice, Sivia Venuti, poetessa, Federico Bock, scrittore, Rolando Mastrodonato, cantautore. A loro chapeau!

Era una giornata magnifica con il sole che fa dimenticare tutte le disgrazie e senza sapere perchè ci si sente più ottimisti, il cielo azzurro scintillava . Viane quella mattina indossava un vestitino di seta cangiante color acqua di mare e dovendo dare coraggio a Piero alla fine aveva dimenticato la sua agitazione interna anche se le sue guance erano più rosse del solito. Intanto davanti al portone dello studio di Greco attendevano insieme trepidanti che qualcuno li facesse entrare. Poco dopo l'ingresso si spalancò automaticamente e dietro, in una stanza angusta, comparve l'uomo perfido, definito in tutto il circondario come un prepotente guastafeste. "Buon giorno", esclamò Greco accogliendo entrambi con un sorriso canzonatorio. Era un bell'uomo, alto, slanciato e con grossi bicipiti tatuati  che pareva esibire con orgoglio ma quando si tolse gli occhiali scuri e specchiati rivelò subito uno sguardo furbo e pungente. "Prego, prego venite avanti, ecco ci mettiamo qui", disse, indicando un tavolino rotondo di radica dove si trovavano penna, carta e un posacenere con la scritta di un ristorante della zona. Quel tipo, che Viane non aveva mai visto in faccia, cercava di darsi un'aria indifferente e inoffensiva nonostante si sentisse lontano un miglio che quello che stava per dire era frutto di un piano studiato e macinato chissà da quante notti  e giorni. Piero lo guardava con indifferenza mista a una certa compassione girando di tanto in tanto gli occhi tra i muri bianchi privi di quadri e di qualsiasi altra passione del padrone di casa così da far pensare che l'unico interesse di chi si aggirava in quel luogo fosse qualcosa di nascosto.  Intorno regnava un silenzio imbarazzante interrotto a tratti dal solo movimento delle tende di vecchio tulle che oscillavano nel vuoto  poi, di colpo, come avviene con un vulcano in eruzione, esplosero parole dette per ferire e infuocare chi si ritiene debole e la seduta divenne tempestosa. "Siete venuti per quella firmetta?",esclamò Greco sorridendo e fregandosi le mani convinto che  Piero fosse lì per cocludere la trattativa in corso. "Ma che bella crocerossina ti sei preso", ironizzò senza staccare gli occhi da Viane seduta su una zoppa poltroncina  con le braccia incrociate sulle ginocchia che subito tentò di coprire allungando l'orlo di pizzo antico che rifiniva l'elegante abitino.  Piero, senza rispondere alla provocazione  sistemandosi sulla carrozzina, come se fosse un trono, assunse quell'aria sicura che nelle occasioni estreme riusciva a far venire a galla. "Guardi che non siamo qui per la firma", precisò Viane  che invece non era riuscita a contenere la sua rabbia," ma per ribadirle che, io e mio marito, non siamo intenzionati a cederle quel terreno". Ci fu una lunga pausa, di quelle che durano un secondo ma che in realtà sembrano non finire mai, poi Piero fissando Greco diritto negli occhi intervenne con fermezza: "Greco quel terreno resta com'è. Da lì si gode la vista degli Hanbury e di uno spicchio di mare, sicuramente non è nostra intenzione cambiarne la destinazione d'uso. Viane ed io in futuro vorremmo farne un orto biodinamico. Lassù la terra è ricca proprio come quella di cui necessitano gli orti".  Con questa frase a Piero sembrò di essersi tolto un macigno dallo stomaco e il sole vivo che entrava da una finestra appena socchiusa della stanza gli rallegrò immediatamente il cuore. "Suvvia non far lo sciocco Piero con quel pezzo di terra non ci fai nulla e io sono pronto a pagartelo profumatamente". "Che commedia", sibilò Viane che nel frattempo aveva mutato l'espressione del suo volto divenendo arcigna e severa , "non ci stiamo e basta". Con quel basta  a Viane parve che da quel momento il mondo avrebbe avuto un altro odore con l'aria profumata di fiori e di spezie. Non si era mai trovata in una situazione analoga ma schierarsi dalla parte della natura e difenderla con i denti lo sentì come il nuovo scopo della sua vita accanto a Piero tanto che subito dopo  il suo sorriso sembrava che volasse intorno al viso. "Dai Piero non fare l'originale a tutti i costi. Pensa a tuo padre e a questa bella signora", ribattè Greco che seduto su una vecchia poltrona girevole iniziò a volteggiare nervosamente con una faccia mutata e gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa sottintendesse quell'arrogante impresario di provincia facendo il nome di suo padre e di sua moglie non fu immediatamente chiaro a Piero che di colpo si accalorò e voltò la sua carrozzina verso la porta d'uscita della stanza che dava direttamente sulla strada seguito immediatamente da Viane. La situazione sembrava definita per sempre ma le ultime parole di Greco facevano presupporre che la sfida non era terminata. L'estate nel Ponente ligure diveniva sempre più allegra e colorata, con orchestrine e mercatini a cielo aperto, e poichè il viaggio di nozze era ormai stato rinviato gli sposi decisero di godersi il piacere del mare e la pace del giardino che circondava la bella villa di Grimaldi da dove Viane architettava il suo nuovo stile di vita , ma una notte...          

lunedì 15 settembre 2014

Il geco

   
                                            Yacht all'ancora, acquarello di M. Spada

I più giovani scherzavano fra di loro e le gonne di seta delle donne svolazzavano al vento che fiero si alzava dal mare; ad un tratto ci fu un tramestio di voci accorate e Viane divenne pallida, sembrava svenisse, ma poi facendosi aria con le fruscianti pieghe del morbido abito tutto passò. Il ricatto di quei due malviventi, pronti a dar fuoco agli ulivi centenari di Piero se non avesse aderito ai voleri di Greco, aveva riacceso in Viane vecchi traumatizzanti ricordi, riportandola al giorno in cui un incendio doloso nella tenuta di campagna dei nonni, a Robecco sul Naviglio, si portò via anche la quercia che aveva tenuto a battesimo durante la Festa degli alberi. Intanto la notizia dei due intrusi che avevano minacciato Piero si sparse in breve tra gli invitati esterefatti facendolo divenire oggetto di grande curiosità. Il matrimonio con Viane, da tutti ammirata per la sua regale bellezza, sembrava essere già stato fonte di trasformazione e quel Piero, che i presenti conoscevano da tempo, ora appariva come trasfigurato: più sicuro, più deciso, non più solo il giovanotto ricco, bello e allo stesso tempo sfortunato ma l'uomo di campagna aristocratico che vuole salvare la sua terra e i suoi compaesani. In quella doccia di lodi che gli piombava addosso da ogni dove l'affascinante sposo iniziò a sguazzare e a sentire un richiamo verso un impegno nobile e sociale. Con la sua gente parlava in dialetto, scherzava promettendo di salvare mare e monti e, forse, tutto il Ponente. L'ombra di quel bau-bau di Greco che assoldando due poco di buono voleva far gioco con lui per costruire case e villette là dove crescevano ginestre, elicrisi e danzavano farfalle si allontanava innescando un nuovo progetto di vita. Era quasi l'alba e i novelli sposi, dopo aver salutato parenti, amici e compaesani, tornarono nella felice villa di Grimaldi. Ad accoglierli le prime luci flebili del giorno che rischiaravano il viale principale del giardino da dove si udiva la dolce pioggia degli zampilli che, dalla bocca di un antico putto, ricadevano in una fontanella. Lo yacht che il giorno seguente li avrebbe dovuti portare in crociera  per il Mediterraneo, insieme a Emma,Francesca e Sofia, restò fermo a galleggiare sul mare limpido attendendoli invano: il viaggio di nozze per ora poteva aspettare. Questa decisione, condivisa da Piero e Viane  nel lusso di una stanza da letto con un cielo affrescato, stava per aprire ad entrambi un nuovo sguardo sul loro futuro. "Il Ponente ligure parla al cuore", disse Viane al mattino aprendo gli occhi". Era bellissima e, mentre in lontananza si udiva il fragore del mare, al marito apparve ancora più bella da come mai l'avesse intravista nei suoi sogni. "Trascorreremo l'estate qui ", aggiunse lei sommergendolo con lo spumeggiante profumo di un eau de toilette dalle note fiorite che si era appena spruzzata,"voglio capire se è giunta l'ora di cambiare vita e professione, sento il bisogno di riavvicinarmi alla natura. Salvare le tue terre dalle mani di chi le vuole oltraggiare sarà fonte di gioia per chi un giorno si troverà ad ammirare questi luoghi. Avevo diciotto anni quando mi hanno bruciato l'albero che amavo tanto, eravamo come due fratelli cresciuti insieme , lui era il saggio mentre io ero quella con poco giudizio. Per me è come se adesso fosse giunto il momento del suo riscatto." Piero l'ascoltava in silenzio e osservando gli occhi di Viane che nel ricordo di quell'evento erano divenuti malinconici sentì che anche per lui qualcosa dentro stava cambiando. "Non ci crederai", disse quasi stranito dalla coincidenza di quel fatto appena raccontato dalla sua amata, "ma anch'io debbo riscattare un albero. Era un ulivo maestoso piantato dai miei il giorno in cui sono nato e doveva essere il primo di un'intera piantagione purtroppo quando quella terra su cui aveva messo radici passò per questioni ereditarie nelle mani di mio zio venne abbattuto. Insieme a lui  se ne andò la mia infanzia". Quella mattina il cielo era sgombro di nuvole e Piero, aprendo la finestra della stanza da letto dove ancora indugiavano scambiandosi baci e carezze, colse per la prima volta un paesaggio che ostentava tutte le proprie bellezze: il mare sullo sfondo era una macchia di un blu profondo. "Andiamo adesso da quel Greco a Ventimiglia, è lui che presto avrà paura di me, anzi di noi", affermò deciso. Ci arrivarono  verso mezzogiorno, la facciata della casa del corrotto impresario tuttofare assomigliava a lui , trascurata e insignificante. Un geco appostato al sole sopra il portone d'ingresso li guardava e a Piero apparve come il simbolo della Liguria da salvaguardare.              
                                 

martedì 9 settembre 2014

I terreni di Piero

                                                       Mentone,  acquerello di M.Spada
            
Cari lettori prima di portarvi nuovamente nel mondo imprevedibile di Viane e delle sue amiche vi rubo qualche istante per un piccolo break anticipandovi un segreto di moda. A Milano l'autunno-inverno 2014 -2015 sarà rosa o giù di lì. "Basta col grigio", sembra essere il passaparola delle belle donne milanesi, tanto apprezzate da Stendhal. La rentrèe è quindi cominciata dando colore al proprio guardaroba e non solo poichè la tendenza pare  abbia contagiato anche l'editoria con un ritorno al romanzo rosa a lieto fine. C'è voglia di leggerezza e la donna à la page la dichiara presentandosi in versione candy dalla testa ai piedi: il soffice cappottino rosa cipria di MAX & CO che sembra fatto apposta per pensare positivo, il maglioncino a scacchi Miu Miu ancora rosa, la borsa di Charlotte Olympia e i guanti, sì, proprio i guanti in pelle di agnello, molti dei quali color pastello, creati da Causse per Hermès, Vuitton e Chanel. E a proposito di guanti sarà una stagione in cui ne sentirete parlare spesso, tanto che alla fine non uscirete senza aver infilato, prima in una mano e poi nell'altra, questo accessorio che riporta al glamour dell'epoca d'oro di Hollywood. Chissà se questo ritorno non abbia anche il significato di riprendere il nostro tran-tran con "i guanti" vale a dire con prudenza  iniziando tuttavia a pensare che questa città ci sorride perchè dopo tutto io credo che esista ancora una "Milano sorridente". Ne volete la prova? Spingete la porta d'ingresso di Etro in via Montenapoleone e fatevi irradiare dal sorriso dei suoi commessi, andate a farvi un giro nella boutique di Biffi in corso Genova, prendetevi un caffè da Sissi in piazza Risorgimento, entrate alla Ponterosso in via Brera, dove regna l'entusiasmo della signora Nanda anima e core della sua galleria che quest'anno ha festeggiato quarant'anni di attività ,fatevi invitare ad una cena futurista in terrazza dalla pittrice Laura Tosca rifacendovi gli occhi con le sue opere piene di un'innata serenità,  oppure recatevi dal mio fruttivendolo. Lui,sempre alle prese con frutta e verdura da scaricare e mettere in bella mostra, come se di lì a poco dovessero entrare in un dipinto di Caravaggio,Arcimboldo o Renoir , incarna la memoria di quei venditori non di fumo ma di arrosto. Giuseppe, questo è il suo nome, mischiando la passione al buon umore e al tanto impegno, si è fatto una clientela di sciure,sciurette e gente comune, come me.  Questa è la Milano che vorrei e che forse tutti vorremmo. Se poi si desse una frenata alla gara fra coloro chiamati a costruire il grattacielo più alto e invece si pensasse a realizzare case con il tetto fatto a terrazzo, dove una volta si mettevano anche i fili di ferro per stendere la roba ad asciugare e dove oggi si potrebbe dar vita a un orto condiviso, mi piacerebbe ancora di più perchè significherebbe che scrittori come Italo Calvino hanno lasciato un segno. Lui sapeva che in ognuno di noi c'è un "Marcovaldo",un "Buon Selvaggio", che in mezzo alla città di cemento e asfalto va in cerca della natura e di una panchina per guardare la luna, "che era piena,grande sugli alberi e i tetti".

Un po' Marcovaldo lo era anche Piero, tuttavia questo suo tratto gli  rovinò la festa di nozze.
Avanzavano senza scrupoli quei due giovanotti che seppur vestiti alla moda non sapevano di nulla se non di una perversa malvagità. Sicuramente erano dei poco di buono, bravi ad infilarsi a feste e ricevimenti senza dare nell'occhio ma fingendosi amici o addirittura parenti. Fatto sta che, sfoggiando un elegante gessato bianco e blu e un paio di scarpe anch'esse bicolore, quei tipi si portarono ancora più vicino alla coppia di sposi che incredula li guardava. Sembrava avessero imparato bene la parte dei ricattatori e di coloro che sanno di poter essere forti coi deboli. La minaccia arrivò con mezze parole porgendola come un regalo di nozze da parte di un certo signore non presente ma che si sarebbe visto se non ci fosse stato un certo sgarro. "Ci manda Greco, l'impresario di Ventimiglia", disse il primo passandosi la mano viscida sulla testa rasata , poi l'altro che faceva da spalla aggiunse:"Ti ricordi di quel terreno che non hai voluto cedere? Che te ne fai ?Meglio sacrificare lui che quei magnifici ulivi che possiedi intorno alla Mortola e che piantò tuo nonno.Ora sono ancora belli , ma se prendono fuoco.. Domani Greco ti attende nel suo ufficio per la firma della cessione. Prima la metti e prima te ne vai in viaggio di nozze con questa bella signora. Non vorrai non andarci proprio vero?". Quel "vero" conteneva tutto, da una parte la vita e dall'altra la morte. I due spavaldi energumeni quindi girarono i tacchi delle lucide francesine bianche e nere con la punta screpolata e si allontanarono percorrendo la passerella del veliero che conduceva alla banchina . Si alzò un vento sottile e quegli uomini che si gongolavano nella loro arroganza giunti sulla spiaggia, tapezzata di conchiglie e di rotondi ciotoli bianchi come uova di tartarughe, si voltarono nuovamente indietro fissando la coppia per un'ultima volta con occhi aggressivi e minacciosi. Viane scambiò uno sguardo significativo con Piero poi, ritta accanto al marito, fece il cenno di dirgli qualcosa. "Chi ti minaccia Piero? Perchè lo fa? Cosa non mi hai detto?. "Vecchie ruggini", rispose lui buttando giù il rimanente cognac rimasto a metà nel bicchiere, "tempo fa ho avuto uno scontro verbale con questo Greco perchè non ho voluto vendergli un terreno di mia proprietà dove far passare una strada".  Parlavano con tono concitato quando alle loro spalle arrivarono anche i genitori di Piero che in lontananza avevano percepito la gravità della situazione. "Ti avevamo detto di firmare", gli ricordarono in coro, "guarda che quelli non scherzano, sono anche capaci di ammazzarti. Fare gli ambientalisti da queste parti non conviene". Due piccole fiamme aggressive si accesero sugli zigomi di Viane e anche le sue orecchie si colorarono di rosa. In quel frangente sentì che quei suoceri, tanto cari e gentili, forse nascondevano un aspetto troppo protettivo nei confronti del figlio che invece era un uomo forte e, a suo avviso, anche autonomo in primis nel pensiero . "Ci andiamo insieme da questo impresario di Ventimiglia. Non firmare, sii fedele ai tuoi valori e difendi la tua terra. Questo pezzo di costa di cui mi sono innamorata ora è anche un po' mio." Il vento aveva voltato allo scirocco e d'un tratto un rimpianto sconsolato appesantì il cuore di Viane.