Liguria bella, acquarello di Maurizio Spada
Cari lettori prima che si apra il portone della casa di Greco voglio suggerirvi due trend di moda che nell'ambiente meneghino,insieme al cappottino senza maniche come quello di Max Mara,hanno fatto tornare il sorriso anche alle più annoiate it -girl sempre alla ricerca di un quid che le contraddistingua: Cari monorecchino e cappello. Entrambi esagerati sono loro l'incipit con cui dare avvio a un refresh style del proprio guardaroba. Quindi un solo lungo orecchino ma esagerato come quello di Céline o di Louis Vuitton, visti nelle passerelle, dopo di che, facendo un balzo nell'inverno che verrà, preparatevi a fronteggiarlo con un signor cappello. E' lui il sovrano degli accessori moda di quest'anno, grande e a bombetta come quello di Emporio Armani, nero e piumato come quello di Lanvin oppure a tesa larga come quello voluto da Tod's e che sicuramente farà tendenza . Ancora una volta tanto di cappello a questi stilisti che con i loro tocchi, di stagione in stagione, disegnano nuove storie di donne. Chissà se per l'EXPO, di cui già si respira un gran fermento, non ne emerga una che stia al passo con quelle che hanno attraversato l'ottocento o il secolo breve, ovvero una Maffei, una Sarfatti o una Boschi Di Stefano. Oggi, come ieri, queste mecenati in gonnella potrebbero dar voce ad artisti molto riservati. La lista è lunga e nella Milano sorridente chi ha occhi per vedere e sentire spesso inciampa in pittori, scrittori e musicisti che gli illuminano la giornata. Qualche nome? Chiara Luraghi, pittrice, Sivia Venuti, poetessa, Federico Bock, scrittore, Rolando Mastrodonato, cantautore. A loro chapeau!
Era una giornata magnifica con il sole che fa dimenticare tutte le disgrazie e senza sapere perchè ci si sente più ottimisti, il cielo azzurro scintillava . Viane quella mattina indossava un vestitino di seta cangiante color acqua di mare e dovendo dare coraggio a Piero alla fine aveva dimenticato la sua agitazione interna anche se le sue guance erano più rosse del solito. Intanto davanti al portone dello studio di Greco attendevano insieme trepidanti che qualcuno li facesse entrare. Poco dopo l'ingresso si spalancò automaticamente e dietro, in una stanza angusta, comparve l'uomo perfido, definito in tutto il circondario come un prepotente guastafeste. "Buon giorno", esclamò Greco accogliendo entrambi con un sorriso canzonatorio. Era un bell'uomo, alto, slanciato e con grossi bicipiti tatuati che pareva esibire con orgoglio ma quando si tolse gli occhiali scuri e specchiati rivelò subito uno sguardo furbo e pungente. "Prego, prego venite avanti, ecco ci mettiamo qui", disse, indicando un tavolino rotondo di radica dove si trovavano penna, carta e un posacenere con la scritta di un ristorante della zona. Quel tipo, che Viane non aveva mai visto in faccia, cercava di darsi un'aria indifferente e inoffensiva nonostante si sentisse lontano un miglio che quello che stava per dire era frutto di un piano studiato e macinato chissà da quante notti e giorni. Piero lo guardava con indifferenza mista a una certa compassione girando di tanto in tanto gli occhi tra i muri bianchi privi di quadri e di qualsiasi altra passione del padrone di casa così da far pensare che l'unico interesse di chi si aggirava in quel luogo fosse qualcosa di nascosto. Intorno regnava un silenzio imbarazzante interrotto a tratti dal solo movimento delle tende di vecchio tulle che oscillavano nel vuoto poi, di colpo, come avviene con un vulcano in eruzione, esplosero parole dette per ferire e infuocare chi si ritiene debole e la seduta divenne tempestosa. "Siete venuti per quella firmetta?",esclamò Greco sorridendo e fregandosi le mani convinto che Piero fosse lì per cocludere la trattativa in corso. "Ma che bella crocerossina ti sei preso", ironizzò senza staccare gli occhi da Viane seduta su una zoppa poltroncina con le braccia incrociate sulle ginocchia che subito tentò di coprire allungando l'orlo di pizzo antico che rifiniva l'elegante abitino. Piero, senza rispondere alla provocazione sistemandosi sulla carrozzina, come se fosse un trono, assunse quell'aria sicura che nelle occasioni estreme riusciva a far venire a galla. "Guardi che non siamo qui per la firma", precisò Viane che invece non era riuscita a contenere la sua rabbia," ma per ribadirle che, io e mio marito, non siamo intenzionati a cederle quel terreno". Ci fu una lunga pausa, di quelle che durano un secondo ma che in realtà sembrano non finire mai, poi Piero fissando Greco diritto negli occhi intervenne con fermezza: "Greco quel terreno resta com'è. Da lì si gode la vista degli Hanbury e di uno spicchio di mare, sicuramente non è nostra intenzione cambiarne la destinazione d'uso. Viane ed io in futuro vorremmo farne un orto biodinamico. Lassù la terra è ricca proprio come quella di cui necessitano gli orti". Con questa frase a Piero sembrò di essersi tolto un macigno dallo stomaco e il sole vivo che entrava da una finestra appena socchiusa della stanza gli rallegrò immediatamente il cuore. "Suvvia non far lo sciocco Piero con quel pezzo di terra non ci fai nulla e io sono pronto a pagartelo profumatamente". "Che commedia", sibilò Viane che nel frattempo aveva mutato l'espressione del suo volto divenendo arcigna e severa , "non ci stiamo e basta". Con quel basta a Viane parve che da quel momento il mondo avrebbe avuto un altro odore con l'aria profumata di fiori e di spezie. Non si era mai trovata in una situazione analoga ma schierarsi dalla parte della natura e difenderla con i denti lo sentì come il nuovo scopo della sua vita accanto a Piero tanto che subito dopo il suo sorriso sembrava che volasse intorno al viso. "Dai Piero non fare l'originale a tutti i costi. Pensa a tuo padre e a questa bella signora", ribattè Greco che seduto su una vecchia poltrona girevole iniziò a volteggiare nervosamente con una faccia mutata e gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa sottintendesse quell'arrogante impresario di provincia facendo il nome di suo padre e di sua moglie non fu immediatamente chiaro a Piero che di colpo si accalorò e voltò la sua carrozzina verso la porta d'uscita della stanza che dava direttamente sulla strada seguito immediatamente da Viane. La situazione sembrava definita per sempre ma le ultime parole di Greco facevano presupporre che la sfida non era terminata. L'estate nel Ponente ligure diveniva sempre più allegra e colorata, con orchestrine e mercatini a cielo aperto, e poichè il viaggio di nozze era ormai stato rinviato gli sposi decisero di godersi il piacere del mare e la pace del giardino che circondava la bella villa di Grimaldi da dove Viane architettava il suo nuovo stile di vita , ma una notte...
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