domenica 8 novembre 2015

Amour N1


                                             Acquerello su carta di M.Spada

Anche Brando e Viane si strinsero per mano e con quello stupore infantile che non conoscevano da tempo seguirono l'ascesa al cielo di quei due innamorati di cui forse non avrebbero  più saputo nulla. Con occhi vergini, simili a quelli dei bambini , li osservarono attendendo che sparissero dentro una stella senza nome e che loro con orgoglio battezzarono Amour numero 1. "Ciao William è stato bello conoscerti ", urlo’ Brando senza staccare lo sguardo da quella scia luminosa rilasciata dall'elevarsi dei due amanti. "Addio Peirina , non abbandonarci ! Siate felici", disse con voce accorata Viane provando un'improvvisa sensazione di smarrimento quasi avesse perso gli spiriti guida di quella vicenda ancora senza fine. "Ci mancheranno", soggiunse Viane guardando dritto nelle pupille sognanti Brando," cosi’ come ci mancherà anche Isotta". " Ma perchè, vorresti farmi credere che la nostra impresa è giunta al termine?", chiese preoccupato Brando aggiungendo con un tono da guerriero trionfante: "Pensi che finalmente abbiamo riscattato la reputazione di quelle donne erroneamente accusate di stregoneria?". "Non lo so", ribadi’ Viane con aria investigatrice, "non abbiamo ancora tra le mani il seme leggendario di cui parlava Isotta e che dovrebbe addirittura salvare il mondo". Resto’ muta per qualche istante poi, sollevando con la mano un ciuffo della sua lucida chioma che le accarezzava la fronte fino a ricadere lungo la gota rosata, torno’ verso il dipinto e si mise in sua contemplazione. I suoi occhi apparivano quasi ipnotizzati, rapiti in una sorta di estasi, si avvicinava al quadro ma poi con uno scatto vi si allontanava, un passo avanti e due indietro, uno a sinistra e uno a destra. Brando osservava esterefatto quel minuetto eseguito con la leggerezza di una ballerina  tuttavia non osava porre altre domande a Viane temendo di interrompere quella curiosa magia che si stava per compiere.Passarono pochi istanti e mentre lui cercava di reprimere anche il respiro temendo che la sua presenza interferisse con quello che era li’ per accadere una figura femminile del dipinto,muovendo prima gli occhi e poi le labbra, fece cenno a Viane di avvicinarsi. "Mi chiamo Samira ", inizio’ a sussurrare aprendosi in un rassicurante sorriso dietro il quale si intravedeva una dentatura bianchissima resa ancora più splendente dall'incarnato scuro del suo volto, " non abbiate paura sono qui per aiutarvi ma prima vi devo narrare la mia storia. Giunsi a Triora nel 1587 per sfuggire dall'Etiopia dove era in corso una grave carestia e qui, in questo luogo fantastico, mi ci porto’ in parte mia madre, salendo su una nave clandestina, dopo  avermi nascosta dentro una cesta a tamburo che portava con disinvoltura sulla testa. Avevo pochi mesi e so poco di lei poichè durante la traversata mori’ tuttavia, fortuna volle, che prima di andarsene accanto a lei ci fosse il capitano della nave, un uomo dal cuore grande di nome Libero. A Libero, che quando non viaggiava per mare viveva a Triora, mia madre chiese di allevarmi e aprendogli la  grande ruvida mano che reggeva la sua  sempre più tremolante gli mise in mano un sacchettino pieno di semi. "Sono la dote di Samira" gli spiego’ rivelandogli il mio nome. Con questi puoi diventare ricco anche tu o l'uomo che sposerà  questa mia creatura. Piantali nella valle dove vive la tua famiglia e ti accorgerai del loro prodigioso mutamento." Viane la ascoltava incredula mentre Brando le si avvicinava incoraggiandola a porre alla gentil donna una domanda che gli stava ronzando nella mente fino a farlo sobbalzare, come se ad un tratto avesse trovato il filo di Arianna che li avrebbe condotti a trovare il senso della loro avventura. Uscendo dal suo silenzio il ragazzo si porto’ al fianco di Viane e avvicinandosi al suo orecchio, al cui lobo brillava uno zaffiro a forma di stella, le suggeri':  "Chiedile se il seme che ha fatto tremare i proprietari terrieri di questa valle giungeva dall'Africa". " Fu proprio cosi’", rispose Samira, " Brando, non temere, le mie parole sono anche per te. Io sento tutto e vedo tutto . Non dimenticare che questo è un luogo magico. Sei un poeta e mi piaci proprio per questo d'altronde la storia che sto per narrarvi è solo per chi ha le orecchie dei poeti." (continua)