martedì 23 dicembre 2014

Viane, Brando e il cervo nobile

                                       Tranquillità, acquarello su carta di M. Spada

"Dunque io sono un tipo sarcastico come Biron il personaggio chiave di Pene d'amor perdute la commedia, di William Shakespeare, che ho tante volte letto e riletto. E' questo quello che si pensa di me?E' questo che mi vuole far intendere il cervo nobile dalle pupille ovali e dai palchi di velluto? Ma chi sarà mai lui di così importante per accusarmi di ironico cinismo? Questo ed altro ancora si stava chiedendo Brando dopo aver letto le parole incise su quel vecchio albero di frassino circondato da felci e altre erbe. Le labbra gli si piegarono in una smorfia di disappunto, poi con l'aria che si faceva sempre più carezzevole e leggera lui iniziò a far andare la testa alla sua vita sballata nella quale era più comodo negare le proprie passioni e  fuggire se stessi. Viane, nel frattempo, richiamata dai  potenti bramiti del cervo vagabondo, era anche lei giunta fuori dal casolare color lampone e mentre intorno tutto rimaneva avvolto da una luce rosa arancione si accostò a Brando aprendogli il suo animo: " Il frassino è un albero dalle proprietà magiche", disse dopo aver letto anch'ella le sorprendenti parole incise, " lo so perchè fin da bambina ne avevo uno nel mio giardino. Divenuto adulto venne abbattuto senza rispettare la diceria inglese che avverte in tal caso di chiedergli il permesso . Da quell'istante nella mia famiglia accadde di tutto, io rimasi incinta di un ragazzo che non amavo e il bambino che portavo in grembo, per volere dei miei genitori, appena nato lo diedi in adozione. Da allora sono piena di rimorsi. Pensa, oggi quel figlio avrebbe più o meno la tua età".  Arrivò un silenzio metafisico e quel cervo che sembrava scomparso nel cielo ritornò per qualche istante vicino a loro acquattandosi . Li fissò a lungo dolcemente poi, quasi intuendo di essere riuscito a far nascere tra i due qualcosa di più intimo, sparì velocissimo nuovamente nel nulla rilasciando una scia luminosa come se di lì a poco  dovesse accadere un altro prodigio. "Sai Viane io ti voglio parlare di un disagio", iniziò a imbastire Brando rientrato con la sua prigioniera nell'essicatoio," magari mi sbaglio ma sento che tu mi puoi capire. Io non so chi sono. A volte mi piaccio, altre no. A volte credo di amare altre di odiare. A volte credo nella purezza dell'anima altre nego che esista. A volte non so neppure se esiste la felicità. Altre mi accorgo che la giustizia è solo una parola . Non vivo bene perchè mi è difficile trovare dei valori ed anche se riuscissi a far uscire il poeta che c'è in me mi chiedo :che posto mai potrei avere in questa società che nulla ha di poetico?" Mentre tra i due il dialogo restava quasi sospeso e Viane cercava risposte ai tormenti del ragazzo da una finestra socchiusa arrivò un vento repentino seguito da  una nuvola di foglietti di carta scritta a mano . "Di che si tratta ?", chiese Viane a Brando che con bramosia desiderava conoscerne il contenuto, "Non so, aspetta che leggo", rispose lui  dando voce a versi melodiosi. Intanto Viane, sempre più ansiosa, ne rincorreva altri che a poco a poco si adagiavano per terra formando un soffice tappeto. "Oh, santo cielo", urlò raccogliendoli, " ma qui c' è stato consegnato un tesoro. Sono poesie, sono tantissime, forse cento, anzi duecento e sono tutte firmate Peirina. "Quindi aveva ragione Isotta Stella neanche Peirina era una strega", affermò Brando sempre più stupito e felice, "forse stiamo assistendo a un altro sortilegio . Forse la profezia del mago che decretava che sarebbero dovuti passare altri cento anni prima di poter riscattare la reputazione delle altre donne ritenute streghe non si avvererà poichè io e te ci riusciremo ora .  Poi raccogliendo tutti i fogli sparsi nella grande stanza provò un sentimento di commozione e poi di incanto. Dentro quei versi ben scolpiti pulsava la natura, dentro quelle rime si sentiva l'aria pura come se giungesse da una radura muschiosa, dentro quelle pause pulsava la metrica del cuore. Viane capì che in tutto questo progetto di riabilitazione anche loro stavano trovando delle risposte e senza esitazione rivolgendosi nuovamente a Brando lo avvertì che erano  tutti e due sulla strada della verità  e che il giusto o l'ingiusto non esistono riferiti solo a noi e forse erano lì per imparare anche questo. Spiegava ciò al ragazzo immerso in quel sogno di bellezza dove il bosco, il cielo, il prato e il volo di un uccello gli giungevano come i suoni sommessi del pianoforte attraverso il poetico parlare di Peirina e frattanto anche lei sentiva che la sua esistenza si stava ribaltando riscoprendo, attraverso i suoi ultimi incontri, tutto quel buono che si portava dentro e che a volte aveva rifiutato. Cominciava a farsi buio e la chiara argentea Venere, in basso a occidente, splendeva col suo delicato scintillio mentre il tenebroso Arturo, in alto a oriente, cangiava con le sue rosse fiamme. Sembrava il solito meravigloso spettacolo regalato a chi guarda il cielo dall'alto di Triora ma non era così. Una processione di donne si preparava a salire fino al Monte delle Forche cantavano inni d'amore, vestivano di bianco e assomigliavano a delle ninfe. Camminavano, con un gesto leggiadro, spargendo ovunque  manciate di semi .  Quella notte si preparava ad essere speciale come recitava una delle  poesie scritte da Peirina.  "Verrà una notte nera senza luce, senza acqua e senza fuoco". A mezzanotte Viane e Brando si misero in cammino dovevano compiere la missione, dovevano far tornare il sorriso su quella montagna incantata. Il cervo si presentò all'ora giusta, era più maestoso del solito  guardava verso la luna e vi si infilò.  (continua)                         .                                                  

lunedì 15 dicembre 2014

La confessione di Brando

                                        Un fico d'India tra i rovi, acquarello di M. Spada

Passando per un soffice groviglio di felci, di gramigne, di ellebori,di capelveneri e di erbacee di ogni genere Viane e Brando, con una nuova e più forte ansietà in cuore, giunsero in riva ad un laghetto qua e là dorato dai riflessi della luna piena dove le case, sparse intorno sul fondo della valle, si riflettevano a guisa di silenzioso presepe. Dopo qualche momento il tenero cervo rosso, che fin lì li aveva guidati, scomparve dietro la montagna. Fu in quel silenzio abbandonato, che durava intorno a loro, che si riaffacciarono visioni fantastiche e che una donna, distante forse venti passi, con gli stessi occhi vivaci e languidi del cervo fece cenno di seguirla quasi fosse una sostanza fatua . Camminava adagio, adagio rilasciando una luce radiosa come quella di una cometa conducendo Viane e Brando qua e là per vicoli,straducce, traverse finchè arrivarono in una zona tutta diroccata  che pareva stagnare in una oscurità perenne. "Vi attendevo", disse fermandosi davanti alla ferritoia di una finestra scavata nella roccia, " sono Isotta Stella, non mi riconoscete?  Non sono più la strega che avevate conosciuto, i miei occhi ora sprizzano amore ed ho ripreso le antiche sembianze della donna che, con la salvaguardia del suo casato, tentò di far assolvere le giovani che in tempi lontani vennero accusate di stregoneria.  Viane muovendo la pietra che ha rinvenuto vicino all'essicatoio  ha realizzato la profezia che un mago inquisitore della zona aveva fatta e vergata su un libro di magia. In esso c'era scritto:"Chi  smuoverà il grande sasso della montagna Argentina leggendo la data impressa dalla zampata di un cervo rimuoverà anche il passato togliendo il titolo di strega  solo a una di loro che non lo meritava. Le altre dovranno attendere altri cento anni finchè un'altra donna le salverà dalla loro condizione". "Ecco ",aggiunse ," io non ero una strega ma non lo sono neanche le altre ventinove donne ancora vittime di codesto ingrato sortilegio emesso da questo mago assoldato da potenti signori che a caso accusavano le contadine  di piogge acide, pestilenze e altre diavoleire ". Il volto di Viane si illuminò di un'ammirazione raggiante, quasi questa meravigliosa metamorfosi fosse capitata a lei, e sentendosi l'artefice dell' evento appena descritto si avvicinò a Isotta cercando di abbracciarla. "No, è ancora troppo presto", la scostò lei aggiungendo, " verrà il tempo in cui vi svelerò cose che non conoscete anche su di voi e sul perchè siete entrati a far parte di questa dimensione. Intanto dovete aiutarmi a salvare le altre ragazze infangate dal titolo di streghe. Se questo accadrà la montagna tornerà a sorridere e questo posto ridiventerà il granaio della repubblica di Genova. Il seme che avete smarrito ieri è tornato da me e lo interrerete solo quando avrete capito il senso di questo incontro con il passato. Ora vi lascio con una filastrocca: un seme per il corvo, uno per la cornacchia, uno che morirà, un quarto che crescerà". Fu breve quella notte ma intensa e ancora a Brando e Viane non fu chiaro quali fossero i confini del sogno e quali quelli della realtà. Tuttavia entrambi provarono un senso di comune sollievo al punto di essere colti da uno stato di estasi per  via di quella  donna che da strega si era mutata in fata auspicando lo stesso evento per altre ventinove fanciulle, erroneamente conferite di quel titolo spregievole di cui a distanza di secoli ancora si chiacchierava. Sembrava intanto che questa assoluzione fosse ormai così vicina da far succedere in tutto il circondario solo fatti belli e pieni di allegria:  Peirina  compariva nelle vesti di una musa della poesia suggerendo versi antichi , Irene  in quelle della musica mentre faceva risuonare nella valle le note di un'arpa, Fatima in quelle dell'arte mostrando ai forestieri di passaggio  vedute della zona dipinte sulle pietre che si incontravano lungo i percorsi boschivi  . Era quasi mattina e fuori dal casolare si alzò un profumo di pane e di foglie di castagno, così come succede tra le strade del posto dove Viane  era prigioniera. "Brando! Ho sognato o è la verità, perchè questa notte ero con te nella Valle Argentina?"Lo provocò lei eccitandolo al racconto. Aveva capito forse già dove si trovava e questa volta ne attendeva la conferma."E' la verità", confermò in un baleno lui con una voce che quasi non gli apparteneva, " anch'io ho fatto incubi e poi meravigliosi sogni dove ero con te e Isotta Stella. Beh, ormai te lo rivelo , non posso e non voglio più tenermi il peso di questo assurdo segreto, sei a Triora, il paese delle streghe". I suoi pensieri a un tratto cambiarono, parlava e ragionava così, e forse non ci credeva tanto a quello che gli stava accadendo, ma ad un tratto, mentre fu colto dal bisogno di prendere carta e penna per scivere  delle parole che gli erano sgorgate dal cuore, udì fuori dalla porta il rumore delle corna del cervo amico che tentavano di aprirla. Si alzò quasi di corsa dal suo scompigliato giaciglio, guardò fuori e, mentre l'animale misterioso spariva dietro un albero di frassino, vi lesse incisa sulla corteccia questa frase : "Il re caccia al cervo e io inseguo me stesso". Peirina sapeva che lui amava Shakespeare. (continua)        .                                                  

lunedì 8 dicembre 2014

La nuova Viane

                                    Le salite della vita, acquarello  di Maurizio Spada

Piero non aveva pace. Pensava e ripensava alla sua Viane, ai momenti felici trascorsi insieme e a tutti quei loro sogni, non uno ma mille, ancora da realizzare. "L'avranno rapita o l'avranno uccisa?" Era questa la frase che continuava a ronzargli nella testa insieme a un' altra altrettanto crudele: "Forse mi ha semplicemente abbandonato". Quest'ultima ipotesi, priva di consistenza ma non impossibile, sembrava insinuarsi attraverso certi atteggiamenti ambigui delle amiche di Viane, soprattuto  quelli di Francesca che, giunta a casa di Piero insieme ad Emma e Sofia, gli teneva la mano guardandolo con occhio compassionevole quasi a ricordargli che, a suo avviso, quel matrimonio con Viane fosse una fanciullaggine, una ragazzata che non contava nulla. Finalmente a non dar credito a queste superficiali considerazioni, dettate da valori che non appartenevano nè a lui nè alla sua sposa, ci pensarono i due giovani poliziotti che già il giorno precedente gli avevano fatto visita. Suonarono al portone della bella villa e subito dopo essere entrati in scena nel salone dove regnava un clima di nervosa attesa affermarono: " Signor Piero, abbiamo le prove,sua moglie è stata rapita". Francesca, Emma e Sofia davanti a questa dichiarazione scattarono in piedi abbandonando quasi contemporaneamente il comodo divano di lino turchese nel quale erano adagiate e, mettendosi in cerchio intorno a Piero come per proteggerlo, si apprestarono a diventare tutte orecchi. "Greco non l'abbiamo ancora trovato", proseguì a raccontare con aria seria e preoccupata quello che in apparenza sembrava essere tra i due agenti di grado superiore,"in compenso siamo riusciti a sapere chi ce l'ha in mano anche se non si sa dove. " Gli occhi del giovane in divisa si incrociarono prima con quelli ansiosi di Piero, poi con quelli delle tre donne che lo attorniavano, infine con quelli esterefatti e curiosi della fedele Mariarosa che entrava nel salotto reggendo tra le mani  un luccicante vassoio d'argento sul quale le tazzine da caffè in porcellana di Limoges e le alzate in vetro, colme di calissons alla rosa, presero a danzare mentre lei quasi sveniva. Fuori il cielo, nel quale erano sospese alcune nuvole bianche, incominciò a impallidire a poco a poco come tutti loro. "Signor Piero non si preoccupi, vedrà che la troviamo", esclamò schiarendosi la voce l'altro poliziotto posando gli occhi  prima su Francesca e poi su Emma dalle quali sembrava affascinato. "Vedrà, vedrà che la ritroviamo", rimarcò nuovamente quasi a voler farsi bello con quel cerchio di gentildonne raffinate da cui Piero era circondato, " abbiamo un nome", ripresero a dire come in coro i due poi, sempre il più autorevole aggiunse: " Il nome l'ha fatto uno di quei tipi che il giorno del suo matrimonio, come lei ci aveva raccontato, l'aveva minacciato. Era seduto a un bar di Pont Saint Louis, lo pedinavamo da un po' perchè ha combinato diversi guai. Gli abbiamo offerto un paio di birre e alla fine ha parlato. Prima ha cofessato i suoi rapporti con Greco poi ha messo in fila nome, cognome e soprannome di tutti quelli che lui ingaggia per  risolvere i suoi  affari alla maniera che intende lui. Tutti dilettanti, signor Piero e questo un po' ci fa impensierire. Comunque pare che ora Viane sia nelle mani di uno solo della squadra a servizio di Greco, un certo Brando, detto la Volpe. E' un ragazzotto che bazzica spesso qui in zona ma è incensurato e fino ad ora non aveva mai dato grossi problemi." Passò un secondo, poi ne passò un altro e in quel salone  che si affacciava sull'ordinato giardino con le aiuole di vari colori giunse un intenso profumo di lavanda, come a voler sedare la rabbia che regnava intorno con Piero  che nulla serviva a calmarlo, neppure quel sublime sentore. "E allora sbrigatevi, andate a cercarla !", urlò sgranando i grandi occhi azzurri , "Io nelle mie condizioni posso fare ben poco diversamente avrei già scandagliato tutto il Ponente".
Viane nel frattempo attendeva con impazienza insieme a Brando che nel cielo comparisse la luna per recarsi in Ciàn der prève e ritornare in quella dimensione misteriosa dove il sogno si confondeva con la realtà. Il pomeriggio intanto trascorse nell'attesa di trovare una risposta a quanto stava accadendo ad entrambi e col seme rimasto nelle loro mani si aggirarono fuori dal casale per individuare un luogo dove interrarlo. Sembrava l'avessero scovato quando ad un tratto tutti e due, distratti dall'arrivo dell'uomo che gli consegnava il cibo, dovettero rientrare nel casolare facendoselo sfuggire dalle mani. " Lo sapevo, dovevamo  essere più rapidi", disse Brando con voce alterata dopo che l'altro complice del rapimento  si era velocemente allontanato. "Certo, ma tu mi devi spiegare perchè credi tanto a tutte queste magie", le chiese Viane fissandolo profondamente, "E' come se tu conoscessi i segreti che aleggiano in questo luogo. Dimmi dove ci troviamo oppure dovrò pensare che tu sei un mago". "Ma quale mago! Io sono solo un poeta è per questo che vedo e sento più di tanti altri", rispose lui," lo sai che non posso palesarti il nome di questo piccolo paese e poi , in questo luogo, vige una regola . Chi vi arriva per caso non deve sapere dove si trova ma lo deve scoprire lasciandosi trasportare di carrugio in carrugio oppure glielo deve svelare la prima donna che incontrerà. Qui gli abitanti sono in prevalenza femmine, stringono amicizia solo tra di loro e governano l'intera valle togliendo qualsiasi forma di potere agli uomini . E' una rivincita che si sono prese dopo che, in tempi lontani, molte  vennero mandate al rogo. Il pane che hai mangiato e che ti ha stupito per il suo sapore inconsueto viene panificato in questi forni solo da mani femminili, da loro dipende l'intera economia del villaggio e del territorio circostante. Lo sfornano una volta alla settimana e dopo avergli inciso una sorta di croce al centro lo fanno distribuire seguendo un rito che a me non è mai stato svelato. Insomma questo è un paese dove vige il matriarcato uno scotto che gli uomini devono pagare per quello che hanno combinato nel 1587. Altro non ti dico. " Stavano per litigare poi Viane ebbe come un presentimento e, ricordando quanto era accaduto la notte precedente e il suo incontro con Isotta, iniziò a pensare ancora una volta che il suo rapimento era un'occasione di rinascita, un nuovo modo di rapportarsi con la sua femminilità, perchè giunge un momento nella vita in cui non solo bisogna sapere cosa fare ma anche chi essere. Arrivò lo scuro della sera con qualche ulalato di lupi e il verso di uccelli notturni  quindi si creò un generale silenzio arcano, il cervo dagli occhi umani si presentò ancora alla vecchia porta dell'essicatoio. Un nuovo misterioso incontro li attendeva. (continua)                                            




lunedì 1 dicembre 2014

Viane oltre le nuvole

                                     Barche al riposo, acquarello di M. Spads

In una valigia di Fendi, impreziosita dalle iniziali del suo nome, Francesca ci aveva messo tutto il suo mondo. Era più forte di lei non sottrarsi a questo rito tanto che, anche nel mezzo di una catastrofe,  non poteva fare a meno di portarsi appresso quasi l'intero guardaroba. Fu così che insieme ad Emma, fornita anche lei di trolley della griffe Vuitton custode di un'infinità di preziosi abitini, a due giorni dalla scomparsa di Viane, si mise in viaggio per raggiungere quanto prima Piero a Grimaldi. Sempre più sospettose e  maliziose non si convincevano all'idea che a Viane fosse accaduta una disgrazia e ancor di meno che qualcuno, per non si sa quale oscura ragione, l'avesse rapita e portata chissà dove. Per loro era  più facile nuovamente ipotizzare che l'amica, appena visto che la vita familiare non era soltanto un godimento d'amore, ne avesse combinata una delle sue e, pentita di quel suo matrimonio un po' sacrificato,  avesse scelto di ritirarsi in un luogo segreto. Di Viane, alla fine, avevano sempre colto il lato più superficiale,  tra loro amiche dopo tutto il  legante vero e proprio era solo quello shopping compulsivo che a turno le prendeva e quella loro ingarbugliata vita sentimentale dove anche le piccolezze acquistavano una incontrovertibile importanza. L'amicizia si perpetuava su basi abbastanza banali ma a modo loro si volevano bene tanto che ricordando l'ingenua gioia che si esprimeva sul rotondo del viso di Viane il giorno del suo matrimonio si misero quasi a piangere. " Speriamo che la ritrovino in fretta", farfugliarono  in coro intravedendo in lontananza il cartello con la freccia per Latte dove finalmente erano giunte e dove sarebbero state accolte da Sofia prima di recarsi tutte insieme nella villa di Piero a Grimaldi. "Non capisco cosa possa esserle accaduto ", riprese a dire Emma mentre Francesca guidando, per non farsi abbagliare dagli accecanti raggi del sole prepotente di Ponente, inforcava un paio di occhiali scuri in stile diva che le erano costati una fortuna, "nella nostra ultima conversazione telefonica già non era più la stessa", aggiunse ancora osservando, con un po' di invidia, i maestosi occhiali di Francesca scovati al Portobello di Londra , "ricordo che  a Milano, quando ci siamo incontrate in piazza della Scala pochi giorni antecedenti al suo matrimonio, lei mi venne incontro sfoggiando un'elegante Birkin di Hermès verde foresta. Era felice del suo nuovo costoso acquisto ora, invece, pare fuggire ad ogni forma di desiderio venale. Anche Piero attraverso le sue parole mi è parso diverso da come lo immaginavamo. Ora lo descriveva  un gentiluomo di campagna tutto orientato a salvare le sue terre". Emma si tolse l'originale cappellino che aveva sulla testa e sventagliandoselo su e giù a guisa di ventaglio, quasi per riprendersi da una sensazione simile a uno svenimento, posò gli occhi sul  paesaggio che veloce scorreva fuori dall'auto. "Fermati", urlò rivolgendosi a Francesca, "voglio annusare questa sottile aria di mare, mi fa rivivere e chissà che non faccia bene pure al mio bambino". Poi, accarezzandosi delicatamente il ventre appena ingrossato per via di quella gravidanza da mamma nubile della quale andava fiera, aggiunse:" Certo sono cambiati! Per me a tutti  e due è successo qualcosa di misterioso, qualcosa che non immaginiamo e che va oltre il loro amore. Hanno anche rinviato senza tanti ripensamenti quel viaggio di nozze tanto declamato". Questi pensieri erano preoccupanti come tutti quelli che  fanno comprendere le cose troppo tardi e il ricordo della coppia di allegri novelli sposi incominciò piano, piano nelle loro menti a sbiadirsi. Giunte nel villino di Sofia, arrampicato in un punto strategico di Latte e molto simile a un romantico cottage inglese dove danzavano al ritmo di un vento ballerino campanelle candide e stellate di vivi fiori gialli,  le domande e  gli interrogativi sulla metamorfosi di Viane proseguirono attraverso le considerazioni di Sofia. "Succede, succede a molti che vengono da queste parti", prese a erudirle lei col suo solito fare da filosofa . "chi arriva in questa lingua del Ponente Ligure spesso è vittima di una catarsi . Sarà il vento, che quando è forte attraversa persino l'anima,  oppure questo mare o questo cielo blu e infinito a un tratto è come se una voce ti implorasse di fermarti e  la tua vita intera improvvisamente prende una svolta senza una specifica ragione. Ci si perde seguendo il volo di un uccello e poi  si scoprono spiaggette a forma di triangolo dalla sabbia rosa che si raggiungono solo a piedi nudi. Là dove la solitudine fa uno spazio enorme è facile scegliere la strada che porta verso la libertà". Sofia si fermò un attimo, capiva di narrare cose che ancora non potevano giungere al cuore delle amiche. Ci vuole tempo per assapore l'intimità di un luogo pensò guardandole con affettuosa compassione poi, osservandole con sguardo pensieroso, come si fa scrutando un cielo pieno di nuvole ed insieme il loro cammino, ritornò a fare l'analisi di Viane osservando:" Anche Viane deve essere rimasta sedotta dalla forza di questo mare,dal profumo degli elicrisi che arriva quando meno te lo aspetti insieme a un pennacchiolo argenteo strappato dal vento a un fiore nato per caso su uno scoglio regalando a chi lo riceve una felicità mai trovata e un senso di liberazione."  Francesca ed Emma compirono un passo indietro e appartandosi sotto la pergola di un folto glicine bianco si confidarono che anche Sofia era diversa da come solitamente la percepivano in città. Pareva meno angosciata ma molto distante , forse anche troppo, da quel genere di vita che le aveva sempre unite. Ma per loro era inconfutabile: la vera felicità era solo dietro le vetrine di Milano. Intanto poco lontano, in una località non ancora nota, Viane si ritrovava in un mondo sopito lontano dal mare di cui tuttavia, in certi istanti, ne percepiva un leggero sentore, quasi gli spruzzi delle onde si divertissero a raggiungere le vette conferendo al profumo del bosco qualche capricciosa nota salina. Catapultata in un cordone montuoso ignoto lei e Brando non distinguevano più quale fosse il sogno e quale la realtà. Accadde allora che dopo quell'incontro con le streghe si ritrovassero nel loro giaciglio mezzi storditi. "Brando cosa è successo questa notte? Eri anche tu con me sotto un grande noce mentre si compivano sortilegi di ogni tipo?". Iniziò così tra lei e il ragazzo una curiosa conversazione dove entrambi non sapevano più se veramente fossero andati in una località denominata Lagodegnu o l'avessero solo sognato e poi c'era quel cervo guida che entrambi ricordavano per via di quegli occhi dolci e quasi umani . "Certo che c'ero!", rispose senza esitazione Brando, " rammento anche il bel volto luminoso di Isotta che parlava di un seme che ci donerà e che salverà il mondo. Una certa Peirina ha anche profetizzato che io diverrò un grande poeta. Chissà? Se mai questo si avverasse giuro che ti sarò per sempre grato perchè se non avessi partecipato al tuo rapimento questo  mio desiderio, che solo tu conosci,  non si sarebbe mai realizzato". Si sfregarono gli occhi  e nonostante fuori albeggiasse e il cielo fosse macchiato di un rosa tenue, come se un pittore vi avesse intinto ripetutamente qua e là il suo pennello, loro piombarono in un sonno profondo. Si svegliarono con il sole in faccia, intorno a mezzogiorno, trovando  nelle loro mani strette a pugno un seme che sembrava una pepita d'oro. Stupiti lo rigirarono più volte tra le dita muovendolo in tutte le possibili direzioni finchè udirono prima un suono lieve, poi un mormorio, infine un coro di voci femminili che dopo aver pronunciato frasi misteriose intimò:" Stanotte vi attendiamo alla Ciàn der préve". (continua)