domenica 10 gennaio 2016

Magie a Grimaldi

                                 Il giardino segreto, acquarello di M. Spada

 Per sortilegi e magie non era da meno di Triora il dolce paesino di Grimaldi. Qui ,oltre al clamoroso evento della guarigione di Piero che ora camminava e al posto dell’auto, auspicando uno stle di vita ecologico, se ne andava in giro con una biga elettrica,  stavano avvenendo altri fatti strani. Le tre intime amiche di Viane, mentre erano in attesa del suo ritorno , furono le prime a constatare che proprio  a Grimaldi si aggirassero fatine e animali parlanti sotto le cui sembianze si celavano personaggi riemersi da un  passato molto lontano. La prima ad accorgersene fu Sofia che sfogliando un  libro di sorte riposto accanto a un testo di storia greca della fornita biblioteca di Piero, vi trovo’ figure di donne che, nella località di Triora, partecipavano a sconvolgenti sabba sotto enormi alberi di noce .Sfogliava quelle pagine con avidità soffermandosi su indicazioni che odoravano di stregoneria. Una mappa indicava un luogo lugubre detto La Cà Botina e un percorso da seguire per  arrivare in un punto barrato con croci e serpenti riportato col nome di Lagodegnu. Al solo guardarlo Sofia si senti’ mancare.”Cielo ma che orrore”, inizio’a pensare, quindi posando ancora gli occhi tra  macabre illustrazioni mise il dito sul sentiero che conduceva a Lagodegnu, indicato come un piccolo lago formato da una cascata, e ancora incredula vide tutto il resto. Le mancava il respiro ma il suo carattere curioso la fece proseguire. Sfogliava quel libro con avidità ormai agganciata da frasi di dubbio significato  affiancate a disegni di braceri dove ardeva legno di alloro  . Pagina dopo pagina ad un tratto sbuco’ un foglietto  che svelava tutt’altra verità contenuta nel libro appena rinvenuto. “Venite, venite ”,  chioso’ rivolgendosi a Emma e Francesca tutte prese a scegliere il vestito da indossare per la festa che in paese si stava preparando in onore di Viane, “ascoltate“, disse catturando la curiosità di Emma che nel frattempo insieme a Francesca valutava se indossare un abito piuttosto che un altro, entrambi acquistati in una golosa boutique  del centro di Milano dove  era solita sedare le sue ansie esistenziali, “  Se negli anni Duemila una donna rinverrà questo raro testo antico non perda tempo e si faccia avanti perchè quello che vi è scritto non è la verità.  Ricordi a tutta la valle che noi donne del 1587 eravamo innocenti e non essendo la causa dell’avvenuta carestia non dovevamo essere mandate al rogo”.  Sofia leggeva e ragionando senti’ che per lei si stava presentando l’occasione da tempo attesa, quella che avrebbe dato finalmente un senso alla sua vita di scrittrice sempre  alla ricerca del suo io più profondo e di storie dove il sogno si confondeva con la realtà. “ Ma che vai leggendo”, si appresto’ a contestare Emma limando, quasi incurante , le unghie delle sue mani  scintillanti  affidate ad una delle più note hand stylist parigine come lei chiamava con parole alla moda le stiliste delle mani ”. “prosegui, prosegui”, continuo’ a dire quasi noncurante spalmandosi una crema al karitè insieme a una polvere iridescente. “Ragazze , non minimizzate quello che sto per leggervi e ascoltate quello che ribadisce ancora una certa Isotta Stella  come si firma alla fine . “Se si ignorerà questo mio messaggio una donna, che ben conoscete, rimarrà per sempre prigioniera di un prepotente signore del cinquecento fomentatore del tribunale dell’inquisizione capace ancora oggi di tenere soggiogata l’intera valle ai suoi voleri “.  Fu a seguito di queste parole che le amiche di Viane si guardarono intorno con circospezione.  “Ma allora è vero quello che una volta ho sentito a proposito della carestia del grano che a Triora aveva portato a mandare al rogo diverse ragazze con l’accusa di stregoneria?” , si interrogo’ Francesca , “ricordo di aver udito questa storia da un contadino della zona proprio ieri mentre prendevo un caffè nel bar del paese. Pensavo scherzasse  o volesse solo attrarre la mia attenzione quando riferiva di streghe e maghi che ancora si aggirano nella valle Argentina . Accipicchia, e allora è tutto vero! Volete vedere che  Viane è  stata rapita per compiere una missione e che anche noi ne siamo invischiate? “ Mentre nominava la parola missione alle loro spalle si alzo’ un forte vento. Nel giardino prospicente la sala della grande biblioteca tutto ondeggiava , volavano le foglie, si alzavono le sedie, alcuni uccelli  venuti dal mare volteggiavano come impazziti, animali simili a serpenti vagavano liberi tra le siepi finchè una voce si alzo’ mettendo fine a quell’orribile scompiglio che aveva terrorizzato l’intero trio . “ Sofia, Emma ,Francesca! Sono Isotta Stella . La vostra Viane è salva ma affinchè ritorni dovete  far si’ che l’intero paese si smobiliti in favore della nostra innocenza . Raccontate a tutti che il seme di cui eravamo in possesso   avrebbe potuto nutrire tutto il mondo. Noi donne del rinascimento volevamo salvare il pianeta , eravamo contro la speculazione, il monte delle Forche e tutta la nostra valle non poteva essere fonte di devastazione , le colture dovevano avvicendarsi per essere vero nutrimento. In questo noi credevamo e per questo siamo state torturate o uccise.”  “ Spiegati meglio”, la prego’ Sofia .” “Cara figliola ai tempi le donne contavano poco e quindi non era difficile attribuirci fatti inesistenti. Fummo accusate di essere la causa di piogge acide, di pestilenze e di altre cattiverie non di certo avvenute per causa nostra”. Parlo’ cosi’ Isotta mentre un orrendo pipistrello inizio’ a volteggiare nella stanza della biblioteca rubando il prezioso documento dalle mani di Sofia che esterefatta vide Isotta estrarre  una spada e colpire il disgustoso topaccio volante che in breve se la squaglio’. “ Codardo”, gli urlo’ lei , “Ecco , è lui il prepotente falso gentiluomo che ingaggio’ squadre di uomini   disposti ad accusare di stregoneria tutte le abitanti di Cà Botina. Ancora fa il prevaricatore , ancora spera che con i suoi poteri magici nessuno mai saprà la verità e che per sempre saremo le bagine di Triora che  compivano orribili sortilegi. ” .Si udirono dei tuoni, poi lampi e fulmini , le luci della biblioteca dove Sofia, Emma e Francesca si trovavano asseragliate dietro un divano, prima si accesero e poi si spensero ,la boiserie si mise a cigolare e a creparsi,  i libri danzavano nell’aria insieme al volume appena rinvenuto, finchè  tra urla di terrore e imprecazioni plano’ nuovamente nelle mani di Sofia insieme all’importante documento. Isotta intanto le aveva salutate implorando la loro solidarietà ,un cervo l’attendeva nel giardino di Piero che in quell’istante assunse la fisionomia di quello delle Esperidi . Per alcuni minuti nell’aria aleggio’ qualcosa di divino , le mele degli alberi divennero d’oro, le fontane sgorgarono acqua al profumo d’ambra e non solo Sofia ma anche Emma e Francesca sentirono che era l’amore a far girare il mondo .  Fu allora che si alzo’ una musica e il cervo inaspettatamente canto’: “ Cessate, o donne, il vostro sospirare, gli uomini furon sempre ingannatori ; con un piede sul lido e l’altro in mare, mai furon costanti negli amori. Dunque cessate, più non sospirate e lasciate partir chi se ne va; e state allegre, e i lamenti mutate in un gaio trallerollerollà”.  Non  capirono tutto questo le amiche di Viane, solo Sofia non aveva dubbi sotto  le sembianze di quel cervo si celava Shakespeare ,conosceva a memoria  Molto rumore per nulla, commedia da lei prediletta. Aveva ragione,William era tornato per porre un lieto fine al rapimento di Viane.    (continua)

venerdì 1 gennaio 2016

La rivelazione


                                       La dolce vita, acquarello su carta di M. Spada

Mentre Viane e Brando si guardavano curiosi e ansiosi di conoscere i misteri celati nel dipinto scoperto nel castello  Samira inizio’ a svelare il suo segreto. Era affascinante, più la si guardava e più rivelava un animo dolce, e Brando che ancora non sapeva cosa fosse il vero amore di colpo, senza attendere di conoscere per intero la sua storia, se ne innamoro’. “Brando non farlo!”, lo scongiuro’ lei  leggendo negli occhi del ragazzo l’inizio della loro reciproca passione sbocciata all’improvviso come un fior di campo, “se ti innamorerai di me resterai per sempre prigioniero in questa valle e io tornero’ immediatamente nel dipinto da cui sono appena uscita  cosi’ quello che sto per narrarvi non lo saprete mai. Non dimenticare che, qui a Triora, il mago è ancora in possesso dei suoi antichi poteri e sta facendo di tutto per impedire il riscatto delle donne imputate ingiustamente di stregoneria. Dovete  guardarvi da lui e agire con circospezione seguendo i voleri di Isotta . Lei é la sola che possiede la facoltà di proteggervi da quel malvagio”. Brando per un po’ rimase in silenzio e non dissimile da coloro che scoprono per la prima volta la profondità dell’amore si vide già nel suo nuovo mondo di uomo adulto, con lui e Samira  insieme per la vita .”La portero’ a vivere alla Mortola”, disse tra sé e sé, “in quella insenatura dove c’é la casetta semplice del mio amico pescatore che sta dirimpetto al mare con la spiaggia di sotto  dove attende sempre una barchetta rosa chiamata La dolce vita.  Per me quella é la dimora più bella che esista. Di notte  sarà la luna riflessa nell’acqua a farci compagnia, di giorno saranno i raggi del sole a posarsi sulle nostre labbra unite in un bacio che non avrà fine neppure quando insieme ci tufferemo nell’azzurro del mare scendendo abbracciati in quel fondale trasparente nel quale abitano creature fantastiche. Io finalmente potro’ fare il poeta e lei sarà la mia musa, la sola a cui apriro’ il mio mondo immaginario”. Fu questo il suo primo pensiero di uomo innamorato. Le immagini dei suoi luoghi amici racchiusi dentro le insenatura della riviera di Ponente si sovrapponevano alle parole che avrebbe voluto sussurrare a quella splendida fanciulla che continuava a leggergli  nel cuore perchè provava il suo stesso sentimento. Poi mettendo da parte  rischi , paure e conseguenze  non ci penso’ due volte a dichiararsi cosi’, come un tempo, aveva fatto il suo maestro William con Peirina. Fissando quegli occhi neri velati di nostalgia  della bella africana le declamo’ alcuni versi nati al momento, forse suggeriti dal cielo come spesso accade ai veri poeti .”Com’è semplice amare quando hai trovato chi ti puo’ ricambiare.
Il mondo che non sapevi osservare ti si svela piano sollevando ad ogni tuo passo il velo che lo avvolgeva. Cammmino
 e mentre il vento si alza lento con la sua musica tutto mi appare bello, anche le foglie secche di un giardino addormentato
 dove tu con me torni ad attendere l’arrivo della nostra  primavera.”
Due lacrime scesero lungo il volto di Samira, accompagnate dal suo radioso sorriso, poi mostrando  un seme bianco che teneva tra le mani diede il via alla sua rivelazione. “Il comandante della nave, a cui mia madre mi aveva affidata, giunto a Triora mi porto’ a vivere nel suo casale insieme alla moglie, nota in tutto il paese come colei che aveva il dono di dare al pane un sapore speciale secondo una ricetta segreta che nessuno conosceva . Un giorno colta da curiosità prese uno dei miei  preziosi semi e di nascosto del marito lo pianto’ nel campo della valle incrociandolo con chicchi di grano . In pochi giorni si sviluppo’ una piantina prodigiosa mai vista da queste parti e Giovanna,  la donna che chiamavo mamma, insieme ad altre  donne del borgo provo’ a ricavarne una farina sottile ottima per un pane il cui profumo attiro’ l’intero paese . Quel cereale che mi aveva sottratto e di cui lei si servi’ per la sua alchimia in Egitto veniva usato solo dai re ”. Segui’ qualche istante di silenzio   e mentre Samira pareva essere zittita da qualcuno  Viane fece per avvicinarsi a lei domandando: “Dimmi quel cereale ha delle proprietà segrete? Come si chiama ? E’ lo stesso che vuole consegnarci Isotta? Ti prego non andartene”.  La fanciulla, tanto desiderata da Brando, si stava smaterializzando appena in tempo per svelare le prime due sillabe del misterioso seme. “Te..., te...”, urlo’ allontanandosi sempre di più e allungando una mano verso Brando quasi a voler fuggire con lui. Non ci volle molto per capire che Samira non poteva più parlare ,ormai era tornata a far parte di quel gruppo di figure ritratte da Bartolomeo Passerotti.  Si sollevo’ un vento leggero e la farfalla Sybilla torno’ a riprendersi i suoi amici. (continua)
Buon anno a tutti i lettori da Viane, Piero, Brando, William, Peirina, Isotta, Samira,Sybilla  e tutti i personaggi del mondo fantastico del romanzo a puntate Tefal  di Gabriella Ledda

domenica 8 novembre 2015

Amour N1


                                             Acquerello su carta di M.Spada

Anche Brando e Viane si strinsero per mano e con quello stupore infantile che non conoscevano da tempo seguirono l'ascesa al cielo di quei due innamorati di cui forse non avrebbero  più saputo nulla. Con occhi vergini, simili a quelli dei bambini , li osservarono attendendo che sparissero dentro una stella senza nome e che loro con orgoglio battezzarono Amour numero 1. "Ciao William è stato bello conoscerti ", urlo’ Brando senza staccare lo sguardo da quella scia luminosa rilasciata dall'elevarsi dei due amanti. "Addio Peirina , non abbandonarci ! Siate felici", disse con voce accorata Viane provando un'improvvisa sensazione di smarrimento quasi avesse perso gli spiriti guida di quella vicenda ancora senza fine. "Ci mancheranno", soggiunse Viane guardando dritto nelle pupille sognanti Brando," cosi’ come ci mancherà anche Isotta". " Ma perchè, vorresti farmi credere che la nostra impresa è giunta al termine?", chiese preoccupato Brando aggiungendo con un tono da guerriero trionfante: "Pensi che finalmente abbiamo riscattato la reputazione di quelle donne erroneamente accusate di stregoneria?". "Non lo so", ribadi’ Viane con aria investigatrice, "non abbiamo ancora tra le mani il seme leggendario di cui parlava Isotta e che dovrebbe addirittura salvare il mondo". Resto’ muta per qualche istante poi, sollevando con la mano un ciuffo della sua lucida chioma che le accarezzava la fronte fino a ricadere lungo la gota rosata, torno’ verso il dipinto e si mise in sua contemplazione. I suoi occhi apparivano quasi ipnotizzati, rapiti in una sorta di estasi, si avvicinava al quadro ma poi con uno scatto vi si allontanava, un passo avanti e due indietro, uno a sinistra e uno a destra. Brando osservava esterefatto quel minuetto eseguito con la leggerezza di una ballerina  tuttavia non osava porre altre domande a Viane temendo di interrompere quella curiosa magia che si stava per compiere.Passarono pochi istanti e mentre lui cercava di reprimere anche il respiro temendo che la sua presenza interferisse con quello che era li’ per accadere una figura femminile del dipinto,muovendo prima gli occhi e poi le labbra, fece cenno a Viane di avvicinarsi. "Mi chiamo Samira ", inizio’ a sussurrare aprendosi in un rassicurante sorriso dietro il quale si intravedeva una dentatura bianchissima resa ancora più splendente dall'incarnato scuro del suo volto, " non abbiate paura sono qui per aiutarvi ma prima vi devo narrare la mia storia. Giunsi a Triora nel 1587 per sfuggire dall'Etiopia dove era in corso una grave carestia e qui, in questo luogo fantastico, mi ci porto’ in parte mia madre, salendo su una nave clandestina, dopo  avermi nascosta dentro una cesta a tamburo che portava con disinvoltura sulla testa. Avevo pochi mesi e so poco di lei poichè durante la traversata mori’ tuttavia, fortuna volle, che prima di andarsene accanto a lei ci fosse il capitano della nave, un uomo dal cuore grande di nome Libero. A Libero, che quando non viaggiava per mare viveva a Triora, mia madre chiese di allevarmi e aprendogli la  grande ruvida mano che reggeva la sua  sempre più tremolante gli mise in mano un sacchettino pieno di semi. "Sono la dote di Samira" gli spiego’ rivelandogli il mio nome. Con questi puoi diventare ricco anche tu o l'uomo che sposerà  questa mia creatura. Piantali nella valle dove vive la tua famiglia e ti accorgerai del loro prodigioso mutamento." Viane la ascoltava incredula mentre Brando le si avvicinava incoraggiandola a porre alla gentil donna una domanda che gli stava ronzando nella mente fino a farlo sobbalzare, come se ad un tratto avesse trovato il filo di Arianna che li avrebbe condotti a trovare il senso della loro avventura. Uscendo dal suo silenzio il ragazzo si porto’ al fianco di Viane e avvicinandosi al suo orecchio, al cui lobo brillava uno zaffiro a forma di stella, le suggeri':  "Chiedile se il seme che ha fatto tremare i proprietari terrieri di questa valle giungeva dall'Africa". " Fu proprio cosi’", rispose Samira, " Brando, non temere, le mie parole sono anche per te. Io sento tutto e vedo tutto . Non dimenticare che questo è un luogo magico. Sei un poeta e mi piaci proprio per questo d'altronde la storia che sto per narrarvi è solo per chi ha le orecchie dei poeti." (continua)                                                                                                                                                                                                                                                                                                

venerdì 13 febbraio 2015

L'amore oltre la luna

                                       Pannocchia di granturco, acquaerello di M. Spada                                      

A Grimaldi nel frattempo si festeggiava e l'idea che la vita possa sorprendere, anche quando ormai è subentrata la rassegnazione, stava per insinuarsi tra gli abitanti del minuscolo paese e dintorni. "E' un mistero, il signor Piero è tornato a camminare", si bisbigliava nei vicoli, risonanti solo dei passi delle persone curiose, nei bar e perfino tra le barche, mentre nel mare liscio alcuni pescatori sorvegliavano le loro lenze che scendevano diritte nel buio dell'acqua. Qualcuno sorrideva, altri si guardavano increduli, altri ancora se ne uscivano con un rassegnato: "c'est la vie". Tuttavia quel fatto idilliaco aveva rimesso in giro un certo buon umore innescando, anche tra i più scettici, una predisposizione alla positività immaginando che chissà, forse, quello che si credeva impossibile ad un tratto poteva trasformarsi in possibile. Piero era esultante e mentre Viane proseguiva il suo misterioso viaggio nel fantastico mondo di Triora lui si ritrovava, con amici e parenti, nella sua bella villa dove erano anche accorse le tre  amiche della sua sposa, informate che presto sarebbe giunta anche lei. Sofia arrivò per prima, tutta in bianco e rosa, con il volto raggiante di gioia ombreggiato da una grande paglia ancora estiva sulla quale grappoli di uva artificiale evocavano discreti i vigneti di Dolceacqua in cui alcuni suoi parenti producevano un profumato vinello, color rubino, chiamato Rossese e con il quale, proprio quella sera, l'intero borgo brindò. Quasi al tramonto, intanto che il cielo si infiammava di tutte le tonalità che vanno dall'arancio al rosso e poi ancora dal rosso all'arancio fino a divenire un unico colore, nel giardino, allestito a festa, giunsero anche Emma e Francesca, ancora incredule per quanto era successo a Piero e trepidanti per l'imminente rilascio di Viane annunciato perfino dai giornali locali. Si guardavano intorno, con la solita affettuosa malizia, disorientate come se d'un tratto si fossero accorte che la vita ha in serbo dei misteri capaci di soppiantare il calcolo e la stessa ragione . Poco più lontano, nella valle Argentina, dove il silenzio è persona, Viane e Brando, attraverso le parole di Peirina, entravano nei fatti segreti del 1587. La dolce figura femminile era a loro apparsa nello sventolio di un'ampia gonna ricamata e con la massa di capelli color  notte mossi da un vento antico, si mostrava turbata ma trionfante. Procedeva lenta  ruotando ad ogni passo la soffice gonna e mentre un fascio di luce bianca l'avvolgeva i suoi occhi e tutta la sua persona esprimevano la pacatezza e la soavità di chi si ridesta in nome dell'amore. William nascosto, come esigeva il sortilegio imposto da Isotta, l'ascoltava e chissà cosa avrebbe pagato per vederla, riabbracciarla e dirle, con il timbro melodioso della sua voce d'attore, che lei era stata il suo unico immenso amore e musa indiscussa di quella tragedia che li vide amanti. "Grazie per aver rotto l'incantesimo, grazie amici per avermi portato via dall'inferno dei sabba, grazie per aver riscattato la mia reputazione." Iniziò con queste ripetute espressioni di gratitudine il ritorno di Peirina alla sua vera identità insieme a un pianto sommesso, non di dolore ma di felicità. "In diversi provarono a liberarmi", proseguì con voce bella e pacata" ,soprattutto nel seicento ma nessuno ci riuscì. Il primo fu Salvator Rosa nel 1660, un pittore napoletano, soprannominato il principe delle tenebre, affascinato dalla nostra storia di streghe ma subito messo in fuga dalle prepotenze del mago che l'aveva minacciato di trasformarlo in un viscido serpente . Poi fu la volta di Sybilla Merian, la farfalla monarca che vi ha condotto fin qui e la cui vera identità doveva restare avvolta di mistero finchè non si apriva questo alto muro che mi teneva prigioniera. Sybilla era diventata una nostra protetta, in lei abbiamo visto quello che avremmo voluto essere anche noi circa un secolo prima, donne di un Rinascimento proteso a scoprire l'autonomia dell'individuo, la libertà della ragione dalla fede e pronte anche a combattere il tiranno. La sua emancipazione non poteva essere interrotta per riscattare la nostra reputazione e per questo le suggerimmo di andarsene, Triora in quel momento non era per lei, la meta giusta era l'America del Sud, sapevamo che lì, nella scoperta di un mondo animale e vegetale ancora sconosciuto, avrebbe trovato la felicità." Peirina parlava con lo sguardo dei tempi in cui era vissuta ed era bello ascoltarla mentre muoveva la sua bocca infantile soprattutto quando si riferiva a certe aspirazioni della sua epoca facendo intendere che alcuni modelli ideali gettarono i semi negli interstizi della coscienza e del tempo. "Dicci di più, narraci la tua storia ", chiese Viane affascinata da questa donna che sembrava più consapevole e moderna di quanto si potesse immaginare. "Ero la figlia di un pittore", iniziò a raccontare lei, nato nel 1530 e morto di dolore per la mia scomparsa nel 1593. Fu lui il primo a vedere in me la poetessa, fu lui ad essermi maestro, guida e consigliere, fu lui che fino all'ultimo si battè per discolparmi dall'accusa di essere una strega. Entrambi ci facevamo ispirare dalla natura, io le dedicavo versi , lui la ritraeva stravolgendola. Mio padre dipingeva quadri a doppio senso." "Vorrai dire con la tecnica del "capriccio" ?", domandò Viane sempre protesa a indagare sull'arte e i suoi splendori. "Sì il "capriccio" se così oggi chiamate quel meraviglioso universo artistico che seduceva al primo sguardo. In paese però non era ben visto. Cominciò a girare la voce che fosse un bislacco per via di quei suoi dipinti stravaganti, non capivano la sua ironia e certe sue caricature vennero fraintese tanto da creare intorno a sè più nemici che amici. Fu lui ad invitare qui Bartolomeo Passerotti, l'autore dell'opera che avete appena scoperto ma in verità, prima di essa vi era un suo dipinto. Era il ritratto di un uomo con la testa ornata da un cereale che qui non si era mai visto e subito si sparse la voce che si trattasse di una diavoleria. In realtà era una scoperta fatta da alcune donne di Triora che per caso, senza saperlo, avevano incrociato alcune piantine dalle quali nacque un seme che, tramutato in farina, dava al pane un sapore magico tanto che tutti iniziarono a volerne sempre di più . Quel dipinto venne subito rimosso e bruciato  ma mio padre che conosceva bene Passerotti lo chiamò a dipingerne un altro più misterioso del suo. Ed è lì che, ancora oggi, è racchiuso il segreto delle donne di Triora. Quando il prezzo del grano cominciò a traballare alcuni possidenti, gelosi ed interessati,  iniziarono a dare la caccia alle streghe ed io, essendo la figlia di quel pittore ribelle che aveva ritratto un uomo con la testa avvolta da un cereale misterioso, venni subito imputata". A un certo punto si interruppe e un'ombra dura calò sul suo viso  come se risvegliandosi da quel letargo stesse rivedendo tutto l'orrore di quei momenti funesti . "Che c'è Peirina?", disse sempre più curiosa Viane rapita da quelle vicissitudini  che come una porta girevole ruotavano intorno ai suoi occhi . "C'è che in seguito a quell'infamia non potei rivedere più l'uomo che amavo. C'eravamo conosciuti qui in questo castello,  una notte d'estate, durante la rappresentazione di un suo play e fu subito amore, l'incanto della poesia che rende l'universo più sopportabile e lieve ci unì senza che ce ne accorgessimo. Si chiamava William ed era un poeta. Veniva da molto lontano parlava inglese, la lingua di mia madre,una nobildonna di Oxford che mi lasciò ancora in tenera età, i suoi canti erano sublimi, lui sapeva spalancare al primo sguardo le cose ultime e prime della vita. Si fermò nel suo racconto e gli occhi le si invasero di malinconia e di rimpianto finchè con l'ultimo filo di speranza iniziò a chiedersi: "Chissà dov'è, chissà se i suoi versi restarono per me o entrarono nel cuore di altre donne? Vorrei rivedere il suo volto, il suo sorriso luminoso"  Fu allora che Brando prese coraggio e schiarendosi la voce la rassicurò: " Peirina, William è qui e giura d'amarti ancora come allora , più di allora, ma non puoi vederlo. "Oh Brando vorrei vederlo un solo istante", chiese lei sospirando. " Non si può Peirina", rispose lui guardando quel volto che splendeva di un vivace splendore. Dalla montagna si alzò una musica, una sorta di dialogo notturno tra due strumenti immaginari il cui timbro dell'uno e dell'altro sviluppò un'atmosfera di dolcezza calda e affettuosa. In quell'allegro sotto forma di sonata che rifuggiva cristallina ed elegante lei recitò: "Il mio amore te l'ho già dato prima che me lo chiedessi, eppure vorrei dovertelo dare di nuovo". Il silenzio durò due minuti finchè si sentì un rumor leggero di passi e una voce che prima lontana e poi vicina ricamò nell'aria un altro verso noto: "Felice sono io che amo e son riamato dove l'amor non cambia nè può esser ripudiato" . Non ce la fece William, non riuscì a rispettare quel patto stipulato con Isotta, era troppo grande quell'amore. Voleva riabbracciare la sua poetessa dall'aria così libera, le cui labbra morbide e avvolgenti sapevano dei frutti di bosco di Triora, voleva accarezzare, anche solo per un momento, la sua pelle color miele,voleva nuovamente provare quel brivido che accelera il respiro , l'attimo in cui tutto prende luce come la più bella delle costellazioni. Uscendo dal suo nascondiglio corse verso di lei e guardandola fissamente coi suoi occhi languidi , la strinse forte a sè, la baciò con tutto l'ardore di chi quell'ìstante l'aveva a lungo sospirato. Insieme stretti per mano volarono verso la luna avvolti nella medesima gioia d'amore. (continua)                                                                                                                                                                                                                          .                                                

domenica 1 febbraio 2015

I misteri del castello

                                      Papillon, acquerello su carta di Maurizio Spada

La grande farfalla monarca, fiera nella sua livrea arancione, ingigantita per volere di Isotta, danzava nel cielo come una leggiadra ballerina accompagnata  da un molto allegro quartetto d'archi in sol maggiore. Ruotava e modificava il volo d'attacco, in cui l'ala entra nell'aria, quasi con trasgressione,  disegnando figure fantastiche. "Guarda Viane quello è un elfo", urlava sbalordito Brando girandosi indietro, "oh, adesso c'è un cavallo alato, ora una sirena". Anche Viane si perdeva tra quei soavi miraggi aerei creati dall'artistica farfallina facendosi, di volta in volta, avvolgere da un impeto di gioia e da una muta beatitudine. Tutti e due vedevano quello che un tempo non avrebbero mai potuto scorgere se non in un sogno . L'aria aromatica che giungeva dal mare li travolgeva. Era là, il mare a strisce turchine e verde bottiglia, era lì il suo fondo graziosamente ondulato e l'aria sembrava essere solo mossa da quel lieve e grandioso sussurro che diceva parole di bontà. "Come ti chiami?", domandò Viane alla magica farfalla mentre lei seguendo una  sua immaginaria musica ne abbandonava il velo di mistero fino a farsi trascinare nella lentezza di un andante. "Sybilla", rispose , "e vengo da molto lontano. Per fortuna sono una grande viaggiatrice e con  le mie numerose tecniche di volo  sono capace di compiere anche più di duemila chilometri". "Dunque non sei di qui?", chiese con curiosità Viane. "No,  ma..".Sybilla si schiarì la vocina flebile e atterrando su un campo di soffice camomilla  iniziò a narrare la sua storia personale. " Statemi a sentire", disse scrollando prima un'ala e poi l'altra  per far  scendere dalla sua livrea  Viane e  Brando, " Beh, ormai vi è chiaro, qui a Triora le donne non erano ben viste nei secoli passati e quando ci sono capitata nel 1690  sono divenuta anch'io vittima di una magia." "Nel 1690?", esclamarono stupiti i suoi interlocutori. "Che ci facevi qui in quella data? Ma chi sei in verità?, aggiunse Viane sempre più confusa. Sybilla  sospirò per qualche istante quindi parlò: "Io sono un' entomologa ma sono  nota soprattutto per le mie doti di pittrice naturalista, in particolare mi sono dedicata allo studio delle farfalle tropicali dipingendole su delle tavole che ancora oggi fanno il giro del mondo insieme a quelle dove compaiono iguane,serpenti, ragni , ananas, manioche e papaie . Le mie origini sono tedesche ma ho vissuto anche nell'America del Sud e precisamente nella Guyana, oggi Suriname. Lì, in quella colonia olandese abitata da indigeni amerindi, ho fatto l'esploratrice, scoprendo tutta una specie di animali e vegetali del tutto sconosciute in Europa". "Vieni al dunque", la esortò Brando con la sua solita impazienza, "che centra tutto questo con Triora e con quello che sei adesso? Com'è che conosci Isotta, Peirina e forse anche William, il nostro amico cervo?". "Ah miei cari, vorrei svelarvi tante cose ma per ora non posso e chi sono veramente lo scoprirete strada facendo. Io venni qui per caso circa un secolo dopo la data del processo dell'Inquisizione. All'epoca ero diretta in Olanda , il mio matrimonio era andato a rotoli, volevo ritirarmi in un castello dove già viveva una comunità di ricercatori protestanti per compiere alcuni studi sulle farfalle tropicali ma, per motivi  che non posso rivelarvi,  mi ritrovai a Triora. Ero una donna molto curiosa e determinata e un amico inglese, beh un po' di più di un amico, anch'esso grande naturalista e già residente a Ventimiglia, mi aveva indotta a spingermi fin qui  poichè, a suo avviso, in questa valle vi erano delle piante e degli insetti ancora sconosciuti. Volevo dipingerli, studiarli, selezionarli  e riportarli nell'opera che più avanti, quando andai nella Guyana, avrei portato a termine . Giunsi in questo borgo con tanti sogni e tante speranze, figuratevi che la mia passione erano i bruchi ed io li andavo a scovare ovunque specialmente sotto i massi. Un giorno però anch'io mi imbattei nel terribile mago a voi noto. Avevo quasi sollevato la pietra che ben conoscete, quella con l'impronta del cervo. Stavo per leggere la data che vi era impressa, il discusso anno 1587, quando una voce mi esortò a fermarmi. Non sapevo che in quel modo avrei liberato Isotta Stella, cosa che quel mago osteggiava. Lui mi apparve nelle vesti di una vespa e pungendomi mi allontanò dal masso. Passò qualche istante, in cui rimasi stordita per il dolore,e mi risvegliai nelle vesti di una farfalla monarca mentre una voce mi intimava di andarmene e di non mettere mai più piede a Triora poichè, ogni qual volta l'avessi fatto, sarei stata tramutata in farfalla, l'insetto di satana come si diceva in quell'era piena di superstizioni popolari e di ignoranza in materia naturalistica . La cosa non mi dispiaceva anzi quella mia metamorfosi, seppur passeggera, poteva servirmi per il trattato che stavo scrivendo ma delle donne, radunate sotto un albero di noci, me lo sconsigliarono. C'erano anche Isotta e Peirina, mi raccontarono la loro triste storia e poi mi dissero di andarmene poichè io all'epoca dovevo restare chi in realtà ero. Si commossero per le mie imprese, a loro modo erano delle naturaliste, così  con quella complicità tutta femminile vollero sacrificarsi  a mio favore . Sono passati diversi secoli da quel giorno  e per fortuna ora ,col vostro aiuto, sarà fatta giustizia. Io riposavo nel cimitero di Amsterdam ma Isotta , coi suoi nuovi poteri da fatina,  mi ha ridestata portandomi nuovamente qui per darvi una mano ." La storia mise un po' di ansia sia a Viane sia a Brando timorosi di non farcela a uscire indenni da questa avventura dove forse a loro volta potevano diventare vittime di quel magaccio senza scrupoli ed essere trasformati in chissà quale animale. "Mamma mia", pronunciò Viane guardando negli occhi prima Sybilla e poi Brando, "che storia senza fine è questa, mi si sta gelando il cuore " Salirono nuovamente sulla livrea della farfalla e aggrappandosi alle sue stupende ali macchiate di bianco tra volteggi di ogni genere giunsero al castello di Triora. Ormai era sera e tutto intorno sembrava tingersi di paura e di sospetto. Sybilla li aveva appena lasciati ricordando ai suoi amici prudenza e circospezione. Erano soli e Brando sentiva la mancanza del suo William anche se ,dentro di sè, sapeva che presto gli sarebbe apparso, lui era uno da colpi di scena. "Brando, Brando, che si fa adesso, non abbiamo neppure una torcia e qui è tutto buio e diroccato", disse Viane provando un senso di inadeguatezza a quella che pareva una vicenda sempre più pericolosa. "Fra poco ci sarà la luna ", rispose Brando e poi in terra ci sono disegnate delle frecce, non ci perderemo e prima o poi troveremo Peirina". Intanto ogni tanto si udiva il verso di una civetta, poi lo strisciare di qualche serpentello e dietro di lui la corsa di una colonia di gatti neri alla ricerca di cibo, oltre allo squittio di grossi topi che, qua e là, entravano e uscivano dai muri del castello. Sembrava di essere in un luogo lugubre e allo stesso tempo sacro ma soprattutto vietato. "Brando, guarda lì", lo richiamò Viane mentre lui con lo sguardo cercava il suo William da ogni parte."Su questa parete c'è un dipinto,  e raffigura delle donne nell'atto di macinare un chicco che non è grano. Aspetta un attimo , c'è la data. Oh, ancora !587".Viane per quache istante rimase impietrita, poi curiosa come sempre di ogni genere di pittura iniziò ad esaminare l'opera. L'accarezzò per stabilirne lo stato, la guardò da lontano e poi da vicino finchè, con l'entusiasmo di un intenditore,  esclamò:" C'è una firma, è quella di Bartolomeo Passerotti. Era un importante pittore bolognese della metà del cinquecento, chissà cosa ci faceva da queste parti e chissà quale mistero è racchiuso in questo dipinto? Forse è in questi volti femminili e in questa descrittiva scena il segreto di Triora. Delle donne avevano scoperto un nuovo seme alternativo al grano ma, poichè l'economia del paese era basata su questo cereale, nessuno doveva saperlo e così per liberarsene le accusarono di stregoneria inventandosi una carestia mai avvenuta." "Certo, hai ragione deve essere andata proprio così", rispose il ragazzo appoggiando la sua teoria,"ci siamo allora, abbiamo risolto parte dell'enigma. Ma dimmi secondo te quel seme che mai sarà?" Si avvicinarono insieme al singolare dipinto ambientato nel forno di un paese con donne negli abiti dell'epoca e tra tonde pagnotte e farine videro che quel seme, pronto per la macina, assomigliava a quello che avevano perso e che Isotta ora custodiva gelosamente. Stavano per immaginare che presto il mistero gli sarebbe stato svelato quando una voce li fece sobbalzare. "Chiamatela, dite che sono con voi". "Ma questa è la voce di William", disse Brando felice di riaverlo accanto. "Sono qui ragazzi, Isotta ha fatto uno dei suoi sortilegi e solo per stanotte, in barba al mago, sono tornato ad essere quello che ero anche se Peirina non mi deve ancora vedere". Viane e Brando salirono per una scala traballante e giunti in cima alla torre provarono ad urlare il nome di Peirina ma nulla e nessuno si sentiva e si vedeva. "Pronunciate questi versi ", li esortò ancora William con il cuore a mille mentre se ne stava nascosto dietro una colonna , "Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco, non mi chiamo più Romeo". Li pronunciò Brando con tutta la tenerezza che possedeva. Seguì un silenzio senza fine poi da dietro un alto muro vacillante giunse una bellissima voce che, prima in italiano e poi in inglese, rispose :" Chi sei tu che così avvolto nella notte inciampi nei miei pensieri? What  man art thou that thus bescreen'd in night
So stumblest on my counsel?". (continua)                                                                                                                                                                                   .                                                

martedì 20 gennaio 2015

Sulle ali di una farfalla

                               Bella la vita sulla spiaggia di Cannes, acquarello di M:Spada

William era uno di parola e la lettera di Viane giunse a Piero nel giro di poche ore. Era in giardino, l'aria portava di quando in quando il profumo della lavanda che sventolava sulle ordinate aiuole e alcune vocine di uccelli si davano a vicenda risposte argute, lui era lì fremente e pensieroso poichè a breve  sarebbero giunti i poliziotti con delle novità. " Greco è stato avvistato sulla spiaggia di Cannes", gli avevano comunicato la sera precedente con una telefonata dal comando di polizia della Mortola inferiore, "veniamo da lei domani mattina, abbiamo bisogno della sua collaborazione". Mentre nella mente di Piero già si faceva strada la fine dell' assurda disavventura capitata a lui e Viane dal mare salì un sussurro monotono e smorzato insieme ad una nebbia fatata che per qualche istante lo addormentò. Non durò a lungo quell'incantesimo, solo il tempo necessario per permettere a William di calarsi dal cielo toccarlo dolcemente con la bacchetta dei sortilegi che gli aveva consegnato Isotta Stella e abbandonare sulle sue ginocchia la missiva presa in consegna da Viane."Che succede, che succede?, urlò ridestandosi mentre un brivido gli corse lungo la schiena, " Mi sono assopito, certo forse per via dei farmaci che prendo ed ho anche sognato. Ora ricordo. Mi aggiravo tra i teatri di Londra ma non in quelli di oggi, in quelli che andavano di moda nel tardo cinquecento a forma circolare in legno e con il palcoscenico formato da una piattaforma sopraelevata e poi due porte sostenute da due colonne e un balcone. Proprio lì ho assistito alla rappresentazione  di una toccante scena d'amore . Sì, ho anche sognato una data , mi sembra 1599 e il teatro si chiamava Globe. Ora che ci penso era il più famoso per le rappresentazioni shakespeariane e i personaggi che sbucavano dal balcone interpretavano Romeo e Giulietta." Parlò così tra sè e sè per qualche istante senza capire più nulla, come succede a chi si risveglia da un sogno di cui non ha chiaro il senso, finchè un fruscio, quasi simile a quello di una foglia smossa dal vento, lo riportò alla realtà. Abbassò i suoi immensi occhi azzurri, che in un giorno felice fecero innamorare Viane, e sulle sue gambe  vide uno scritto accarezzato da una delicata arietta del mattino  pronta a giocare con due fogli di un' impalpabile carta azzurrina . "Di che si tratta", si chiese subito Piero cercando di bloccare quel movimento dispettoso procurato dall'odioso venticello  che gli impediva di leggere il contenuto di quelle pagine arrivate da chissà dove  . "E' la sua calligrafia, è la sua, anche la carta da lettere è la sua, la acquistò l'ultima volta che ci recammo a Londra in un'importante cartoleria. Impossibile!. Ma non è possibile. Mariarosa, Mariarosa, vieni qui". La sua fedele governante alle prese  con un innaffiatoio d'ottone nella vicina limonaia corse in giardino e mentre lui interrompendosi di botto incominciò a leggere  la lasciò per un lungo istante sconcertata e commossa. "Mio caro Piero, il tuo amore senza saperlo mi ha portato a scoprire un mondo straordinario", iniziava con la dolcezza di sempre  la lettera che portava la firma di Viane. "ti penso e non te ne avere se ti confesso che in tutto questo trambusto che sta succedendo intorno a noi io ho trovato le risposte ai miei dubbi e alle mie esitazioni sul senso delle mie scelte di vita. Questo rapimento ormai sta per giungere al finale che tutti speriamo. Presto sarò da te grazie al pentimento del giovane sequestratore ingaggiato da chi tu sai .  Lui è un poeta, anche se non crede di esserlo. Legge, scrive versi, frequenta quasi di nascosto le compagnie teatrali ma nessuno lo sa poichè per i suoi amici è solo "la volpe".  Un po' questo ragazzo  mi assomiglia, forse come quel figlio che ho lasciato andare e che ora vaga senza sapere nulla di me con un nome che  neppure conosco. Con lui sono entrata nella magia della vita ed è questa la cosa più strana ma insieme la più bella che mi sia capitata  accettando, per la prima volta  di lasciarmi andare. Non succcedono a tutti simili rivolgimenti di esistenza ma incomincio a immaginare che invece possono capitare a chi crede nel fantastico, a chi non va sempre diritto per la stessa strada, a chi crede che i sogni non sono solo bolle d'aria che si rompono appena le tocchiamo. Tu lo sai , per natura io sono una sognatrice e anche il nostro incontro mi era stato annunciato. All'epoca mi eri apparso in sogno sulla gualdrappa di un cavallo con un castello sullo sfondo come quel Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi dipinto da Simone Martini nel trecento. Ho sempre fantasticato su quell'affascinante condottiero tanto da pensare che l'uomo che avrei sposato sarebbe stato uguale a lui. Così è stato fin dal primo istante in cui ti ho visto perchè anche senza muoverti mi hai subito comunicato la forza che ti porti dentro per affrontare le vere battaglie, quelle della vita.  Mi trovo in un luogo dove la magia è di casa, in un paese che sicuramente conosci ma che non avresti mai immaginato potesse cambiare il nostro destino. Tornerò da te non appena compiuta una missione, non cedere ai ricatti di Greco, difendi le nostre terre poichè il seme che vi crescerà farà felice il mondo. Un bacio grosso, tua Viane". Piero con la lettera ancora calda tra le mani iniziò a versare lacrime di gioia e senza neppure accorgersene si sollevò dalla carrozzina baciando e abbracciando Mariarosa. "Che fa signor Piero", le urlò spaventata lei,"stia fermo lei non può muoversi". Mariarosa lo minacciò prima con lo sguardo, poi con le parole ma ormai non c'era più nulla da dire, nè da fare. Piero era diritto in piedi e vi rimase per alcuni istanti finchè provò a camminare. "Signor Piero si fermi, cosa le succede, santo cielo si fermi altrimenti cade". La devota governante non fece in tempo a pronunciare questa frase che lui cadde sul serio rotolando dolcemente su un cuscinetto di soffice trifoglio. Sgranando le sue incredule pupille emise un gemito di gioia e dopo essersi sollevato lentamente ricominciò a camminare. "Mariarosa io cammino! E' tutto un sogno, il più bello della mia vita, aveva ragione Viane quando mi diceva che per guarire bisogna crederci, ha ancora ragione ora quando mi scrive che bisogna lasciarsi andare perchè nulla sappiamo dell'oggi e del domani." Gridava con ardore ripetendo a se stesso che l'amore fa trionfare su ogni delusione, su ogni disgusto della vita. Intanto anche a Triora stava per accadere l'inverosimile, Viane e Brando ignari di quel meraviglioso che era appena accaduto dall'altra parte dei monti  si preparavano a compiere l'importante missione che avrebbe spazzato l'infamia che aleggiava sul fantasma di Peirina e su quello delle altre donne condannate al titolo di streghe. "Brando io penso che i maghi sono solo degli uomini malvagi che si nascondono dietro il potere della magia", disse Viane mentre Brando con in mano una bussola preparava il piano che gli ronzava nella mente per mettersi sulle tracce di Peirina. "E' stupefacente come tu sia abile nel rigirare le parole, come dice Polonio nell'Amleto", gli rispose Brando". Discorrevano tra loro quasi a mezza voce memori del fatto che nominando la parola mago potesse ripresentarsi quel vile pipistrello e così, senza che avessero neppure il tempo di immaginarlo, fu. " Eccomi qui. Sarei quindi un uomo malvagio ?", chiese il topaccio spargendo nel casolare quella sua polvere bianca dall'odore disgustoso. "Ah no caro, questa volta  i conti li fai con me", lo avvertì una voce. Isotta Stella comparve nelle vesti di una fata e spruzzando negli occhi del pipistrello un liquido accecante più potente della luce del giorno lo disorientò facendolo repentinamente zittire e infine scappare. "Viane, Brando salite sulle ali di questa farfalla e andate al castello, Peirina vi attende per essere liberata. Cercate il suo simulacro nascosto in un anfratto, pronunciate il suo nome e lei vi apparirà". La coppia si aggrappò alle tenere ali di una gigante farfalla monarca  e sollevandosi nell'immensità del cielo capì il senso della parola libertà. Di lassù si vedevano le punte delle montagne ma anche il mare aperto dove si stendeva grandioso e infinito a strisce verdi, azzurre, gialle e grigie sempre più sottili, leggermente increspate fino alla sfumatura dell'orizzonte. Lì iniziava la libertà.(continua)                                                                                                                                                   .                                                  

domenica 11 gennaio 2015

William e la missiva d'amore

                                           Chiesa campestre, acquerello di Maurizio Spada

Per entrambi quella notte fu l'inizio di un idillio solitario alla scoperta della vita , una sorta di iniziazione che ne svelava tutti i suoi misteri : l'amore, l'amicizia, il dolore, l'ingiustizia, la disperazione ma anche la gioia che li spingeva a cercare nelle loro passioni il senso del proprio cammino . Si ritrovarono così nel casolare senza sapere, ancora una volta, se veramente erano stati sulla luna anche se questo ormai per tutti e due era irrilevante poichè le loro notti, governate da un pensiero magico, continuavano ad essere fonte di illuminazioni che si confondevano tra il sogno e la realtà. "Viane,  vuoi vedere che l' azione gloriosa che stiamo preparando farà parlare il mondo di noi ? Dobbiamo sconfiggere la menzogna. Io voglio urlare a tutti che la vita è poesia". Brando parlò così a Viane  come se  non fosse più la donna appena rapita ma la compagna di un viaggio  alla ricerca dell'io più profondo. Lei incominciò a ridere di un piccolo riso incantato e sul suo volto lo sguardo di Brando non trovò che una solidarietà esaltante. "Sarò con te", rispose Viane , "ora possiamo contare anche sul cervo". "Ma allora siamo andati veramente insieme sulla luna ?",domandò il ragazzo posando nuovamente i suoi occhi confusi su di lei. "Certo, certo che ci siamo stati", lo rassicurò Viane, " ed ora  è venuto il momento di agire. Il primo nostro compito è liberare Peirina dall'incantesimo subito, dimostreremo così che l'amore e la poesia sono in cima agli ideali della vita. A proposito, quel cervo, anzi quel giovane inglese che sulla luna ci ha aperto il suo cuore parlandoci di lei e del loro sentimento chi mai sarà?". "Io ci sarei arrivato", rispose Brando con una specie di ansietà," ma voglio prendere tempo, dovrà dirmelo lui se è chi ho nella mente. A quel punto io avrò compreso che la mia indole è quella del poeta, altro che quella della "volpe" come mi dipingevano certi compagni scapestrati. Non sono un furbo e non mi compiaccio più di esserlo e anche il denaro a che mi serve se poi mi sento un nulla". Pronunciò queste ultime parole quasi con orgoglio e provando un senso di liberazione si rannicchiò in un angolo, poi, con carta e penna, iniziò a scrivere versi così intensi e puri  tanto da non capire neppure lui da che parte gli giungesse tutta quell'ondata di parole dal ritmo antico . Anche Viane prese carta e penna e, con espressione profondamente meditativa e ispirata, preparò una lettera indirizzata a Piero. Rassicurandolo che presto sarebbe tornata gli raccontò dei suoi incontri, dei suoi nuovi scopi e soprattutto di quel seme che, secondo una certa Isotta Stella di Triora, avrebbe salvato il mondo. "Brando, tu pensi che il cervo sarebbe in grado di consegnare questa lettera a Piero?". Rivolse questo interrogativo interrompendo per un istante l'estasi del poeta in erba e lui, sollevando appena lo sguardo dal foglio vergato, le rispose:" Non lo so, a Triora tutto è possibile e il cervo secondo il mio intuito nasconde un cuore grande". "Senti un attimo", lo interruppe lei, "quel mago che con i suoi poteri gli ha inflitto una condanna perpetua dov'è? Perchè non si fa vivo anche con noi? Oh brutto codardo!". Urlò questo termine ma se ne pentì immediatamente. Dalla finestra si udì un fruscio e un gigantesco pipistrello si posò prima sui capelli di lei poi su quelli di Brando sbraitando: " Sono io il mago e presto ve lo dimostrerò". Gridava Viane spalancando gli occhi con orrore, gridava  Brando e insieme si misero a correre fuori dall'essicatoio ma mentre quel topaccio alato si posava nuovamente sulla chioma di Viane inorridita comparve il cervo. Tre fendenti  con le sue corna ramose provviste di pugnali e il pipistrello cadde a terra ferito ma non morto. "Stai attento cervo", sentenziò l'uccellaccio nero del malaugurio rimuovendo le sue ali malandate, "se non rispetterai i miei voleri profanerò la tua tomba, brucierò tutti i tuoi scritti, racconterò al mondo tutte le tue bugie, ti ridicolizzerò di fronte ai tuoi numerosi ammiratori. Dirò che eri un attore da quattro soldi, uno che nei suoi anni bui fece perdere le sue tracce perchè non aveva più neanche un'ispirazione. La ritrovasti  nel piccolo paese di Triora perchè ti eri innamorato ma io ti condannai a cercarla altrove . Nessuno qui seppe mai chi veramente eri.  Detesto i poeti come te. Io non sono mai stato un sognatore, io non contemplo, agisco . Ai tempi questa valle era il granaio di Genova e molti potenti avevano interesse che tale restasse. Mi venne chiesto di trovare dei finti colpevoli per giustificare il fenomeno della carestia ed io lo feci, non me ne pento. Mi pagarono ben bene e così, con l'inganno e la menzogna sono diventato ricco senza tanta fatica, senza alcun rimorso e ancora me la godo. Addio cervo, addio stupido Bardo!" Si alzò in volo un po' malconcio ma ancora gongolante e spandendo qua e là una polverina bianca scomparve rivelando una crudeltà sottile. "Bardo?", si chiese Brando imbrogliandosi per qualche istante in quel soprannome a lui familiare. Riprese a parlare dopo aver fatto quattro conti e rivolgendosi al cervo soggiunse : " King Men ora svelaci chi veramente sei?". Fece questa domanda anticipando tra sè e sè quello che sperava e nelle sue pupille, dopo tanto sgomento, comparve una specie di interrogazione fiduciosa. "Sei nato a Stratford sull'Avon? Sei tu il massimo poeta nazionale e portavoce dello spirito inglese? Sei tu l'uomo che attraverso le sue opere ha inondato le biblioteche del mondo? Insomma, sei tu l'autore di eleganti e giocose commedie che io ho letto con voracità e di quell'incantevole tragedia intitolata Romeo e Giulietta  con cui ogni sera mi addormento?". Ci fu silenzio, poi il cervo nobile abbassando i suoi palchi spezzati dalla recente collutazione si rivelò: "Ragazzo, sotto queste mie sembianze come già ti avevo fatto intendere sulla luna dove torno ad essere quello che in realtà sono, c'è il tuo William, William Shakespeare". " William Shakespeare?", ripetè Brando sillabando quel nome piano, piano e come se stesse entrando nei frammenti di una fiaba gli chiese di fornirgli una prova. "E' giusto che tu voglia sincerarti della mia identità ragazzo, ascoltami un attimo." Il cervo si schiarì la voce poi assumendo i toni di un attore recitò, prima in inglese e poi in italiano, versi che non avrebbero messo in discussione la sua dichiarazione. "With love's light wings did I o'erperch these walls, sulle ali leggere dell'amore ho superato queste mura...". " Basta fermati", non dire altro disse Brando, "For stony limits cannot hold love out, non ci sono limiti di pietra che possono impedire il passo all'amore". Duettarono per qualche istante i meravigliosi versi di Romeo e Giulietta finchè con una riverenza Viane si accostò al cervo consegnandogli la lettera per Piero quasi si sentisse la Juliet della sua tragedia . Lui, infilandosi tra le pieghe delle nuvole , scomparve oltre il cielo infinito portando con sè quella missiva d'amore. Nei soffi delicati  dell'aria del mattino si preparava una nuova avventura. (continua)                                                                                                 .