domenica 4 gennaio 2015

King's Men

                                            Verso il monte, acquarello di Maurizio Spada

Ci sono cose che si scoprono solo guardando la luna, a Viane e a Brando gli si rivelarono proprio così. "Guarda Brando il cervo ci fa segno di seguirlo dentro la luna." disse con la sua voce d'argento Viane sgranando gli occhioni verdi  rapiti da quell'evento straodinario. "Non è possibile. Ah no, ora lo vedo anch'io. Il cervo muove la testa, i suoi occhi parlano, ha lanciato un bramito, ci vuole trascinare con sè. Oh e ora che succederà? Ma poi come si fa ad entrare dentro la luna?" Non fece a tempo a domandarselo che con una piroletta vi si trovò dentro insieme a Viane. "Ma chi si immaginava un posto così fantastico e un'aria così leggera. Oh che bello osservare le nuvole da qui. Guarda Viane le posso toccare, sono soffici , sono mie". Gioiva Brando di fronte a questa inaspettata visione e da vero poeta si mise per qualche istante in silenziosa contemplazione percependo profumi forse inesistitenti, cogliendo tutte le sfumature del blu che il cielo offre in quelle notti d'estate in cui si contano le stelle a mille. "Ma il cervo, dov'è il cervo?", chiese ridestandosi da quella breve estasi in cui la sua vita sembrava capovolgersi e tutto incanalarsi verso la strada dell'evoluzione. "Dov'è?", domandò un'altra volta rivolgendosi a Viane che intanto si era seduta su una duna rosata costellata di fiori  che a intemittenza si illuminavano mostrando una corolla di petali giallo canarino. Poco più in là riapparve il cervo o meglio quello che prima era tale.Camminava lento e possente ma aveva perso il simbolo della sua regalità, anzi, a dir il vero, non solo era privo dei suoi palchi vellutati  era proprio tutto fuorchè un cervo. "Sono io il cervo", disse con la voce avvolgente di un attore un bel giovane con indosso abiti rinascimentali e sfoggiando un bel cipiglio. Più Brando lo osservava e più non si capacitava di quella tasformazione. Davanti a loro ora c'era un  Sir con tanto di gorgiera a mola di mulino di pregiatissimo pizzo al collo, una giacchetta cosparsa di gioielli cuciti a effetto "cassaforte", dei ridicoli calzoni a calzamaglia e dei flosci stivali.  "Tu il cervo?", gli chiese sorpreso  osservandolo dalla testa ai piedi mentre quello si sistemava le buffe maniche della giacca che partendo strette dalle spalle si allargavano gradualmente fino al gomito assumendo una curiosa forma a imbuto , "Tu sei un uomo in carne ed ossa. Da che parte vieni?" Poi con occhi ostili, simili alle meteore di un cielo turbato, aggiunse: " Ti stai forse prendendo gioco di me, anzi di noi? ". Ci fu un silenzio cupo così come solo sulla luna si può immaginare avvenga. Tutto si fermò, persino i fiori che brillavano sulla duna rosata smisero di accendersi e spegnersi . Si stava  per compiere la solennità di un incantesimo. " Not from the stars do I my judgment  pluck , io non traggo i miei giudizi dalle stelle.." iniziò a raccontare il giovanotto. "Ma tu parli inglese, sei inglese allora?", gli domandò Brando con sussiego come se ad un tratto in quelle parole avesse riconosciuto un qualcuno a lui noto, molto noto. "Ebbene sì, sono inglese  ma questo poco importa", rispose con un sorriso ironico il tipetto aggiustandosi la smisurata gorgiera , " ora invece voglio svelarvi perchè qui sulla luna sono un umano come voi e in terra sono un cervo. Era il 1587 quando giunsi a Triora con la mia compagnia di teatranti, avevo  ventitrè anni e durante una rappresentazione al castello mi innamorai di una ragazza di Badalucco dai lunghi capelli color miele . Era diversa dalle donne che fino ad allora avevo conosciuto, non solo nel fisico minuto e delicato ma anche nell'animo. Ci incontravamo di nascosto e una sera, dopo esserci detti mille volte buona notte, ci giurammo eterno amore. Lei non sapeva che io ero già sposato e forse non era importante neanche che glielo rivelassi poichè tra di noi c'era qualcosa di più dell'amore , c'era la poesia. But from thine eyes my knowledge I derive, è dai tuoi occhi che traggo il mio sapere, le dicevo". "Vai avanti, vai avanti", incalzò Brando, "raccontaci allora perchè sei stato ridotto in cervo." "Ormai sapete che qui a Triora molte donne all'epoca vennero incolpate di stregoneria  e tra queste ci fu anche lei, la mia Peirina". "Peirina?", esclamarono in coro Brando e Viane , "Ma tu allora fai parte della  magia inflitta da quel mago che aveva trasformato tutte le innocenti in streghe profetizzandone la liberazione solo attraverso riti molto lontani". "Proprio così", rispose il giovanotto aggiustandosi  nuovamente il colletto dell'elegante giacca ricamata con fili dorati che sotto i riflessi della luna risplendevano rendendolo quasi divino  ,"io mi schierai tra i pochi che credevano nell' innocenza delle fanciulle del paese e soprattutto di Peirina così venni immediatamente allontanato  insieme a tutta la mia compagnia.  Mi fu soprattutto proibito di vedere per l'ultima volta Peirina che intanto era stata rinchiusa nella casa del Meggio ma io trasgredii gli ordini e mentre una notte salivo su uno dei balconi  venni fatto prigioniero e consegnato al vicario dell'inquisitore di Genova. Lui comprendendo che ero inglese e che quindi non avevo reali interessi pecuniari con quella storia che tutti sapevano determinata da una manovra economica dei proprietari terrieri mi assolse pretendendo in cambio tutti i gioielli che portavo cuciti sulla giacca. Tuttavia un illustre mago di Triora, mentre mi trovavo al castello per radunare i miei averi, mi sbarrò la strada e ricordandomi che ero fuggito dal mio paese poichè ero stato accusato da un certo Sir Thomas Lucy di aver cacciato di frode un cervo nella sua tenuta mi inflisse la maledizione di trasformarmi in cervo ogni volta che avrei messo piede nella Valle Argentina. Così io qui non venni più ma ora, poichè voglio restituire dignità a Peirina ho deciso di ritornarci e quindi finchè con il vostro aiuto non la riscatterò vagherò su questa terra nelle vesti di un cervo". Ci fu un vento strano intorno e una libellula con il volto di una delicata fanciulla prese a svolazzare spargendo foglietti di carta scritta a mano. "E' Peirina", dichiarò Brando dopo averne raccolto uno in cui riconosceva alcuni dei suoi versi già letti . "Forse", rispose l'elegante commediante che intanto gli strizzava un occhio. "Ma tu alla fine chi sei ? " Ribadì Brando  , "Come ti chiami?". "Sono un commediante te lo ripeto. Un commediante di successo. Ma il mio nome lo conoscerai più avanti per ora chiamami  King's Men  ". "King's Men? ", chiese Brando sempre più curioso ma anche sempre più vicino alla soluzione di questa misteriosa identità. "Sì questo era il nome della compagnia con cui giravo nei teatri di Londra. Quando venni qui a Triora invece fingevo di dirigere una compagnia di dilettanti . Non volevo farmi riconoscere. Per me quelli erano gli anni bui, soffrivo di un certo mal di vivere, in verità avevo avuto qualche guaio per aver veramente cacciato un cervo e non andavo d'accordo con mia moglie". Iniziò a piovere e King's Men,  li invitò a seguirli dentro una piccola casa il cui tetto era curiosamente fatto solo di libri. "E' qui che abiti quando non vieni sulla terra ?", gli chiese Brando guardandosi intorno. "Sì ma ci starò ancora per poco . Giusto il tempo di liberare Peirina e le altre donne dal sortilegio di quel mago che le aveva ridotte per sempre al destino di streghe. Quel giorno, dopo averti consegnato un romance ancora inedito e donato i miei palchi regali, il mio compito in questa valle sarà finito e io tornerò a riposare nella mia terra . Mi manca sai ? La mia lapide è lì. Mi piace anche stare qui ma nessuno sa chi sono. E pensare che se mai lo scoprissero..". La disse a mezza voce quest'ultima frase ma immediatamente se la rimangiò.  Stava albeggiando, il cielo era uniformemente azzurro, le nuvole toglievano il loro velo dal monte delle Forche e Viane e Brando erano ormai pronti per la loro missione. Tornarono sulla terra sospinti dal vento insieme a King's Men che, dopo aver abbandonato il suo dorato mantello con appuntati dei Nobili vistosissimi galloni, ritornò ad assumere le sembianze di un cervo. (continua)                                                               .                                                  

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